Cesco ha gli occhi verdi



di Natty Patanè (un racconto di Natty Patanè)


Un bar, un incontro, la vita che cambia. O forse no?

Cesco ha gli occhi verdi e tristi, mi ha aspettato un po’ al bar dove mi ha dato appuntamento. Appena seduto comincia a raccontarmi di quelle che lui chiama le “strane cose che mi sono accadute ultimamente”. Parla quasi sottovoce anche se attorno a noi non c’è quasi nessuno, e i suoi occhi si animano quando mi racconta che qualche mese fa si è “concesso” di entrare in una chat, sottolinea il “concesso“ con un gesto delle mani che apre quasi a liberare qualcosa. Il suo racconto è serrato, c’è un uomo conosciuto chattando, ci sono mesi in cui attraverso il pc si sono raccontati, capiti, scelti. Alza in alto lo sguardo e sorridendo mi dice che poco a poco, senza averlo mai visto si era innamorato, poi, rapidamente, aggiunge: “lo so che è stupido, incomprensibile e io stesso non so come sia accaduto, ma è accaduto”. Riesco a interromperlo un attimo per dirgli solo che non mi sembra stupido, mentre lui continua arrivando al loro primo incontro, mi descrive lo sguardo che si sentiva addosso e la sorpresa nel vederlo bello e profondo, non si dilunga nei dettagli ma intuisco nei suoi gesti una tenerezza che deve essere quella che ha vissuto. Si ferma, e guardando dietro di me, quasi a cercare nel vuoto le parole giuste, mi dice che se dovesse trovare un termine per quello che hanno vissuto nei loro incontri gli viene in mente solo l’aggettivo pulito. Dopo il primo incontro mi dice che ce n’è stato un altro ed un altro ancora, inframmezzati da telefonate quotidiane, sms, messenger e sogni sul futuro, un viaggio insieme, una vacanza in un casolare con i loro figli, un bar sulla spiaggia. Guarda in basso e con poche lapidarie parole mi dice che improvvisamente è finito tutto.
Adesso Pacs, dico ed altre sigle simili sembra che perdano ogni significato, si dissolvono nella naturalezza del racconto di Cesco, nel suo dolore e ancor più sembrano incomprensibili le posizioni di chi si oppone alle unioni civili.
Cesco ha gli occhi tristi ma nella loro profondità verde scorgo una grande voglia di vivere, e l’unica cosa di “diverso” che trovo in lui è la “pulizia” di quello che sente così diversa da tante storie di falsità e ipocrisia.
Lo saluto e mi viene spontaneo ringraziarlo, mi stringe la mano, sorride mordicchiandosi il labbro e dice: “grazie a te”.

2 Commenti

  1. A volte ho la sensazione che "chi si oppone alle unioni civili" abbia solo paura. E' una mia, forse, però..."di fatto", quando qualche volta davanti a commenti un po' pregiudizievoli mi sono ritrovata a chiedere direttamente:
    "Di cosa hai paura?",
    quella persona amichevole con me e oppositiva verso alcune realtà mi ha chiesto:
    "Io?
    Perché??
    In che senso???",
    dando l'idea che la mia domanda potrebbe essere troppo impegnativa. E se io continuo:
    "Hai paura per te?",
    la risposta è:
    "Io???? Nooooooo........"
    Così, subito dopo si osserva che: il tono si riduce, lo sguardo si distoglie, le parole non fioccano più e quasi si percepisce che dall'altra parte, l'oppositore abbia bisogno di cambiare argomento. Ok, cambiamo argomento. Come vuoi. Ma mi dispiace aver perso l'occasione di parlarne meglio...
    Poi ci ripenso...Ok. Ok davvero!
    Dopotutto...non c'è bisogno di convincere nessuno!
    W la Libertà.

    "io sono la mia via e tu la tua. io non sono in questo mondo per rispondere alle tue aspettative e tu non sei in questo mondo per rispondere alle mie. Tu sei tu e io sono io... e se per caso ci incontriamo allora è splendido! altrimenti non ci possiamo fare niente!" (Fritz Perls)

    Un caro saluto a Cesco.
    Veronica.

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  2. Errata corrige 2° rigo: E' una mia IDEA! (manca una parola...Importante!!!)
    Veronica

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