Boom di disoccupati, mai così tanti dal 2004

di Valeria Del Forno


Se non è un allarme poco ci manca. Secondo l’Istat ammontano a più di 2 milioni i disoccupati in Italia: un record che non veniva toccato dal 2004. Il dato più drammatico è forse quello che riguarda i giovani: il tasso di disoccupazione sfiora il 27%, superando la media europea.

Come prevedevano gli studiosi gli effetti della crisi economica sui posti di lavoro si estendono progressivamente in ritardo rispetto alla fase più acuta della recessione. Ad ottobre, infatti, mentre i dati sulla crescita economica tornavano a far ben sperare, i disoccupati nel nostro paese hanno superato la soglia dei 2 milioni. Un tasso tanto elevato non si registrava da marzo 2004: 2 milioni e 4mila unità, per la precisione. E' quanto stimato dall’Istat che per la prima volta diffonde i dati sull’occupazione su base mensile e non più trimestrale, tanto è il livello d’attenzione sul lavoro in questo periodo.
In termini percentuali, sempre ad ottobre, il tasso dei senza lavoro è salito all’8% rispetto al 7, 8% di settembre e al 7% di ottobre 2008. In un solo mese, da settembre a ottobre scorsi, il numero dei disoccupati è aumentato del 2%, pari circa 39 mila unità. Se poi confrontiamo i dati con ottobre 2008 l’aumento è del 13, 4 %, parliamo di oltre 236 mila disoccupati in più.

EUROPA
Secondo le analisi di Eurostat, intanto, nella zona euro il tasso di disoccupazione è rimasto stabile intorno al 9,8%; uno stop dopo mesi di costante crescita. Un anno fa la disoccupazione nei sedici Paesi dell'euro era al 7,9% mentre nell'Ue-27 al 7,3%. Secondo le stime di Eurostat, i disoccupati nell'Ue in ottobre erano 22,510 milioni di cui 15,567 milioni nella zona dell'euro. Rispetto a settembre, il numero di persone senza lavoro è aumentato di 258 mila unità in Ue-27 e di 134 mila unità nella zona euro, ma rispetto ad un anno fa è salito di oltre 5 milioni nell'Ue-27 e di 3,149 milioni in Eurolandia. Nei dettagli, tra i Paesi membri, il tasso più basso si registra in Olanda (3,7%) e in Austria (4,7%), mentre quello più elevato in Lettonia (20,9%) e in Spagna (19,3%). Su base annua, tutti gli Stati hanno visto un incremento della disoccupazione. Il tasso più basso di crescita è stato realizzato in Germania (dal 7,1% al 7,5%), mentre quello più alto è in Lettonia (dal 9,1% al 20,9%).

GIOVANI
Il dato più drammatico è forse quello che riguarda i ragazzi sotto ai 25 anni di età. In questo caso la situazione italiana è tra le più infelici del nostro continente. Mentre in Europa si ha, infatti, un tasso di disoccupazione del 20,6%, in Italia ad ottobre si è raggiunto quasi il 27%, con una crescita del 4,5 % rispetto ad ottobre 2008.
Ad incidere su questi dati sono la fine di tanti contratti a termine, che colpisce prevalentemente i più giovani, oltre al fatto che nel Belpaese molti degli under 25 sono ancora studenti universitari, mentre nel resto d’Europa i tempi sono più veloci e i giovani hanno più probabilità di trovare lavoro una volta laureati. In Germania, infatti, sono solo il 10,3 % i giovani disoccupati, e in Austria il 10,2%. Meglio anche Repubblica Ceca e Bulgaria, rispettivamente col 17,5% e il 17,4%. Il tasso più consistente di giovani senza lavoro è stato, invece, messo a segno in Spagna (42,9%).

OCCUPAZIONE FEMMINILE
Penalizzata ancora una volta l’occupazione femminile: ha registrato un calo dello 0,3 % rispetto a settembre, ovvero 30.000 lavoratrici in più senza lavoro, mentre l’occupazione maschile a ottobre ha subito in piccolo incremento.
E’ proprio per colmare il gap occupazionale e salariale tra uomo e donna, che il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha presentato questa settimana un pacchetto a sostegno dell’occupazione femminile. Un piano in cinque punti per favorire le lavoratrici attraverso azioni concrete quali la diffusione dei nidi familiari, il sostegno economico a chi lavora da casa via computer e l'agevolazione economica per le lavoratrici del Mezzogiorno.

CASSA INTEGRAZIONE
La richiesta di cassa integrazione è diminuita del 10% rispetto a quella di settembre. Ciò nonostante, a ottobre si è avvicinata a quella record del difficile 1984: 716 milioni di ore richieste nel 2009, contro gli 800 milioni dell’84.

POLITICI, INDUSTRIALI, SINDACATI: PARERI CONTRAPPOSTI
Interpretazioni contrapposte allo scenario Istat da parte di industriali, politici e sindacati. "Il peggio è alle spalle" sostiene il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, aggiungendo che ora vi sarà "un lento ritorno alla crescita, ma la strada è ancora molto lunga". Per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, i dati confermano invece che "per l’occupazione il peggio arriva adesso" e "il problema è destinato a crescere per un anno e mezzo almeno".
Pier Luigi Bersani, in vista della manifestazione per il lavoro dell’11 e del 12 dicembre, sottolinea come i dati dell’Istat sulla disoccupazione rappresentino un passo indietro di sei anni sull’occupazione, e afferma: “I dati confermano quello che gli italiani conoscono per esperienza, che la crisi picchia duro e colpisce i lavoratori, i giovani, le imprese, specie quelle piccole. Il dato è ancora più allarmante se si considerano i tanti lavoratori in cassa integrazione. Speriamo che il governo la smetta di dire che le cose vanno bene e prenda atto dei problemi”.
Secondo il ministro dell’economia Scajola questi sono dati che rispecchiano la situazione di crisi economica che il mondo sta attraversando, ma non sarebbero indice di un disastro occupazionale: “E’ molto meglio della media dell’Unione Europea e degli altri Paesi”, ha affermato.

Quel che è certo è che da nord a sud, in tutti i settori industrali, dalle multinazionali e dalle piccole imprese, l’Italia in un anno ha perso oltre 200 mila lavoratori con contratto a tempo determinato, e circa 210 mila di lavoratori autonomi, tra finte "partite Iva" e collaboratori. E poi tanti altri precari che però non rientrano nelle statistiche ufficiali. Ma non finisce qui: è probabile che negli ultimi mesi del 2009 ci saranno ulteriori perdite. Alcuni esempi? Licenzia l'Eutelia (1.200 persone su un totale di circa 2.000), azienda dell'information technology, in una vicenda dai contorni poco chiari; la Fiat vuole chiudere lo stabilimento di Termini Imerese; l’Alfa Romeo ha mandato in cassa integrazione i lavoratori di Arese. Questi solo alcuni casi ai quali si aggiungono tutte le piccole imprese a rischio chiusura, che sarebbero quasi un milione.
"I dati - sostiene Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil - smentiscono la tesi di chi dice che la crisi è finita. La verità è che il 2010 sarà un anno drammatico per l'occupazione". Un presagio che, purtroppo, rischia di avverarsi.

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