Guerra del gas, che ne sarà di noi?

di Valeria Del Forno


La Russia blocca le forniture di gas all’Ucraina e a farne le spese sono i paesi non autosufficienti, come l’Italia. Il Bel Paese può contare sulle riserve per tre settimane. E dopo? Cosa accadrà? Domani incontro Gazprom-Naftogaz.



La Russia blocca le forniture di gas all’Ucraina e a farne le spese sono i paesi non autosufficienti, come l’Italia. Il Bel Paese può contare sulle riserve per tre settimane. E dopo? Cosa accadrà? Domani incontro Gazprom-Naftogaz.
La Russia ha interrotto oggi tutti i rifornimenti di gas destinati all’Europa Occidentale che passano attraverso il territorio ucraino. L’ Italia, fra i primi cinque paesi importatori di gas al mondo e dipendente in particolar modo dallo stato russo, a partire dall'una di questa notte sta subendo una sostanziale interruzione del gas proveniente dal gasdotto TAG, Trans Austria gas, dalla Russia.

APPROVVIGIONAMENTO IN ITALIA - Il gas copre quasi il 38 % del fabbisogno energetico complessivo annuale del nostro Paese, che ne importa più del 30% dalla Russia, secondo Paese di approvvigionamento dietro l’Algeria. Al terzo posto la Libia, con una quota del 12, 5 %. E solo per la produzione elettrica, il metano rappresenta oltre il 60% delle fonti. Secondo i dati di Terna riferiti al 2007, la maggior parte delle centrali termoelettriche italiane sono alimentate a gas naturale.


L'approvvigionamento del gas in Italia è, infatti, basato su quattro gasdotti, grandi arterie attraverso le quali passa il combustibile, e su un unico terminale di rigassificazione del Gnl (gas naturale liquefatto). Ecco la mappa dei punti di arrivo al nostro Paese per la materia prima proveniente non solo da Russia, Algeria e Libia, ma anche da Olanda e Norvegia:


TARVISIO (Friuli): porta di accesso del gas proveniente dalla Russia tramite il TAG;

MAZARA DEL VALLO (Sicilia): porta di accesso del gas dell'Algeria (TRANSMED);

GELA (Sicilia): porta di accesso del gas dalla Libia (GREENSTREAM);

PASSO GRIES (Piemonte): porta di accesso del gas del Nord (Olanda e Norvegia);

PANIGAGLIA (Liguria): punto di approdo delle navi metaniere e rigassificazione del Gnl. Gorizia (Friuli), punto di scambio con la Slovenia, non può essere considerato un vero e proprio ingresso.

NUOVI GASDOTTI - Sono previsti per il futuro altri due gasdotti d’ ingresso per l'entrata del gas in Italia e lo scambio tra i diversi paesi: GALSI dall'Algeria, tramite la Sardegna, e IGI dalla Turchia alla Puglia tramite la Grecia. Inoltre, si attendono altri terminali di rigassificazione in Adriatico. Cambieranno gli scambi con gli altri paesi: l'Italia sfrutterà la sua posizione geografica che la caratterizza come «ponte» tra Europa e Paesi mediterranei del Nordafrica per diventare un importante snodo anche per l'esportazione del gas.

SITUAZIONE ODIERNA - Dalle prime ore di oggi stiamo ricevendo il 10% di quanto arriva normalmente, ovvero 6 milioni di metri cubi di gas sui 60 di provenienza russa che rappresentano un terzo dell’import nazionale. I tecnici spiegano che il sistema energetico italiano resterà in totale sicurezza per 3 settimane, anche se da Mosca non dovesse arrivare un solo metro cubo di metano, grazie a fonti di approvvigionamento diversificate e provenienti anche da altri paesi extraeuropei. Le forniture dalle altre nazioni sono state quindi massimizzate e, tra qualche tempo, rientrerà anchein funzione il rigassificatore di Rovigo che metterà in circolo forniture provenienti dal Qatar e buono per assecondare a circa il 10% del fabbisogno.

Il ministero dello Sviluppo economico Claudio Scajola ha tentato di rassicurare l’opinione pubblica dichiarando che il nostro paese può contare, non solo su tali riserve, ma anche su un piano di emergenza, iniziato già da ieri, per il ricorso ad altri fornitori e su un comitato straordinario per l'emergenza ed il monitoraggio del gas che sarà composto da Scajola stesso, dall'Autorità per l'Energia elettrica ed il gas, da un rappresentante Snam (dispacciamento), di Stogip, di Edison (entrambi stoccaggio), di Terna (rete elettrica) e delle società di shippers.

In periodo di forte abbassamento delle temperature, la preoccupazione rimane comunque forte e, al momento, ci riserviamo di esprimere che la sicurezza rimane garantita soltanto per diverse settimane. E dopo? Cosa succederà? Si auspica che la situazione rientri prima di doverci a porre questa domanda.

DOMANI INCONTRO GAZPROM- NAFTOGAZ. UE: RIPRISTINARE FORNITURE - Domani riprenderanno le trattative tra Mosca e Kiev sui contratti del gas, i russi accusano l'ucraina di non pagare debiti pregressi e di rubare il 15% delle forniture all'Europa. Sarebbero stati trattenuti 40 milioni di metri cubi di gas al giorno per uso interno all'Ucraina invece che essere esportati. E’ quello che sostiene Gazprom, colosso del gas russo, che ha chiuso per questo i rubinetti.

Sempre domani, a Bruxelles, in un vertice tra Russia e Paesi Europei interessati dalla crisi si cercherà una soluzione al contenzioso. Il nuovo presidente di turno dell'unione europea, il ceco Topolanek lancia un monito ai due paesi e annuncia interventi decisi dell'Ue se entro domani non saranno riprese le forniture di gas. Proprio il suo paese, la Repubblica Ceca, è tra quelli che in questo momento soffrono di più il taglio di gas anche per via del freddo e dell'aumento della domanda di gas da riscaldamento. Conferme della sostanziale interruzione di gas anche da Polonia, Romania e Austria mentre l'Ungheria ha imposto limiti alle industrie sull'utilizzo di gas.

L'UE e la commissione europea hanno diffuso una nota nella quale condannano comunque tali comportamenti: " il taglio delle forniture di gas russo via Ucraina in alcuni Stati membri è completamente inaccettabile Senza allarmi preventivi e in chiara contraddizione con le rassicurazioni date dalle più alte autorità russe e ucraine all'Unione europea le forniture di gas in alcuni Stati membri (Romania, Grecia, Bulgaria, Slovacchia, oltre ai su detti, ndr), sono state tagliate in misura sostanziale: questa situazione è completamente inaccettabile".

E’ il paradosso di un sistema che affianca operazioni colossali, come la fornitura del gas all’intero continente, a un conflitto regionale alimentato da ragioni commerciali che sbocca in disputa dal sapore politico.


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