UN DESERTO DI SABBIA NEL CUORE DEI PAESI BASSI. KOOTWIJKERZAND on the HOGE VELUWE.




di Chiara Di Salvo


Con un'estensione di circa 1.200 km², la regione del Veluwe, nel cuore dei Paesi Bassi, ospita la più vasta area protetta olandese. Sono presenti due parchi nazionali quali il Parco Nazionale De Hoge Veluwe ed il Parco Nazionale di Veluwezoom, aperti al pubblico ma entrambi di proprietà privata poiché eredità dei coniugi Kröller-Müller. Di loro proprietà risulta essere anche il Kröller-Müller Museum, museo aperto presso Otterlo (Rijksmuseum en Beeldenpark Kröller-Müller) in cui viene conservata un'importantissima collezione di dipinti, sculture e altri oggetti d'arte, in prevalenza del XIX e del XX secolo, tra cui merita di essere menzionata la collezione di quadri di Vincent Van Gogh.

L'interesse naturalistico di questa zona risiede nel fatto che, in concomitanza ai primi insediamenti umani (a partire da circa 4.500 anni fa), ebbe inizio l'agricoltura e il disboscamento. Conseguentemente, questa regione andò incontro a rapide trasformazioni, al punto che il paesaggio attuale è da considerarsi profondamente rimaneggiato dall'intervento antropico: in seguito all'abbattimento degli alberi, le foreste cedettero gradualmente il posto alla brughiera; i depositi sabbiosi fluviali e fluvio-glaciali (formatisi rispettivamente durante i periodi interglaciali e glaciali pleistocenici), successivamente stabilizzati dalla vegetazione, diventarono terreno di modifica ad opera dei venti con conseguente sviluppo di aree di deflazione e di accumulo. Vaste estensioni di questo territorio vennero quindi trasformate in una vera e propria landa desolata.
In quest'area sono presenti, oltre ai due parchi nazionali già nominati, ben cinque riserve naturali: Leuvenumse Bos, Leuvenhorst, Hulsholster Zand, Deelerwoud e Kootwijkerzand.
Quest'ultimo, il Kootwijkerzand, riserva naturale dal 1899, è l'unico posto incolto in Europa dove il vento e le sabbie godono del gioco libero. Sono considerate le più grandi “sabbie mobili” dell'Europa occidentale la cui superficie, di 700 ettari, ospita un ecosistema in perfetto equilibrio sebbene venga considerato dagli esperti il risultato un enorme disastro ambientale.
Gli agricoltori del Medioevo, infatti, dopo il disboscamento usarono la brughiera come lettiera per le loro pecore e, poco a poco, prati, campi e pozzi naturali andarono scomparendo sotto la furia dei venti. Questo fenomeno diede la possibilità alle sabbie di espandersi rapidamente (il fenomeno viene definito “drifting” ovvero deriva delle sabbie) divenendo un vero e proprio flagello per la popolazione del Veluwe. Nella riserva hanno trovato resti di un vecchio villaggio olandese che si suppone essere stato disabitato sin dagli inizi del Medioevo.
A partire dal XIX secolo, la regione del Veluwe è stata abbondantemente ripiantata con conifere ed oggi numerose sono le aree del tutto naturali come i boschi di pino silvestre (Pinus sylvestre), di betulla (Betula spp.), di quercia (Quercus spp.), di faggio (Fagus silvatica) e di ginepro. Tra le piante rare sono da ricordare la scorzonera selvatica nana, la stella a sette punte, l'arnica, la linnea boreale.
L'avifauna è ricca di specie boschive come le cince, i tordi, le peppola, i fringuelli e vari corvidi. Altre specie caratteristiche sono il colombaccio, la gazza, l'astore, il regolo. Notevole anche la presenza di innumerevoli specie di insetti.
In queste aree protette possono essere compiute diverse attività che vanno dall'osservazione della selvaggina alle gite a cavallo, dallo scii al pattinaggio sul ghiaccio praticato durante i periodi invernali.
L'accesso al parco è consentito tutto l'anno, con orario variabile a seconda della stagione; le limitazioni riguardano essenzialmente la percorribilità delle strade con il proprio automezzo, limitata durante la stagione riproduttiva della selvaggina. Esistono aree per picnic e anche un camping. Particolarmente curata la dettagliata guida del parco, in cui sono raccolte tutte le informazioni di cui può necessitare il visitatore, con indicazione dei vari tracciati da seguire.
Personalmente, la mia visita nella riserva del Kootwijkerzand è stata vissuta in modo molto intenso. La sabbia, viva e penetrante, veniva alzata dal vento creando piccole nebbie porose. La fatica della camminata è stata il primo contatto con quella natura poiché il piede affondava ad ogni passo e mi sembrava di non compiere mai veri spostamenti nel deserto.
La meraviglia è stata vedere dune di sabbia gialla e apparentemente fredda ospitare enormi pini verdi sotto i quali poter ristorarsi dalla calura. Il silenzio, nuovo e quasi fastidioso, fa parlare e rimbombare il suono del vento tra gli alberi e tutto sembra essere sproporzionato rispetto all'unica realtà che noi conosciamo nelle città.

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