McLuhan, quando parla della fotografia, fa sua l’immagine che Jean Genet aveva “del mondo dell’era fotografica come di un bordello senza muri” e, d’altro canto, cosa sono le numerosissime riviste e giornali di gossip? E’ vera involontarietĂ il loro tentativo di spingere sempre piĂą oltre il limite, nell’accezione piĂą ampia del suo significato? PerchĂ© “una delle caratteristiche di questo medium – è sempre McLuhan a parlare – è appunto quella di isolare nel tempo momenti singoli” che non mancano, spesso, di influenzare pesantemente specie quando le specifiche singole immagini prospettano deliranti e illimitate voluttĂ Questi momenti singoli sono, ormai, la sostanza dell’immaginario collettivo. Sollecitano pulsioni individuali e collettive con quei corpi femminili che sono
uno schianto con quelle dolcissime gambe,
come una lucertola ti serpeggia nel sangue. ( A.M. Ripellino)
Se la fotografia è un bordello senza muri e siccome nessuno può farla da solo è legittimo porsi non un solo interrogativo ma piĂą di uno soprattutto quando in questo bordello ci casca, volente o nolente, il potente di turno. Ecco che gli interrogativi fanno massa critica per l’eccesso di voyeurismo ma, ancor peggio, per un processo di decomposizione dei protagonisti nonchĂ© del tessuto organizzativo sociale e politico. La societĂ non è piĂą rassicurante come non lo è il mondo e l’ambiente familiare perchĂ© attraverso questo bordello senza muri emerge con rutilante fascinazione l’esserci del potente, qui e ora, sempre dovunque e ovunque. E non solo, perchĂ© le Lolite, che oggidì furoreggiano, dimostrano quanto sia facile raggiungere mete impensate con un bel fondo schiena e sgambettando sgambettando.
Il bordello senza muri, oggi, affascina e sollecita partecipazione piĂą di ieri perchĂ© quelle immagini, quei singoli momenti, creano un mondo al quale il cittadino, diventato pubblico, desidera appartenere. Si agogna di vivere in un mondo che non è reale. Si sogna di far parte del gossip perchĂ© introduce nell’ambiente dello spettacolo e della politica e, quindi, è consequenziale che si scambi la popolaritĂ per la realtĂ .
E’ la meta finale di qualsiasi aspirante al potere il quale, mellifluamente, identifica la volontĂ popolare con la realtĂ sociale. E attraverso gesti e parole la realtĂ si confonde e fonde con i reality: sindrome fascinosa per Lolite e non. Pertanto ci si chiede, cos’è: prigionia di un’idea ricorrente? O paura dell’etĂ che avanza? Purtroppo, è vero che fotografia e potere, a causa della polaritĂ che esercitano, non fanno che sublimare una realtĂ sociale distorta e manipolabile costantemente..
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