Aids: In Italia circa 4 mila nuove infezioni ogni anno, spesso inconsapevoli

di Valeria Del Forno


Emergenza Aids? Secondo il Papa i preservativi non servono ed è subito pioggia di polemiche. Anche nel nostro Paese è allarme nelle cifre e nella mancanza di consapevolezza: in un anno le persone infette sono 4mila e nel 30 per cento dei casi si scopre di essere affetti dell'Hiv quando l'infezione è in stato avanzato. Domani gli esperti riuniti a Roma per l’"Hiv Summit Italia 2009” cercheranno soluzioni concrete.



L`Aids non è più la malattia dei tossicodipendenti, ma è sempre più un virus che si infila tra le lenzuola, omosessuali o eterosessuali non fa differenza. Più adulti, i sieropositivi, ma anche più incoscienti o forse solo meno informati. E’ questo dato di fatto a far piovere le critiche su papa Benedetto XVI, dopo le sue dichiarazioni di ieri sui preservativi, che a suo dire non limiterebbero la diffusione dell'Hiv, ma anzi ''aggraverebbero il problema''. Una posizione che la Chiesa cattolica ha sempre sostenuto, malgrado scienziati ed esperti di sanità siano tutti concordi nel dire che l'utilizzo dei ''condom'' sia il mezzo più efficace per bloccare l'epidemia. L’allarme resta alto non solo nel terzo mondo, ma anche nel nostro Paese dove alle cifre si aggiunge la mancanza di consapevolezza.

DATI SUL CONTAGIO IN ITALIA. Anche se non sono disponibili stime accurate, i numeri dicono che i sieropositivi crescono in Italia: si ritiene che siano 4 mila le nuove infezioni ogni anno, senza riduzioni significative rispetto al passato, circa 120 mila in tutto.
Molti di meno, invece, i nuovi casi di Aids, circa duemila all’anno: questo risultato è dovuto all’efficacia delle cure, che rallentano l’insorgenza della sindrome da immunodeficienza acquisita, anche nelle persone che sono state infettate da molto tempo. Spesso però l’Aids non viene diagnosticato finché non c’è una polmonite o un’altra malattia correlata; oppure l’infezione da Hiv viene svelata da altre patologie a trasmissione sessuale, come la gonorrea o la sifilide, in notevole aumento soprattutto a Milano.

I PROGRESSI DELLA MEDICINA. I piccoli progressi medici danno l’impressione che la messa a punto di un vaccino terapeutico sia vicina, suscitando così l’entusiasmo della stampa. Ma gli effetti di questi annunci sono pericolosi poiché inducono ad un abbassamento della guardia perché c’è già la sensazione che l’Aids sia diventato una malattia guaribile; cosa che al momento è falsa. Di Aids non si può guarire, ma si ci può curare: se il test e la diagnosi sono precoci anche le terapie diventano più efficaci. I farmaci funzionano sempre meglio. Adesso ci sono nuove classi anche per chi è in fase avanzata. In un certo senso è possibile tornare a una fase di asintomaticità. Chi è in trattamento da anni può essere curato con nuovi farmaci che il virus non ha mai “visto”. Siamo passati dalle 18-20 compresse al giorno di 10 anni fa a terapie con tre o addirittura una pillola al giorno. Restano però effetti collaterali anche pesanti. È fondamentale la prevenzione.

PERCHE’ SEMPRE NUOVI CASI IN ITALIA. Nonostante questa vittoria della medicina di “rendere gestibile” il virus e la maggiore informazione sulla malattia, perché sempre nuovi casi ogni anno nel nostro Paese?
Il punto è che il virus dell’Hiv è sempre più una malattia sessualmente trasmessa, diminuiscono i tossicodipendenti, ma la contraccezione non decolla. Per il Family Planning Worldwide 2008, siamo ultimi tra i Paesi sviluppati nella top ten sull’uso di contraccettivi: li adotta il 39,2% dei giovani, contro l’85,9% dei cinesi. Risultato: le malattie a trasmissione sessuale avanzano.
Anche l’età media sale: 43 anni per gli uomini, 40 per le donne. Si infettano quindi di più persone di una certa età per rapporti sessuali non protetti; e le donne più degli uomini. In molti casi, non sanno di essere infetti. Non pensano di aver avuto comportamenti a rischio e scoprono l’infezione quando “scoppia” l’Aids.

FATTORI DI TIPO DEMOGRAFICO, COMPORTAMENTALE E PSICO SOCIALE: TRA LE CAUSE DEL RITARDO NELL’ESECUZIONE DEL TEST.
Il ritardo nell'accesso al test rappresenta un indicatore importante di quello che definiamo il fenomeno del "sommerso". Questo fa paura: "Il 60% dei sieropositivi è in trattamento, un’altra larga parte si sottopone a controlli periodici, ma c’è un numero considerevole di persone che ignora di aver contratto il virus. In un anno le persone infette sono 4mila e nel 30 per cento dei casi si scopre di essere affetti dell'Hiv quando l'infezione è in stato avanzato. Tutte stime, sia chiaro, perché la sorveglianza è incompleta, alcune Regioni non sono attrezzate, i dati sono incompleti, molto spesso non pubblicati.
Esistono anche dei fattori di tipo demografico, comportamentale e psico-sociale che possono contribuire al ritardo diagnostico, fenomeno non solo italiano ma comune a diversi Paesi europei. Così chi vive al sud o nelle isole ha una maggiore probabilità di arrivare tardi al test rispetto a chi vive al nord, mentre gli stranieri sono in assoluto coloro che hanno il rischio maggiore di arrivare tardi al test. Maggiore e' la probabilità di test ritardato nei maschi e, soprattutto, nei non tossicodipendenti. Le differenze tra le Regioni, sono ,poi, ancora molte: alcune Asl fanno pagare 34 euro, altre richiedono un’infinità di dati personali, e così per paura, per pigrizia, si sottovaluta l’incontro non protetto, diventando un pericolo per se stessi e per il partner.

LA MOZIONE. Una buona notizia arriva però dal Senato, dove in Commissione Igiene e Sanità è stata approvata una mozione che impegna il governo a elaborare entro sei mesi le nuove linee guida per rendere più chiaro come, quando e dove fare il test. La mozione arriverà la settimana prossima alla Camera.

DOMANI: L’ HIV SUMMIT ITALIA 2009. Rendere più agevole l’accesso al test sarebbe già un buon risultato. Anche su questo, sulle stime incomplete, oltre che sulle paure "sommerse", gli esperti riuniti a Roma per l’"Hiv Summit Italia 2009” cercheranno risposte concrete. L’ appuntamento riceve l’eredità della Conferenza di Bruxelles del 2007 e le proposte sulla necessità di rendere i test più accessibili, gratuiti e anonimi. La rilancia Rosaria Iardino, presidente del Network delle persone sieropositive, NPS Italia Onlus: "Tutti devono fare il test ogni volta che hanno avuto un rapporto a rischio, non importa che si pensi che il partner fosse bello e sano".
Infine dei conti il test non costa molto . Il prezzo più alto da pagare è lo sforzo per farlo entrare nella mentalità e nelle abitudini degli italiani. Negli Usa lo si è capito da tempo. Meglio affrontare qualche costo in più adesso che ritrovarsi con tanti casi di Aids conclamato domani, malattia che uccide ancora 5700 persone al giorno.

1 Commenti

  1. nn credevo ke aids si trammette tra li omosessuali o eterosessuali..cmk mi e piaciuto molto..^.^

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