Crisi di fiducia nella telefonia mobile: colpo basso per la ripresa dei consumi

di Valeria Del Forno


L'Autorità garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato le aziende telefoniche Tim e Vodafone infliggendo una multa di 500 mila euro ciascuna per “modifica unilaterale e sistematica dei piani tariffari senza fornire adeguate informative al consumatore”. Non si tratta solo di un dolo sanabile per via amministrativa. L’ Antitrust parla anche di «condotta plurioffensiva» in seguito alla quale i consumatori «si sentono traditi», e con l'aggravante che «la sfiducia dei consumatori, quando è generalizzata, rallenta il processo di crescita dei mercati».


L'Autorità garante della Concorrenza e del Mercato ha multato Tim e Vodafone con una sanzione da 500.000 euro ciascuno, il massimo consentito, "per modifica unilaterale e sistematica dei piani tariffari senza fornire adeguate informative al consumatore". Secondo i rilievi di Altroconsumo, accolti dall'Antitrust, "la mancanza di informazione e trasparenza ha impedito agli utenti di conoscere le caratteristiche delle nuove tariffe", e le modalità di attuazione della portabilità e di rimborso del credito residuo.
A conti fatti, le repentine modifiche tariffarie apportate l'estate scorsa, di cui i clienti vennero informati soprattutto tramite sms, spingeranno un utente medio a pagare in più da 49 fino a 83 euro all'anno, con picchi d’aumento sulle singole telefonate di oltre il 100%.

Sanzione anche dall'Autorità delle Tlc.
Una sanzione di 58mila euro per ciascuno è arrivata anche dall'Autorità delle Tlc che si è occupata di altri profili: Tim viene punita per carenza informativa sulle modifiche nella comunicazione agli utenti e Vodafone per erronea pubblicazione sul sito dei piani tariffari.

Sanzione di 300mila euro per Alice.
Anche le offerte di Internet di Alice sono state sanzionate «per pratica commerciale scorretta» con una multa di 300mila euro per il gruppo Telecom. Le offerte incriminate sarebbero Maxxi Alice 100, Maxxi Alice facile, Tutto Relax Internet e Alice Mobile Data kit compreso. Dalle segnalazioni ricevute tra novembre 2007 e dicembre 2008, risulta all'Antitrust che Telecom «non avrebbe adeguatamente informato i consumatori» sulla spesa elevata da affrontare oltre una certa soglia. Inoltre, «non avrebbe dato la possibilità ai consumatori di monitorare l'eventuale superamento della soglia prestabilita».

La difesa di Telecom e Vodafone.
Telecom ha già annunciato la volontà di presentare ricorso al Tar del Lazio contro la decisione dell'Antitrust: «ritiene di aver agito nel pieno rispetto della normativa vigente» e di aver dato «ampia e dettagliata comunicazione alla propria clientela sulla manovra di rimodulazione tariffaria, in particolare riguardo alle modalità per l'esercizio del diritto di recesso i cui tempi sono stati addirittura estesi a beneficio dei consumatori». Vodafone Italia, invece, «si riserva di dar seguito a tutte le azioni necessarie per riaffermare la correttezza del proprio comportamento».

Antitrust: si esamini ipotesi cartello.
Rimane aperta la questione a cui sempre l'Antitrust dovrebbe rispondere, cioè quella relativa a ipotesi di cartello, ovvero l'accordo comune consensuale per l'incremento delle tariffe.
Già nell'agosto del 2008, in seguito alla decisione delle modifiche tariffarie, le associazioni dei consumatori, Federconsumatori e Adusbef, specificarono che "il periodo scelto, la sovrapposizione dei tempi dei due massimi operatori e il non aver aperto un confronto con le Associazioni, inducevano allora più di un sospetto sulla volontà di effettuare un semplice piano di semplificazione e di aggiornamento delle offerte di servizio". Aggiunsero che si trattava di mirare "esclusivamente a recuperare maggiori introiti in parte giustamente ridimensionati con l'abolizione dei famigerati costi di ricarica".
All'epoca, infatti, chiesero "all'Agcom di verificare che tutto si fosse svolto nella norma, nella chiarezza e nelle trasparenza" e, inoltre, "l'intervento dell'Antitrust per verificare ipotesi di cartello o di accordi tesi a mistificare il mercato".

Codacons, utenti Tim e Vodafone siano risarciti.
Il Codacons propone che la multa di 500.000 euro, comminata ai due gestori telefonici, vada direttamente ai consumatori, come un primo indennizzo, ed in secondo luogo annuncia azioni legali per ottenere equi risarcimenti per i clienti costretti a subire piani tariffari meno vantaggiosi. I consumatori, rendono noto che la sanzione è pari ad "appena il 10% dei danni effettivamente subiti dagli utenti". Facendo, infatti, un calcolo assai grossolano, se gli abbonamenti interessati sono circa 10 milioni, il guadagno per le due aziende derivante solo dal cambiamento delle tariffe (le nuove tariffe telefoniche comporteranno rincari annui da 49 a 83 euro, con picchi di aumento sulle singole telefonate di oltre il 100%”) ammonterebbe a circa 1,8 milioni al giorno. Dunque il totale della multa verrebbe recuperato, per ognuna delle due Tlc, in poco più di mezza giornata.
Il Codacons, che si era rivolto all'Antitrust quest'estate, ricorda, infatti, che 500 mila euro è la multa più severa che attualmente l'Autorità' Garante della Concorrenza del Mercato può impartire, che sono "troppo poco per poter avere un potere dissuasivo, considerati i guadagni miliardari ottenuti grazie ad una pratica commerciale scorretta". Per questo chiede al Governo di "consentire all'Authority un ampio margine di discrezionalità nel comminare le sanzioni, ad esempio non stabilendo a priori un tetto predefinito della sanzione, ma commisurandola al fatturato o al guadagno ottenuto illecitamente".

La sfiducia dei consumatori, quando è generalizzata, rallenta il processo di crescita dei mercati.
Le campagne pubblicitarie di questi mesi sono state, evidentemente, lanciate all'insegna della "mancanza di informazione e trasparenza", come recita la decisione dell'Antitrust. Il che è un altro brutto colpo alla credibilità della pubblicità italiana.

L'Antitrust non ha difatti preso in esame la legittimità della variazione tariffaria, ma la pratica commerciale adottata per comunicarla alla clientela, giudicandola scorretta. La pratica in questione, un sms che annunciava l'aumento tariffario, «si caratterizza per un contenuto ambiguo ed omissivo circa le informazioni relative alla natura dell'operazione in atto, tale da impedire al cliente interessato di assumere una conseguente decisione consapevole, con particolare riferimento alla possibilità di esercitare un diritto di recesso senza alcuna penale». Nello specifico, la scorsa estate, in seguito alla decisione di mandare in soffitta 31 piani tariffari nati tra il 1998 e il 2003, Vodafone informò i propri clienti utilizzando come strumento ''primario'' di comunicazione un messaggio di testo sul cellulare. La parola 'semplificazione' avrebbe indotto in errore il consumatore. Negli stessi giorni anche Tim inviò sms a oltre 3 milioni di clienti per annunciare una serie di ritocchi tariffari. In questo caso, il dito è puntato contro la parola 'rimodulazione' che, unita alla parola 'gratis', indurrebbe in errore il consumatore.
In entrambi i casi l'Antitrust parla anche di «condotta plurioffensiva» in seguito alla quale i consumatori «si sentono traditi», e con l'aggravante che «la sfiducia dei consumatori, quando è generalizzata, rallenta il processo di crescita dei mercati». La violazione delle norme Antitrust non è quindi solo un dolo, sanabile per via amministrativa. E' un danno continuo e continuato, oltre che alla correttezza verso i consumatori, anche alla credibilità dei soggetti del mercato: in definitiva, al libero mercato stesso.

Finora, tra il generale crollo dei consumi degli italiani, le spese per informatica e telefonia mobile erano le uniche a salvarsi. Così facendo, le compagnie telefoniche coinvolte dalle sanzioni, infliggono un duro colpo a questo settore. Non solo. Anche tra la crisi generale della pubblicità, con le conseguenti ripercussioni sui bilanci dei giornali italiani, i budget pubblicitari sulle offerte telefoniche erano gli unici a risollevare la situazione. Alla crisi economica si aggiunge adesso la crisi di fiducia nelle compagnie telefoniche e di conseguenza alla pubblicità promossa dai gestori.

La soluzione non può identificarsi solo con l’introduzione di deterrenti ai cattivi comportamenti o all’entrata in vigore della class action, cioè la possibilità di intentare cause civili collettive da parte dei cittadini lesi nei loro diritti. Deve cambiare profondamente il rapporto tra grandi compagnie e i loro clienti. Non si tratta di principi di etica dell’impresa ma di crisi dei consumi. Senza correttezza e trasparenza non c'è fiducia. Senza fiducia, l’uscita dal tunnel della peggiore congiuntura economica mai vissuta dai mercati globali sarà a lungo un pallido miraggio.

2 Commenti

  1. chiedo cortesemente se una compagnia telefonica tipo la 3 può sanzionarti di 238 euro per un recesso di contratto anticipato a due mesi dalla scadenza del contratto di 24 mesi per una spesa mensile fissa di euro 50 e che la compagnia tim pur di fare la portabilità sulla lora linea ti dice che la bolletta la paghiamo noi ed invece dopo scopri che intanto paga e poi chiedi il rimborso e dopo mesi noti che non c'è nessun rimborso ma solo spese da pagare ed in più compri un telefono e dopo scopri che il telefono non e tuo ma risulta in affitto se qualcuno e in grato di illuminare un può la mente visto che l'associazione dei consumatori non mi hanno ancora spiegato come vuovermi per poter uscire da questa truffa legalizzata

    grazie

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  2. Sono le incongruenze di un sistema che non funziona e dove i contratti non sono mai chiari e nascondono insidie. Con la class action lei come tanti altri consumatori avrebbe già ottenuto giustizia.

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