di Vincenzo Jacovino
Può una società fondare i suoi progetti sul giuoco tanto da invogliare con suadenti spot pubblicitari i componenti della comunità a giocare, giocare e, ancora, giocare? Può uno Stato, che si rispetti, essere ufficialmente biscazziere? Possono degli amministratori pubblici pensare di sanare bilanci e offrire servizi sociali tentando la fortuna investendo sul superenalotto? Oggi poi, i learders massimi, Gestori pro-tempore della “cosa pubblica”, pensano di allentare il trend della po-vertà in cui si sta progressivamente avviando il nostro Paese consigliando, con sottile mellifluità , di investire un misero euro su win for life. Cos’è? E’ l’agognata prospettiva di vent’anni di serenità economica e di tempo libero a gogò. Il sogno di essere, finalmente, cittadino del paese di Bengodi alletta gli allocchi ma anche le persone con la testa sul collo.
Povera Italia! Mancava solo che i learders massimi incrementassero modalità e tipi di giuochi per completare l’opera. Ed ecco un’altra intelligente proposta della cui efficacia non ci sono dubbi: è l’istituzione di un casinò, ossia una casa da gioco, in ogni hotel a cinque stelle. Senza dubbio alcuno, è la proposta che risolverà la crisi del turismo, e perché no, ma soprattutto soddisferà i bisogni reali delle famiglie, darà loro serenità . E’ vero che per il cittadino indigente (pensionato, cassintegrato, disoccupato) vale sempre la pena di gettare i dadi o puntare alla roulette. Visto mai!
Ma è questo il modo per avviare a soluzione i gravi problemi che affliggono il nostro Paese? No di certo. Questa pazza pazza estate, oltre a fare emergere una comunità tra i cui componenti furoreggiano quelli con l’anello al naso, ha soprattutto evidenziato la distanza siderale, ossia i milioni d’anni-luce, che c’è tra i Gestori della “cosa pubblica” e i problemi reali e concreti che assediano e affliggono i cittadini. E’ una distanza che conduce, purtroppo, verso luoghi ignoti e bui, tetri perché è
lontano l’Olimpo
ed è anche
senza più numi. (M. Masciotta)
Il linguaggio dei learders massimi è prossimo se non eguale a quello pubblicitario “che ha inesorabilmente rimpiazzato il linguaggio della realtà ” (M.Serra). E’ un linguaggio che percorre esclusivamente i sentieri delle emozioni. Non si parla più di precariato, disoccupazione in crescita, cassintegrati ma, soprattutto, di famiglie il cui reddito è ormai insufficiente rispetto alle normali esigenze della vita. Il linguaggio in uso ha il precipuo compito, purtroppo, di obnubilare valori e qualità umane gettando il tutto nell’assoluta insignificanza.
premesso che non sono un giocatore, Win for Life è la versione odierna del posto fisso, di cui - non a caso - si torna a parlare. Tra una lotteria che elargisce cifre devastanti ogni molte settimane ed una che garantisce un benessere mediocre distribuito, trovo comunque più sana la seconda. E preferisco un Win for Life ai posti venduti in cambio di voti su cui si fonda la Prima Repubblica. Con questo concordo in pieno sullo stato biscazziere: del resto lo stato è spacciatore:(monopolio tabacchi ed alcool) e si arricchisce con i balzelli sul carburante, che è necessario ma poco sano.
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