Nel 17esimo anniversario della strage di Capaci, si fa luce sul delitto Rostagno: 21 anni dopo saltano fuori i nomi di chi lo ha ucciso





di Paolo Cirica


Il capo della Mobile Giuseppe Linares ha riassunto la vicenda in maniera
estremamente sintetica e cruenta: “Era in mezzo ai lupi ed i lupi lo hanno
sbranato”. A ricoprire il ruolo dei lupi i mafiosi, ad essere ucciso da loro il
sociologo e giornalista Mauro Rostagno.


Il territorio in cui tutto è successo è stato quello di Trapani. A 21 anni dal delitto, risalente al 26 settembre 1988, del sociologo e giornalista che si occupava di lotta alla droga e raccontava ai cittadini dagli schermi di una tv locale, Rtc, le malefatte di politici e criminali di ogni genere, la procura antimafia di Palermo ha chiesto e ottenuto dal gip Maria Pino l'emissione di due ordini di cattura per il delitto Rostagno.


Destinatari sono stati il capo mafia di Trapani Vincenzo Virga e il valdericino Vito Mazzara. Il primo con l’accusa di essere il mandante, l'altro l’esecutore materiale dell'omicidio. I sicari erano tre: due sono rimasti ignoti, c'è solo il verbale di un pentito che ne fa i nomi, insufficiente però potere procedere anche contro di loro. Virga e Mazzara sono già in carcere, a scontare condanne definitive all'ergastolo per associazione mafiosa e omicidi.

Ci sono una serie di coincidenze che oggi si rincorrono, ci sono dei fili che tornano ad unirsi. Intanto, il giorno in cui sono state emanate queste ordinanze era il 23 maggio, 17 anni dopo la strage di Capaci e l’uccisione del giudice Giovanni Falcone. Rostagno torna oggi ad incontrarlo, ci piace immaginare che questo possa accadere là adesso dove loro si trovano, come fece un giorno andando ad incontrarlo alla procura di Palermo. Come al Quirinale l’incontro tra le vedove di questi due uomini ha rappresentato la volontà di ristabilire una serie di verità, il lavoro condotto dalla Polizia e dagli specialisti del laboratorio della Scientifica di Palermo rivolto a far luce sul delitto Rostagno, riannoda le fila, tra la Polizia e quel Rostagno di Lotta Continua. Altra coincidenza: un anno e mezzo fa 10mila cittadini, non solo di Trapani, avevano firmato una petizione che inviarono al Capo dello Stato, preoccupati che le indagini non andavano avanti per scoprire i chi e i perché dell’omicidio Rostagno. E il 23 maggio, a Trapani, è arrivato anche il presidente Napolitano.

Gli investigatori hanno ricostruito il periodo storico del delitto. Il 1988 era l'anno in cui la mafia a Trapani stava vivendo una forte escalation, da potenza militare si trasformava in impero imprenditoriale. Nasceva il tavolino degli appalti dove sedevano mafiosi, politici e imprenditori, e si formava quel sistema di complicità e connessioni ancora oggi attivo. Le parole ogni giorno pronunziate da Rostagno da quella tv erano una sfida che Cosa Nostra non voleva più tollerare. Rostagno aveva toccato il boss dei boss trapanesi, il mazarese Mariano Agate, lo irrideva e ne indicava il malaffare che questi si lasciava dietro, e Lipari un giorno gli mandò un segnale preciso dalla gabbia del Tribunale dove si trovava per il processo sulla uccisione del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari: quel giorno c’era l’operatore di Rtc con la telecamera in aula, Agate gli fece segno e gli disse di dire a quello là con la barba, vestito di bianco, di non dire ancora “minchiate”.

Tuttavia, le indagini sul delitto Rostagno non sono ancora del tutto finite. Ed a chiederlo ci sono anche quelle 10mila persone che avevano firmato qualche anno fa.

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