LEGGERE per GUARIRE

Leggere per guarire

Il ricovero ospedaliero costringe a lasciare tutto ciò che è familiare e giornaliero e a entrare in un un luogo sconosciuto che ci impone nuove regole di condotta, limitando la nostra libertà d’azione. Se un adulto ha la capacità di affrontare razionalmente questa esperienza, altrettanto non può fare il bambino che viene ricoverato e strappato alla sua routine quotidiana: egli si sente estraneo e soffre non solo sul piano fisico ma anche sul piano psichico.

La lettura e il libro sono elementi che distraggono e stimolano la fantasia, liberano l’anima, mettono in atto un distacco dalla realtà e secondo il tipo di storie narrate, rassicurano il paziente, permettendo l’accettazione della malattia.

Per il piccolo lettore la lettura all’interno dell’ospedale non è solo un momento di svago, ma anche un ritorno alla familiarità perduta durante il trasferimento in reparto; essa diventa uno degli strumenti principali che aiutano i bambini a ritrovare serenità, sicurezza e amore.

Sentire una persona che legge una favola, un racconto dedicato a te è un’esperienza che ricorda l’intimità tra madre e bambino e l’effetto che essa produce sull’insieme mente-corpo del paziente è sempre positivo. Inoltre la lettura, sia per gli adulti che per i bambini, è probabilmente l’unico mezzo per distrarsi, divenendo un elemento di svago e supporto alla terapia all’interno di un ospedale.

Sarebbe quindi indispensabile l’adozione di una biblioteca o di un servizio di lettura itinerante, in ogni struttura ospedaliera. In Italia molti ospedali prevedono questa attività, solitamente gestita da volontari che hanno abituato i loro pazienti adulti al prestito dei libri, come in una qualsiasi struttura bibliotecaria cittadina.

Nei reparti pediatrici invece vi sono ludoteche, servizi scolastici, qualche volta attività di lettura ad alta voce ma non servizi bibliotecari permanenti.

Ovviamente si possono segnalare alcune eccezioni, come la nuovissima Biblioteca del Meyer di Firenze e la Biblioteca della Strega Teodora del Policlinico di Modena, luoghi in cui è possibile per i bambini e i loro familiari ritrovarsi, leggere insieme, socializzare con gli altri pazienti e creare uno spazio rassicurante durante la malattia.

Grazie al progetto nazionale Nati per Leggere, dedicato ai genitori di bambini dalla nascita ai 6 anni e nato dall’iniziativa di medici che ne ritengono fondamentale l’apporto, stanno nascendo in Italia numerosi incontri dedicati alla lettura, anche se purtroppo non esiste un’ organizzazione centrale che colleghi sinergicamente le variegate attività, per favorire il confronto e la reciproca conoscenza.

Sara Fedeli

12 Commenti

  1. La cosa più triste quando si entra negli ospedali è vedere piccole creature in quei "freddi" letti su cui poggiano. Certo, l'amabile accortezza dei loro cari farà il possibile perchè la triste nube non venga a posizionarsi sel letto del loro piccolo, ma questo è sufficiente? ASSOLUTAMENTE NO.
    Fiduciosa nel valore terapeutico che la lettura ha nei beambini malati, ma non solo, sono pienamente daccordo nell'unire tutte le forze necessarie affichè in tutti gli ospedali possa esistere una biblioteca permanente a disposizione di tutti i pazienti ma soprattutto per i più piccoli...i nostri bambini.
    Elisa

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  2. Leggiamo con piacere un articolo su un servizio così importante. Un in bocca al lupo a quanti si impegnano ogni giorno in progetti di questi tipo. Un saluto a Sara dalle colleghe Daria e Serena.

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  3. Ho vissuto direttamente l'esperienza dell'ospedale col ricovero, alla fine della scorsa estate, del mio bambino allora quasi di due anni, per un esordio di diabete.
    Ricordo che notai subito, appena si potè alzare dal letto, che c'era una scalcinata ma ben accolta ludoteca. Mentre il mio bambino giocava coi pochi giochi adatti alla sua età, dato che la maggior parte (già da me sequestrati) erano tappi di pennarelli, pezzi di giochi rotti e contundenti, e bambole forse che non guardava, io curiosavo nella minuscola ma catalogata biblioteca. Il problema era che il personale volontario era in ferie, così non era possibile avere accesso ai libri.
    Il mio bambino, piccolo com'è, presta ancora poca attenzione ai libri, ma ascolta volentieri le fiabe. Un ragazzino più grande, credo scoprirebbe il piacere di leggere, magari qualcosa che a casa avrebbe fatto più difficilmente.

    Penso a un classico come Le avventure di Pinocchio, un romanzo toscano, godibile da grandi e piccini: non sarebbe bello leggerne ad alta voce una parte?
    Perchè non progettare concretamente puntuali incontri di lettura ad alta voce per grandi e piccoli? Credo sarebbe accolta con entusiasmo.
    Ariel

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  4. Da qualche giorno, anche oggi, ricevo richieste di persone che vogliono attivamente pensare e lavorare per progetti di diffusione e valirizzazione della lettura in ambito ospedaliero, iniziative per qualsiasi fascia d'età, non solo per bambini

    Leggere per sentirsi meno soli, leggere per sognare, leggere per riscostruire valori comuni, partendo dalle pagine scritte, dalle cose già dette...
    Lo scrittore francese Albert Manguel scrive: « Apprendre à lire consiste donc à acquérir les moyens de s’approprier d’un teste et aussi de prendre part à l’appropriation des autres…C’est dans ce domain ambigu, entre possesion et reconoissance, entre l’identité emposée par d’autres et l’identité découverte par soi même, que se situe, à mon avis, le fait de lire ».

    patrizia

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  5. Questa iniziativa darebbe sollievo a tutte le persone,anche i bambini, costrette a stare all'ospedale, luogo freddo e asettico dove si perde il senso del tempo e, a volte, dell'umanità, perchè ci si sente estraniati e obbligati a stare in un luogo che non è casa nostra,mentre in quel momento si vorrebbe solo stare in un luogo familiare.
    La biblioteca in ospedale può alleviare queste sensazioni e permettere alle persone di evadere anche solo con la mente.
    Inoltre i bambini, quelli che sanno già leggere, potrebbero scoprire un nuovo approccio al libro ed essere anche educati alla lettura per piacere e non per obbligo scolastico.

    Valentina

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  6. Ciao Sara mi chiamo Eleonora Maianti sto scrivendo una tesi sul servizio bibliotecario negli ospedali comprenderà anche un progetto del servizio presso l'ospedale di Cisanello a Pisa, per caso ho parlato con Patrizia Luperi che mi ha indicato il tuo articolo, che ho letto con piacere. Mi chiedevo se potessi consultare la tua tesi magari ci potremo anche vedere la mia e mail è emaianti@interfree.it Grazie, scusa il disturbo.

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  7. Il servizio bibliotecario indirizzato ai bambini ospedalizzati dona la possibilità di smorzare i brutti ricordi attraverso l'immaginario fantastico, e anche in questo senso è da considerarsi un servizio di diritto per l'infanzia. Pregevole l'impegno del volontariato, sicuramente un'esperienza di forte motivazione che arricchisce di una connotazione speciale la generosità implicita nell'attività del volontario e la formazione personale.

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  8. Conosco persone straordinarie (una di Pisa, un'altra di Lucca), che svolgono, nell'ambito del volontariato, attività di animazione in reparti per bambini affetti da patologie oncologiche...giochi naturalmente, ma anche letture, specie per i più grandicelli (sfruttando anche quanto disponibile nell'ospedale stesso)...sarebbe bello se attività come queste potessero essere la regola e non l'eccezione
    Emanuele

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  9. Girando per libri e biblioteche lucchesi ho scoperto un libro particolare, scritto da Manuela Pellegrini per le sue pazienti che hanno subito operazioni invasive e stanno seguendo il trattamento chemioterapico.
    Donne che soffrono, donne che devono riappropriarsi del loro corpo e della loro vita
    Nelle pagine introduttive ho trovato questi versi

    In ogni respiro,
    in ogni primo albore,
    in ogni stella,
    in ogni sorriso,
    in ogni lacrima
    scopro il mistero della vita
    e l'indeguatezza
    del mio incedere;
    mi è dolce pensare
    unicamente
    che nulla è piccolo
    di ciò che è fatto per amore

    grazie dott.ssa Pellegrini!
    patrizia

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  10. siamo io, daniela e rosa e parliamo del perché siamo così prese dalla lettura, dalla circolazione del libro negli ambienti ospedalieri... vedremo gli sviluppi
    delle idee

    patrizia

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  11. Credo che un servizio bibliotecario negli ospedali pubblici sia un'idea molto interessante ed io per prima sarei felice di poter partecipare per dare una mano e strappare un sorriso o semplicemente fare passare qualche minuto di svago a chi negli ospedali è costretto a stare.
    Michela

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  12. oggi ci riuniamo senza Sara, peccato!!!
    un saluto e a presto
    pat

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