La medicina complementare nella costituzione svizzera




di Paola Iacopetti


Lo scorso 17 maggio i cittadini della vicina Svizzera hanno approvato con un referendum l'introduzione nella costituzione di un nuovo articolo che apre la strada all'integrazione tra medicina accademica e complementare. Il 67% degli elettori si è espresso a favore del sì.
L'articolo, il 118a, recita: “Nell'ambito delle loro competenze, la Confederazione e i Cantoni provvedono alla considerazione della medicina complementare.”
Il sì popolare necessita ora di un passaggio legislativo.

I promotori del referendum rivendicano l'integrazione di medicina antroposofica, omeopatia, neuralterapia, fitoterapia e medicina tradizionale cinese (MTC) nell’assicurazione di base, purché praticate da medici accademici con formazioni complementari dell’FMH (Federatio Medicorum Helveticorum); la creazione di diplomi nazionali per terapeuti non medici, per garantire un’elevata qualità delle cure e quindi la sicurezza per i pazienti; la conservazione del patrimonio degli agenti terapeutici; garanzia di studio e ricerca per la medicina complementare, ossia introduzione dello studio delle basi dei metodi terapeutici complementari nella preparazione di tutti i medici e investimenti nella ricerca.
L'auspicio è quindi di offrire ai pazienti da un lato possibilità di cura più ampie, dall'altro migliori garanzie, obbligando gli organi di governo nazionali e cantonali a regolamentare la somministrazione delle cure, limitandola a personale medico e paramedico opportunamente formato.
Molto importante è la richiesta di investimenti nella ricerca: esiste un enorme bagaglio di esperienze e conoscenze mediche maturate dall'uomo nel corso dei millenni che merita di essere rivalutato, vagliato con i metodi della scienza moderna e integrato con le conoscenze della medicina accademica. Per far questo però serve denaro pubblico: le sostanze attive contenute nelle erbe ad esempio o i metodi di cura complementari non possono essere brevettati, per questo motivo è molto più difficile reperire finanziamenti per chi voglia farne oggetto di studi scientifici seri.
Tuttavia la mole di dati presente ad oggi nella letteratura scientifica indica chiaramente la via dell'integrazione tra medicina accademica e complementare come quella che può offrire a tutti gli uomini migliori possibilità di prevenzione e di cura, consentendo anche un risparmio ai sistemi sanitari nazionali.

Un numero crescente di università statunitensi offre programmi didattici formativi sulle medicine complementari all'interno dei corsi di studio di medicina: il “Consortium of Academic Health Centers for integrative medicine” comprende ad oggi più di quaranta università negli Stati Uniti.
In Europa, nella risoluzione n° 400 del maggio 1997 il Parlamento europeo ha evidenziato “ la necessità di garantire ai cittadini la più ampia libertà possibile di scelta terapeutica, assicurando loro anche il più elevato livello di sicurezza e l’informazione più corretta sull’innocuità, la qualità, l’efficacia di tali medicinali” e ha invitato gli Stati membri della UE a “dare informazioni su queste medicine suggerendo che la preparazione dei laureati in medicina e chirurgia comprenda anche una iniziazione a talune discipline non convenzionali”. In tal senso si è espresso anche il Consiglio d’Europa, il quale, nella risoluzione 1206 del novembre 1999, pur riconoscendo la preminenza della medicina convenzionale, ha affermato la necessità di un riconoscimento delle principali medicine complementari da parte degli stati membri allo scopo di inserirli a pieno titolo nei diversi SSN.
Alcune nazioni europee, per esempio Germania (dal 1976), Francia e Belgio hanno emanato leggi che regolamentano questo settore della medicina.
In Italia, la pratica delle medicine complementari è stata riconosciuta dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici nel 2002 ed è inserita nei Piani Sanitari Regionali di alcune regioni, ma ancora non esiste una regolamentazione nazionale; nonostante questo un numero crescente di persone si rivolge a queste cure, rendendo pressante l'esigenza di una normativa che tuteli la sicurezza dei pazienti e la professionalità degli operatori da ogni tipo di abuso.


Per saperne di più:
http://www.siamc.ch/index.cfm/IT/68/Home
http://www.imconsortium.org/
Thierry Janssen, “Respirare”, Feltrinelli 2007

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