di Vincenzo Jacovino
A nessuno, ormai, sfugge l’immagine sciatta e, nel contempo, incerta della società d’oggi che contrasta con quella descritta dai media ma soprattutto dai go-vernanti. E’ un’immagine piena di tristezza che si sta prepotentemente insinuando non solo nei giovani ma ancor più nei non giovani. La nostra società appare, ma è più probabile che lo sia, in un equilibrio instabile data la dicotomia esistente tra quella in cui vive il cittadino e quella presentata dai potenti sbruffoni o da governanti reality. Si sa che, come l’equilibrio della società culturale è possibile grazie a reticenze e a bugie così l’equilibrio della comunità politica regge sulla maschera, non c’è arma migliore perché i politici abbassino la propria maschera che l’ironia, la satira pungente e graffiante attraverso il diluvio dei luoghi comuni e delle mezze verità adombrate tra le pieghe del segno o dei volti sfatti.
La satira è di per sé eloquente e punta, normalmente, a castigare ma accade, sovente, che si esplicita con segno castigato come nel caso del tedesco Goerg Grosz, conosciuto principalmente per le sue amare satire sulla società germanica degli anni venti. E la società, soprattutto politica, del nostro Paese avrebbe bisogno di un novello Grosz perché soltanto la satira, in virtù del suo mordace segno grafico adatto a graffiare le “maschere” e a risuscitare i “volti”, potrebbe rimarcare l’amara realtà, oltre alla triste situazione, in cui vivacchia ciascun cittadino. Il quale ha una visione deludente dell’oggi e nessuna prospettiva del futuro.
Oggi è il momento della sana satira politica non necessariamente gridata ma accorta nel cogliere il personaggio o l’humus della situazione cristallizzando il tutto in una galleria ove è rispecchiata tutta la società con le sue poche “virtù” e i numerosissimi suoi “vizi”. Quali? Si parte dai vari servizi televisivi in cui l’intento è minimizzare la gravità della situazione che offendono l’intelligenza, ma l’offesa è ancor più pesante dal tipo di immagine che trasmettono del nostro paese gli spot, i medesimi politici e, soprattutto, i governanti.
Con la satira, almeno, ciascun cittadino cerca di individuare quelle forme di riconoscimento o di non riconoscimento che sono alla base della identità della società politica esistente.
A nessuno, ormai, sfugge l’immagine sciatta e, nel contempo, incerta della società d’oggi che contrasta con quella descritta dai media ma soprattutto dai go-vernanti. E’ un’immagine piena di tristezza che si sta prepotentemente insinuando non solo nei giovani ma ancor più nei non giovani. La nostra società appare, ma è più probabile che lo sia, in un equilibrio instabile data la dicotomia esistente tra quella in cui vive il cittadino e quella presentata dai potenti sbruffoni o da governanti reality. Si sa che, come l’equilibrio della società culturale è possibile grazie a reticenze e a bugie così l’equilibrio della comunità politica regge sulla maschera, non c’è arma migliore perché i politici abbassino la propria maschera che l’ironia, la satira pungente e graffiante attraverso il diluvio dei luoghi comuni e delle mezze verità adombrate tra le pieghe del segno o dei volti sfatti.
La satira è di per sé eloquente e punta, normalmente, a castigare ma accade, sovente, che si esplicita con segno castigato come nel caso del tedesco Goerg Grosz, conosciuto principalmente per le sue amare satire sulla società germanica degli anni venti. E la società, soprattutto politica, del nostro Paese avrebbe bisogno di un novello Grosz perché soltanto la satira, in virtù del suo mordace segno grafico adatto a graffiare le “maschere” e a risuscitare i “volti”, potrebbe rimarcare l’amara realtà, oltre alla triste situazione, in cui vivacchia ciascun cittadino. Il quale ha una visione deludente dell’oggi e nessuna prospettiva del futuro.
Oggi è il momento della sana satira politica non necessariamente gridata ma accorta nel cogliere il personaggio o l’humus della situazione cristallizzando il tutto in una galleria ove è rispecchiata tutta la società con le sue poche “virtù” e i numerosissimi suoi “vizi”. Quali? Si parte dai vari servizi televisivi in cui l’intento è minimizzare la gravità della situazione che offendono l’intelligenza, ma l’offesa è ancor più pesante dal tipo di immagine che trasmettono del nostro paese gli spot, i medesimi politici e, soprattutto, i governanti.
Con la satira, almeno, ciascun cittadino cerca di individuare quelle forme di riconoscimento o di non riconoscimento che sono alla base della identità della società politica esistente.
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