Di Paola Iacopetti e Giusi D’Urso
Il consumo delle risorse da parte dell'uomo supera già del 30% la capacità di rigenerazione di Gaia, il nostro preziosissimo pianeta e se non cambiamo radicalmente “rotta” nel 2030 consumeremo l'equivalente delle risorse di due pianeti. Inutile dire che questi sono valori medi e che la maggior parte delle risorse sono consumate dai Paesi del “Nord del mondo”, Stati Uniti ed Europa in testa, letteralmente a spese dei Paesi del “Sud del mondo”.
Ridurre la nostra “Impronta ecologica” sul pianeta quindi non può più essere considerata un'ambizione per pochi idealisti, è ormai un imperativo etico, una necessità, anche perché il report dà anche una buona notizia, ossia che siamo ancora in tempo ad invertire la tendenza – ma serve il contributo di tutti.
Non c'è bisogno di “tornare al Medioevo”, come dice qualcuno, né di fare rinunce da asceti, ma è necessario modificare le nostre abitudini. Occorre innanzitutto acquisire la consapevolezza delle ricadute che i nostri gesti quotidiani hanno sull'ambiente, quando prendiamo l'auto o regoliamo il termostato del riscaldamento di casa ad esempio, ma anche quando facciamo la spesa.
Controllare la provenienza di tutti i prodotti che acquistiamo privilegiando la produzione locale significa ridurre il consumo di carburante per il trasporto delle merci, da un lato, dall'altro ridare ossigeno ai piccoli produttori schiacciati dalle multinazionali e dalla globalizzazione – e se si tratta di cibo ci guadagnamo in gusto e freschezza. Scegliere i prodotti dell'agricoltura biologica o (meglio ancora) biodinamica significa ridurre la produzione e lo spargimento di sostanze chimiche pericolose, promuovere una cura del terreno che consenta di continuare a produrre cibo anche in futuro anziché sostenere la cultura miope e irresponsabile del profitto fine a sé stesso – anche qui abbiamo da “guadagnare”, in salute. Ridurre il consumo di carne e di prodotti processati e confezionati alleggerisce fortemente la nostra impronta ecologica – e anche qui ci guadagnamo in gusto e salute.
Tradurre indicazioni come queste nella pratica quotidiana può apparire difficile all'inizio, bombardati come siamo dalla pubblicità e dalla sovrabbondanza di prodotti da lasciare sullo scaffale del supermercato, ma le gratificazioni che possiamo riceverne sono numerose, alcune immediate, oltre alla consapevolezza di contribuire a dare un futuro all'umanità. Può essere utile sapere che non saremo i primi né i soli, anzi, che esistono dei gruppi di persone che uniscono le loro forze per realizzare il consumo critico in modo efficace e allo stesso tempo compatibile con le esigenze ed i ritmi di vita delle famiglie moderne.
Sono i GAS, i Gruppi di Acquisto Solidale, persone che decidono di unirsi per acquistare prodotti alimentari e di uso comune direttamente dai produttori. La scelta dei prodotti e dei produttori, così come i rapporti tra i componenti dei GAS, sono improntati a criteri di solidarietà e di rispetto per l'uomo e per l'ambiente.
In Italia sono censiti attualmente circa 400 GAS (da www.retegas.org e www.economia-solidale.org), collegati tra loro in una rete per lo scambio di esperienze ed informazioni, ai quali si aggiungono numerosi GAS che preferiscono non avere una visibilità sul web. Se alcuni gruppi si limitano ad effettuare gli acquisti, nella maggior parte dei casi i GAS diventano luogo di riflessione su diversi aspetti della vita quotidiana e di definizione di progetti rivolti sia all’azione concreta (progetti di cooperazione con paesi del Sud del mondo ma anche piccole realizzazioni sul territorio locale), che all’educazione e alla sensibilizzazione nei contesti locali.
Consigliamo qui due letture utilissime a chi voglia approfondire questi temi, la “Guida al consumo critico – Nuova edizione” del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, EMI edizioni 1996-2008 un testo-base la cui prima versione ha costituito un forte stimolo alla ricerca di alternative al sistema economico dominante e alla diffusione dei GAS e “Mangiando in allegria”, di Giusi D'Urso e Paola Iacopetti, Felici Editore 2008, una piccola guida, scritta con un linguaggio semplice e riccamente illustrata, per genitori, educatori e insegnanti che desiderino acquisire e trasmettere ai bambini uno stile di vita più sano sia per noi che per Gaia, il nostro caro, unico, pianeta.
(http://assets.panda.org/downloads/living_planet_report_2008.pdf)
James P. Leape, direttore generale di WWF International, presentando il “Living Planet Report 2008” del WWF ha affermato che la situazione di debito ecologico che si sta profilando è tale da far impallidire la crisi economica in atto.
Il consumo delle risorse da parte dell'uomo supera già del 30% la capacità di rigenerazione di Gaia, il nostro preziosissimo pianeta e se non cambiamo radicalmente “rotta” nel 2030 consumeremo l'equivalente delle risorse di due pianeti. Inutile dire che questi sono valori medi e che la maggior parte delle risorse sono consumate dai Paesi del “Nord del mondo”, Stati Uniti ed Europa in testa, letteralmente a spese dei Paesi del “Sud del mondo”.
Ridurre la nostra “Impronta ecologica” sul pianeta quindi non può più essere considerata un'ambizione per pochi idealisti, è ormai un imperativo etico, una necessità, anche perché il report dà anche una buona notizia, ossia che siamo ancora in tempo ad invertire la tendenza – ma serve il contributo di tutti.
Non c'è bisogno di “tornare al Medioevo”, come dice qualcuno, né di fare rinunce da asceti, ma è necessario modificare le nostre abitudini. Occorre innanzitutto acquisire la consapevolezza delle ricadute che i nostri gesti quotidiani hanno sull'ambiente, quando prendiamo l'auto o regoliamo il termostato del riscaldamento di casa ad esempio, ma anche quando facciamo la spesa.
Controllare la provenienza di tutti i prodotti che acquistiamo privilegiando la produzione locale significa ridurre il consumo di carburante per il trasporto delle merci, da un lato, dall'altro ridare ossigeno ai piccoli produttori schiacciati dalle multinazionali e dalla globalizzazione – e se si tratta di cibo ci guadagnamo in gusto e freschezza. Scegliere i prodotti dell'agricoltura biologica o (meglio ancora) biodinamica significa ridurre la produzione e lo spargimento di sostanze chimiche pericolose, promuovere una cura del terreno che consenta di continuare a produrre cibo anche in futuro anziché sostenere la cultura miope e irresponsabile del profitto fine a sé stesso – anche qui abbiamo da “guadagnare”, in salute. Ridurre il consumo di carne e di prodotti processati e confezionati alleggerisce fortemente la nostra impronta ecologica – e anche qui ci guadagnamo in gusto e salute.
Tradurre indicazioni come queste nella pratica quotidiana può apparire difficile all'inizio, bombardati come siamo dalla pubblicità e dalla sovrabbondanza di prodotti da lasciare sullo scaffale del supermercato, ma le gratificazioni che possiamo riceverne sono numerose, alcune immediate, oltre alla consapevolezza di contribuire a dare un futuro all'umanità. Può essere utile sapere che non saremo i primi né i soli, anzi, che esistono dei gruppi di persone che uniscono le loro forze per realizzare il consumo critico in modo efficace e allo stesso tempo compatibile con le esigenze ed i ritmi di vita delle famiglie moderne.
Sono i GAS, i Gruppi di Acquisto Solidale, persone che decidono di unirsi per acquistare prodotti alimentari e di uso comune direttamente dai produttori. La scelta dei prodotti e dei produttori, così come i rapporti tra i componenti dei GAS, sono improntati a criteri di solidarietà e di rispetto per l'uomo e per l'ambiente.
In Italia sono censiti attualmente circa 400 GAS (da www.retegas.org e www.economia-solidale.org), collegati tra loro in una rete per lo scambio di esperienze ed informazioni, ai quali si aggiungono numerosi GAS che preferiscono non avere una visibilità sul web. Se alcuni gruppi si limitano ad effettuare gli acquisti, nella maggior parte dei casi i GAS diventano luogo di riflessione su diversi aspetti della vita quotidiana e di definizione di progetti rivolti sia all’azione concreta (progetti di cooperazione con paesi del Sud del mondo ma anche piccole realizzazioni sul territorio locale), che all’educazione e alla sensibilizzazione nei contesti locali.
Consigliamo qui due letture utilissime a chi voglia approfondire questi temi, la “Guida al consumo critico – Nuova edizione” del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, EMI edizioni 1996-2008 un testo-base la cui prima versione ha costituito un forte stimolo alla ricerca di alternative al sistema economico dominante e alla diffusione dei GAS e “Mangiando in allegria”, di Giusi D'Urso e Paola Iacopetti, Felici Editore 2008, una piccola guida, scritta con un linguaggio semplice e riccamente illustrata, per genitori, educatori e insegnanti che desiderino acquisire e trasmettere ai bambini uno stile di vita più sano sia per noi che per Gaia, il nostro caro, unico, pianeta.
(http://assets.panda.org/downloads/living_planet_report_2008.pdf)
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