Giuseppe Gavazza

Silent play
Jeu silencieux




Giocare e suonare, in francese come in inglese, sono lo stesso verbo: jouer, to play.
Il silent play o il jeu silencieux di cui scrivo qui perĆ² non ĆØ un tributo a John Cage, ma un'altra della brutte notizie di cronaca di questa torbida estate italiana.

Leggo su La Repubblica del 20 giugno scorso:

“Giocate in silenzio: ora nel cortile dell'asilo ĆØ vietato far rumore”

“ …. un giudice di pace di un piccolo comune in provincia di Pavia ha imposto ai bambini di una scuola materna di giocare "in silenzio". E ha intimato agli insegnanti del micronido "Gavina" di Stradella, undicimila abitanti nell'OltrepĆ² Pavese, di vigilare affinchĆ© i baby disturbatori di due, tre, quattro anni, alcuni ancora muniti di ciuccio e pannolino, non si avvicinino troppo a quell'area del cortile che confina con il condominio a fianco, per non disturbare la quiete dei vicini.”

La giornalista, Maria Novella De Luca, giustamente s'indigna e riporta : “Ma come devono
giocare allora i bambini di oggi, cui si chiede di non fare rumore, di non sporcarsi, di non interferire con la vita dei "grandi" giĆ  tanto nervosi per conto proprio? La risposta ĆØ ovvia, anche se amara: l'unico gioco che non fa rumore ĆØ guardare la televisione - commenta con ironia Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello Sviluppo all'universitĆ  La Sapienza di Roma.”
Alleviamo futuri elettori, ĆØ vero.

Anche Francesco Pullia s'indigna nel suo articolo su Notizie Radicali, online del 22 giugno intitolato “L'infanzia negata”.

Maria Novella De Luca aggiunge : “ .. vietato giocare ridendo e saltando, a volte strillando, perchĆ© ĆØ cosƬ che fanno i bambini, che hanno timbri alti, allegri, acuti, rompitimpani, ĆØ vero, ma pur sempre piĆ¹ intonati di un clacson o di una marmitta truccata.”

In cerca di pace e tranquillitĆ  ho trascorso giugno in Norvegia, una casa blu di legno su un piccolo fiordo di un isola in un fiordo piĆ¹ grande; nella chiesa della cittadina vicina, Molde, come in tante chiese che ho visitato in Scandinavia, entrando, in fondo c'ĆØ uno spazio di gioco per i bambini. Anche sul treno ho trovato uno scompartimento grande attrezzato per i viaggiatori piĆ¹ piccoli, cosƬ come in molti centri commerciali: il rispetto della persona comincia subito.
Nella casa blu ho trovato silenzio e pace assoluti: eppure anche qui i bambini giocando fanno suoni. Fine giugno, le scuole sono finite, ieri mattina ho registrato dal balcone voci lontane che arrivavano dalla sponda opposta.
Ascoltate e ditemi se questo non ĆØ to play, jouer: altro che stare come lemuri attoniti davanti alla tv.

http://www.giuseppegavazza.it/per_ascolto/Sounding_play.mp3


Giuseppe Gavazza

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