L’incubo del dott. Effe

di FRANBO


Li studiava da vent’anni. Conosceva tutti i loro movimenti, le loro abitudini, il loro ambiente. Avrebbe riconosciuto a prima vista quelle zampette voraci, l’ipnotico luccichio dei loro occhi, il sinistro scricchiolio del loro apparato masticatore, quel tanfo mefitico che immancabilmente annunciava la loro presenza.

Ma li aveva sottovalutati. Li aveva considerati come degli esseri poco evoluti, occupanti i livelli trofici più bassi dell’ecosistema urbano. Finché una notte, mentre passeggiava insonne e accaldato, li vide uscire furtivamente da un tombino. L’orda si sviluppava ordinata, in una lunga fila indiana e si disperdeva per le strade del quartiere. Come se ogni individuo conoscesse esattamente il suo compito e la sua meta. Fu allora che capì che “Loro” avevano una psicologia, un semplice ma efficace sistema di rapporti sociali ma soprattutto, e fu questo che lo sconcertò di più, scoprì l’esistenza d’individui più “intelligenti” capaci di condizionare ed influenzare le scelte del gruppo. Pochi calcoli, in seguito, gli rivelarono appieno un quadro profondamente inquietante.

Per ogni essere umano che viveva nella metropoli ce n'erano almeno cinque di loro che vivevano a sue spese, sfruttando le contraddizioni e gli sprechi di un assurdo sistema energetico. “Loro” abitavano l’altra città, uscivano al calar delle tenebre, frequentavano gli stessi luoghi degli umani per procurarsi il cibo e probabilmente avevano anche luoghi consacrati alla vita sociale. Ma ciò che lo paralizzò dal terrore fu la scoperta che grazie ad un perverso meccanismo evolutivo avevano superato la competizione intraspecifica che fino ad allora aveva limitato il loro sviluppo demografico ed ora competevano direttamente con l’uomo per il controllo dell’habitat e delle risorse alimentari.

Decise così di intraprendere una disperata campagna di sensibilizzazione verso le istituzioni scientifiche e l’opinione pubblica per denunciare la gravità della minaccia che incombeva sulla città. Ma le sue tesi furono accolte con scetticismo dalla scienza ufficiale che considerava alquanto stravagante l’idea di riconoscere a quegli esseri una psicologia, mentre i mass media presero a descriverlo come uno studioso eccentrico e un po’ pazzoide, una sorta d’incrocio tra il dott. Stranamore e il dott. Frankestein.

[FINE PRIMA PARTE]

Post a Comment

Nuova Vecchia