Al posto del carbone, 1 miliardo di Euro




di Viviane Farina


In queste regioni, 3 milioni di metri cubi di resti di foresta e resti di legno, risultato del deforestamento promosso da che fa l’ estrazione di legno, sono bruciati annualmente per produrre il carbone, informa Oliveira. “ E’ una alternativa più economica per cucinare l’alimento nelle comunità di basso redito”, parla. Se trasformato in mobile e oggetti d’arte e decorazione, e commercializzato in ambito nazionale ed internazionalmente, questi resti possono rendere vicino di 1 miliardo di euro/ l’anno, triplicando il redito per capita delle comunità in vicinanza alla Amazonia, province del Ceara, Maranhao e Piaui, calcola lui.

Secondo i principi del EUBRA, una nuova proposta di design per il 21° secolo visa a sostituire la plastica inquinante e, in certi casi, l’alluminio dell’ era pos industriale, per il legno, fibre naturali, pelle e altri prodotti rinnovabile nella produzione di oggetti di decorazione e mobiliari, dell’ architettura e industria.

La nuova tendenza di design che orienta la Floresta Mobile e ha conquistato importanti architetti italiani sintetizzansi in due concetti, creati da Oliveira: L’oggetto deve avere la connessione fra uomo e la natura; e la sua produzione è più importante della sua forma. Il programma è voltato per la produzione in regioni di basso indice di sviluppo e utilizza bassa tecnologia e uso intensivo di mano d’opera. Inoltre valorizzano le varie tecniche tradizionali alla ricerca della sostenibilità economica, sociale ambientale.

Su i sistemi agroforestali (SAFs)

I coordinatori del Floresta Mobile lavorano con il governo brasiliano, il SENAI, gruppi accademici e aziende brasiliane ed italiane con l’obbiettivo di trasferire la tecnologia del progetto ad altri gruppi per essere riprodotto in zone e paesi sottosviluppati o in fase di sviluppo. La idea è che possono inspirare alla esperienza brasiliana del programma e dei SAFs come elemento di sviluppo regionale e generando lavoro e con la capacità di impatti positivo in questioni climatiche.

Il progetto prevede, inoltre, il rinvestimento di 3% del totale ottenuto con le vendite dei prodotti nella produzione di barbatelle per il deforestamento nativo e incentiva la produzione di mobiliari con un sottoprodotto di sistemi agroforestali. Questi sistemi garantiscono la sicurezza alimentare, alimenti organici e fitoterapici.

Il modello di produzione, previsto per piccole proprietà, potrà garantire la creazione di più di 10 milioni di lavori in Brasile, utilizzando soltanto le zone deforestate negli ultimi 10 anni. Circa di 300.000 Km2. Sua articolazione garantirebbe un impatto positivo sulla questione climatica molto maggiore che una semplice preservazione della Foresta Amazzonica. Inoltre, questo modello può creare una barriera economica di protezione alla Foresta ed un rifornimento permanente di legno per la industria di mobile e costruzione civile senza il deforestamento.

Questi provvedimenti hanno la virtù di garantire la sicurezza alimentare dei prodotti coinvolti e con questo possibilitano la dedizione degli stessi in attività produttive e manifatture voltate all’ incremento del commercio locale e regionale ed internazionale. Ricerche dell’ EUBRA basate in studi del BNDS, BNB, Embrapa, FAO e MDA mostrano che attualmente la equazione investimenti/redito relativo all’ allevamento bovino, piantagione di soia o eucalipto voltati al carbone e cellulose è stremante svantaggiose dal punto di vista sociale e ambientale, e principalmente economico, quando paragoniamo con la produzione diversificata partendo dai sistemi agroforestali, di legno e derivati, frutticoltura e derivati, floricoltura, pescicoltura, apicoltura, biocombustibile, ecc. Per esempio, l’ allevamento bovino da la possibilità di un redito con il massimo di 300 dollari/l’anno per ettari in quanto un sistema agroforestale potrà rendere con il legno, mobile, e/o frutti entro 5 a 10 mille dollari/ l’anno per ettari.

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