CITTA’ E QUALITA’ AMBIENTALE. La città “sigillata”





Alessandro De Sanctis - BioArchitetto

Strade a due, quattro, otto corsie, con autobus, camion, macchine, motorini (altamente inquinanti), marciapiedi stretti, invasi da pannelli pubblicitari, e poi palazzi ammassati uno sull’altro, con altezze senza nessuna relazione col contesto, se non quello del massimo profitto.
Il solo verde visibile è quello dei semafori, pochissimo trasporto su ferro (treno, metro, tram) e ciclabile (uno dei paesi col minor numero di piste ciclabili d’Europa), per non parlare dell’invito al cammino.
Tutto questo porta inevitabilmente all’annullamento quasi totale degli elementi naturali all’interno della città, con conseguenze negative sull’organismo umano (sempre più indebolito anche dal continuo uso delle “macchine” per effettuare qualsiasi operazione).

Il suolo è “SIGILLATO”, coperto quasi totalmente da diversi strati di asfalto e cemento, il terreno non può più assorbire l’acqua piovana e far evaporare il proprio contenuto di vapore acqueo in eccesso verso l’atmosfera, creando così quel ciclo regolatore necessario al mantenimento della vita.
Viene a mancare, inoltre, l’apporto della traspirazione del mondo vegetale, che si dovrebbe unire all’evaporazione del terreno, sommando in questa maniera gli effetti e creando in questo modo la prima delle sinergie negative. Le alberature, la vegetazione in generale è fondamentale anche per la purificazione dell’aria tramite l’assorbimento degli inquinanti da parte delle foglie.
Le superfici artificiali sigillate, anche per effetto della rarissima presenza di vegetazione sovrastante, nel periodo primaverile ed estivo si “infuocano” ( con differenti gradazioni a seconda di latitudine e altitudine), rendendo le temperature molto più alte che fuori città.

Le grandi masse costruite così accumulano di giorno enormi quantità di calore (sempre nel periodo estivo) che viene rilasciato lentamente nelle ore serali e notturne, non permettendo la necessaria rigenerazione delle temperature e delle energie!
Tutto ciò viene “risolto” tramite l’impianto di condizionamento! Enorme consumo di energia e di denaro, emissioni sempre maggiori di CO2, peggioramento dell’effetto serra, innalzamento della temperatura, aumento dell’uso di aria condizionata, aumento emissioni… un circolo chiuso che sta facendo peggiorare esponenzialmente e rapidamente la situazione.

Gli impianti di condizionamento, creando un microclima artificiale all’interno degli ambienti abitati, ci estraniano dall’alternanza benefica delle stagioni e dai suoi ritmi, mettono poi in movimento le polveri, con grave danno delle vie respiratorie, i filtri sono, least but not last, a rischio batteri e germi potenzialmente molto pericolosi.

La mancanza di “biotopi” umidi, stagni, corsi d’acqua, laghi, fossi, provoca un ulteriore abbassamento del livello di umidità dell’ecosistema città, rendendo l’aria sempre più secca, incapace quindi di trattenere a terra le polveri e gli inquinanti, i quali diventano ancor più volatili e pericolosi per la salute.
Aumentano così (oltre a peggiorare la qualità ambientale) i costi sociali dovuti alle malattie legate ai problemi respiratori.

L’ambiente cittadino allontana in questo modo da sé ogni forma di vita animale, fatto salvo per i pochi tristi amici dell’uomo legati al guinzaglio e costretti a muoversi costretti (anche loro come noi) tra macchine, orari e semafori per raggiungere piccoli atolli naturali.
L’allontanamento del mondo vegetale e animale dalle città rende l’uomo arido come quelle spianate di cemento e asfalto che lo circondano, la sua psiche ne risente, si sente alienato, estraniato rispetto a un mondo che geneticamente si porta dentro da milioni di anni, fatto di varietà, tempi, colori e odori, anche i contatti umani diventano improntati alla regola, al tempo prestabilito, alla direzione obbligata, la spontaneità e l’improvvisazione sono bandite, diventano tacciate di immaturità, pressappochismo, ma sto divagando..

I venti, sono di solito tenuti in poco conto durante la progettazione, grandi barriere costruite possono bloccare i venti (vedi il caso di Corviale a Roma, il famoso edificio di un kilometro degli anni ’60, il quale a detta degli abitanti, bloccò definitivamente il passaggio del venticello estivo, panacea delle alte temperature, soprattutto nelle ore serali).

La percezione dell’alba e del tramonto viene annullata, il nostro corpo e la nostra mente sono sottoposti solo a bruschi cambiamenti luce-ombra, vuoto-pieno, rumore assordante-silenzio cupo, folla-deserto umano. Sigillati i suoni naturali verso la città, solo suoni meccanici, stridori, rimbombi!

Qualche soluzione
Maggiori superfici verdi, alberature, vegetazione in generale, superfici miste, pavimentazioni e tetti verdi, studio dei venti in relazione all’inclinazione delle strade.
Le pavimentazioni filtro “verdi”sono costituite da elementi resistenti alle sollecitazioni meccaniche ma al tempo stesso non totalmente coprenti, costituite da un reticolo che permette al suo interno la crescita dell’erba, e permette lo scambio sopra-sotto (come abbiamo detto prima, l’acqua, l’umidità e l’aria devono poter passare liberamente).

I tetti verdi sono costituiti da manti di terreno e adeguata vegetazione coerentemente drenata e resa innocua per le strutture sottostanti relativamente a infiltrazioni di acqua e radici, queste strutture ecologiche costituiscono un ottimo isolamento termico (e acustico) sia nel periodo invernale che in quello estivo, migliorando sensibilmente le condizioni del clima interno ed esterno, con ottime ricadute sul clima globale. Al tetto verde può, nella maggior parte dei casi, essere associato un impianto di recupero dell’acqua piovana, mentre una parte può tornare al terreno, depurata dal filtro vegetale.

La densità edilizia deve essere adeguata all’esigenza di luce e irraggiamento solare per tutti gli edifici, e alla necessità di creare un mix di costruito e verde in misura (più che) sufficiente per i suoi abitanti (non bisogna però nemmeno cadere nel tranello della città villetta, non possiamo più consumare suolo indiscriminatamente).
Nei centri già edificati è possibile ipotizzare la demolizione e ricostruzione con criteri sostenibili e della bioarchitettura delle parti più degradate (e di difficile recupero) e con minori qualità ambientali. Le aree ex-industriali dismesse per obsolescenza e le aree ex-militari possono facilmente diventare luoghi di riforestazione o rinverdimento, mantenendo alcuni elementi di carattere storico industriale e tecnologico da riconvertire a fini culturali-ludici-abitativi. Le vecchie linee ferroviarie obsolete possono diventare piste ciclabili e/o pedonali. I vari atolli verdi dovrebbero essere uniti da corridoi verdi, anche sospesi, per poter permettere agevolmente il passaggio degli esseri viventi, umani o animali.


Ma tutto questo può essere fatto esclusivamente se c’è una volontà politica, e quindi un azione pubblica, visto che da sola, l’iniziativa privata, se non come sponsor illuminati di supporto, non si muove che per margini di profitti elevati, anzi, elevatissimi, vedi i vari grattacieli che da più parti vengono proposti, magari con qualche bel pannello fotovoltaico o sistema di rigenerazione dell’aria al suo interno con sistemi vari, a giustificarne la costruzione incombente sul territorio.

1 Commenti

  1. ciao Francesco, i primi quattro articoli non sono più visibili, come si fa a renderli nuovamente leggibili? ciao grass

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