Grande successo per la tre giorni dedicata al Giornalismo d’Inchiesta




di Paolo Cirica

MARSALA (TP), 20 maggio 2009 – Si è parlato non solo di mafia e terrorismo. Si è discusso anche dei misteri d’Italia, del mondo del lavoro e di libertà d’informazione. Sono stati proprio questi alcuni tra i temi dibattuti nel corso del 1° Festival del Giornalismo d’Inchiesta – “A chiare lettere”, organizzato dal Comune di Marsala in collaborazione con l’omonima casa editrice Chiare lettere, le agenzie Communico e Mismaonda, e con il supporto del Consorzio Volontario per la Tutela del Vino Marsala e la Distilleria Bianchi. Tre giorni caratterizzati dalla presenza di alcune tra le più prestigiose firme del giornalismo italiano, confrontatesi su temi di grande interesse, spesso ai margini del dibattito mediatico, ma comunque fondamentali per misurare lo stato di salute di una comunità nazionale.
E in una città come Marsala, principale centro della provincia di Trapani (controllata dal boss Matteo Messina Denaro e ritenuta ancora la più mafiosa d’Italia), quest’iniziativa non poteva che cominciare con una riflessione sul peso che Cosa Nostra continua a mantenere attraverso i suoi legami con i settori deviati della massoneria e della pubblica amministrazione.
La presentazione del libro di Antonella Mascali, “Lotta civile”, in cui vengono passate in rassegna coraggiose testimonianze di resistenza attiva alla mafia, ha quindi offerto l’occasione per tornare ad approfondire questa tematica, tra le denunce di Lirio Abbate e Rino Giacalone, la lucidità di Gianni Barbacetto e Nando Dalla Chiesa. Poco prima, il sindaco di Marsala Renzo Carini aveva aperto i lavori con il conferimento della cittadinanza onoraria al questore Giuseppe Gualtieri, che a sua volta ha elogiato il ruolo del giornalismo d’inchiesta sul territorio.
Il programma del Festival è poi proseguito con un convegno interamente dedicato al “caso Pasolini”, recentemente tornato agli onori delle cronache grazie al libro “Profondo nero” di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, con le nuove dichiarazioni di Pino Pelosi che tornano a gettare una luce inquietante sull’omicidio di uno dei più grandi intellettuali della storia d’Italia. Una figura ormai in via d’estinzione, a sentire Oliviero Beha, il quale ritiene infatti che quelli che sarebbero dovuti essere i successori di Pierpaolo Pasolini abbiamo di fatto tradito la loro missione, pensando “più al portafogli che al libero pensiero”. Una riflessione lontano dalla retorica e dal “politically correct” sugli anni di piombo è invece giunta dal dibattito sul terrorismo, in cui i giornalisti Andrea Purgatori, Nicola Biondo e Claudio Sabelli Fioretti si sono misurati con gli spunti provenienti dal libro “L’anello della Repubblica” di Stefania Limiti e dalla pellicola “Il sol dell’avvenire” di Giovanni Fasanella e Gianfranco Pannone.
La seconda giornata si è invece aperta con il convegno “Un paese in cerca di identità”, a cui hanno partecipato Oliviero Beha, Massimo Cirri, Antonio Castaldo, Andrea Bajani e Lidia Tilotta, dibattendo sull’Italia delle raccomandazioni e dei concorsi bloccati, mentre il primo appuntamento del pomeriggio “Inchiesta su economia e legalità”, si è incentrato sui lati oscuri del modo in cui molte aziende nazionali fanno impresa. A seguire, i suggestivi contributi filmati di alcuni tra i migliori reporter italiani, che hanno discusso dell’importante ruolo degli inviati nelle zone “calde”. La giornata di domenica si è aperta con la presentazione del Centro per il giornalismo d’inchiesta e d’analisi, una proposta nata dall’incontro tra il giornalista Andrea Cairola, già funzionario dell’Unesco per la libertà di stampa nel mondo, e l’editore di Chiare lettere Lorenzo Fazio.
Un’iniziativa che, cercando di imitare alcune esperienze analoghe maturate negli Stati Uniti e nel Nord Europa, intende fornire promozione e assistenza economica a progetti individuali d’inchiesta, selezionati sulla base di criteri editoriali trasparenti, lontani da logiche prevalentemente commerciali o politiche, che spesso impediscono al giornalismo investigativo di perseguire la sua reale missione in totale libertà. Nel pomeriggio, con la presentazione di “Italia Annozero” e con Tano Gullo, Vauro Senesi, Beatrice Borromeo e Marco Travaglio, si sono nuovamente affrontati i temi dei tassi di libera informazione presenti negli stati, e con il convegno conclusivo “Soluzione finale ovvero il bavaglio all’informazione”, in cui lo stesso Travaglio, assieme a Pino Corrias, Peter Gomez e Luca Telese, è tornato invece sul disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche.
Ma accanto all’attività di dibattito, il Festival ha offerto anche un ventaglio di iniziative collaterali di grande interesse, come il laboratorio per studenti. E infine gli spettacoli serali, con artisti come gli Slow Feet, Ascanio Celestini, Neri Marcorè, David Riondino, Fabrizio Bosso e Irio De Paula, che hanno deciso di partecipare al Festival, sposandone in pieno lo spirito e le finalità.
Gli organizzatori hanno potuto tracciare un bilancio senz’altro positivo, testimoniato dal successo di pubblico riscosso per ogni iniziativa in programma, che ha richiamato a Marsala un numero di presenze superiore alle attese, con comitive organizzate da diverse zone della Sicilia, ma anche da altre regioni d’Italia. A conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno, della sete di informazione che continua ad esserci anche in un Paese narcotizzato.

Post a Comment

أحدث أقدم