di Bartolo Lorefice
Quando la vecchia Unione Sovietica e gli Stati Uniti dovevano stringere un accordo ai tempi della guerra fredda, avevano meno difficoltà di quelle che sta avendo Raffaele Lombardo per comporre la giunta della regione Sicilia.
Il presidente ha incontrato in questi giorni Silvio Berlusconi, presente il pidiellino lombardiano Gianfranco Miccichè. Berlusconi non ha usato mezzi termini: esiste un problema di “spazi” in giunta. Tre assessori non sono sufficienti, ne occorrono almeno quattro, da ripartire fra Pdl e Udc, due per parte. Pare che Berlusconi non abbia segnalato nessuno. Niente nomi, affidando al presidente della Regione il compito di scegliere come vuole.
E questa richiesta ha messo in difficoltà sia a Lombardo che a Miccichè, i quali avrebbero voluto sbarazzarsi dell’Udc. Non s’aspettavano che il capo del governo tutelasse gli interessi dell’Udc.
Il partito di Casini negli ultimi tempi ha giocato su due tavoli, Pdl o Pd, dimostrando di essere determinante in alcune circostanze. E Berlusconi non è stato affatto tenero con Casini in campagna elettorale. Questo ha fatto sospettare che l’uscita dell’Udc dalla giunta siciliana non dispiacesse affatto al Cavaliere.
Le cose non stanno così?
Ci possono essere più letture sulla questione, la più interessante fa risalire la posizione del premier allo speciale rapporto di Berlusconi con l’Udc siciliano, che non è affatto sulle posizioni di quello nazionale. Tutti sanno che Totò Cuffaro è l’uomo dell’Udc più vicino al Pdl, quindi la “tutela” di Berlusconi all’Udc siciliano non ha niente a che vedere con l’Udc nazionale, anzi potrebbe essere una furbata del Cavaliere, il quale vuole ingraziarsi ancora di più l’area Cuffaro, guardando in prospettiva. La forza di Cuffaro nell’Udc, ovviamente, è nota a Berlusconi. In questa chiave, dunque, va vista la richiesta fatta a Lombardo.
Il cero passa dunque alla coppia Miccichè-Lombardo, che incassa un punto – Berlusconi non ha parlato di azzeramento della giunta – ma deve sottostare ad un diktat difficile da digerire.
Fra i “ribelli” del Pdl e nel Mpa ci sono due correnti di pensiero: alcuni spingono perché si vada avanti così come è stato deciso, niente arretramenti, vanno riempite le ultime caselle nel modo più utile, si completi il governo e si vada in mare aperto cercando una maggioranza sulle singole questioni. C’è chi, invece, frena e vorrebbe che si prendesse tempo, mediando fra le richieste di Berlusconi e i bisogni sopravvenuti.
In questi ultimi giorni, com’è facile immaginare, sono state create delle aspettative. Lombardo ha incontrato molta gente, ha creato rapporti, prospettato iniziative, proposto “poltrone”. Non potrà soddisfare tutti, ma non può trattare a pesci in faccia nessuno. La qualcosa significa che deve fare la quadratura del cerchio.
Un solo esempio: corrispondendo alla richiesta del Cavaliere, deve necessariamente espellere uno degli assessori appena nominati. C’è il sospetto che venga sacrificata il magistrato Chinnici, destinata all’assessorato alla Famiglia. La Chinnici attende il nulla osta del Csm, che ancora non arriva.
Per un magistrato che va, uno che viene. Tornerebbe Ilarda per l’Udc, ma questo, formalmente, è un problema di Lombardo.
Berlusconi si è guardato dal fare nomi ed ha lasciato ampia libertà d’azione al presidente della Regione, ma questo non significa niente. Lombardo può porre qualche veto ma non può scegliere da solo gli assessori dell’Udc, deve sentire i dirigenti del partito, sempre che acceda all’idea di accontentare Berlusconi.
Visto il diktat di Silvio e i casini annessi, sarà di certo un governo balneare…
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