Il paese dei sordi

Giuseppe Gavazza

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Nel bellissimo racconto Il paese dei ciechi (The country of blind) H.G.Wells narra di un viaggiatore perdutosi su altissime montagne inesplorate che si trova in una valle isolata dal mondo, in cui tutti sono ciechi, da immemorabili generazioni. Quando il viaggiatore sperduto tenta di descrivere la sua realtĆ , viene considerato un pazzo che delira: gli succede insomma qualcosa di molto simile a ciĆ² che accade in Flatlandi di Abbot (altro libro bello e intelligente) dove - in un mondo piatto a due sole dimensioni in cui possono solo esistere punti linee, cerchi, triangoli, rettangoli e altri poligoni – gli oggetti solidi come una sfera o un cubo sono incomprensibili, alieni e chi ne parla - per testimoniare e tentare di spiegare che esiste una terza dimensione - non potendo essere compreso ĆØ considerato un folle o un demente.

NuƱez, il viaggiatore perduto nel paese dei ciechi, visto l'insuccesso del tentativo di comunicazione e convincimento, stremato ed esasperato, penserĆ  di sfruttare la propria superioritĆ  apparentemente offerta dall'avere un senso in piĆ¹; ma le cose non andranno affatto come lui spera e come anche noi potremmo immaginare. Vi lascio il finale alla lettura del racconto perchĆ© ne vale la pena.

La musica ĆØ un linguaggio che ha almeno una dimensione in piĆ¹ rispetto a quelle consuete dell'ascolto superficiale, facile ed edonistico: quella dell'ascolto intelligente, colto e riflessivo. Un punto su cui torno spesso (forse troppo, pardon) perchĆ© vedo, ascolto, capisco che ĆØ una dimensione che sta svanendo, complici i media dozzinali e la scuola che, per prima, troppo spesso ignora questa dimensione dell'arte del senso, dei sensi e dei suoni.


“Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni-luce da casa. Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravitĆ , doppia di quella cui era abituato, faceva d'ogni movimento una agonia di fatica. Ma dopo decine di migliaia d'anni quest'angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli dell'aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro superarmi; ma quando si arrivava al dunque, toccava ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue, palmo a palmo. Come questo fottuto pianeta di una stella mai sentita nominare finchĆ© non ce lo avevano sbarcato. E adesso era suolo sacro perchĆ© c'era arrivato anche il nemico.
 Il nemico, l'unica altra razza intelligente della Galassia ... crudeli, schifosi, ripugnanti mostri.
 Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la lenta e difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata la guerra, subito; quelli avevano cominciato a sparare senza nemmeno tentare un accordo, una soluzione pacifica. E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, coi denti e con le unghie.
 Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo, e il giorno era livido e spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano di infiltrarsi e ogni avamposto era vitale. Stava all'erta, fucile pronto. Lontano cinquantamila anni luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce l'avrebbe mai fatta a riportare a case la pelle.
E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante che tutti loro facevano, poi non si mosse piĆ¹. Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire.
 Molti col passare del tempo s'erano abituati, non ci facevano piĆ¹ caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle di un bianco nauseante, e senza squame.”


Sentry (Sentinella),
Frederic Brown, 1954

Alieno ĆØ brutto e alieno ĆØ ciĆ² che non ci ĆØ famigliare: in un mondo dove il bello scompare, il poco che resta di bello appare brutto ai piĆ¹.

Aprite orecchie e cervello e ascoltate le voci del mondo: il silenzio esiste solo nel mondo dei sordi.


1 Commenti

  1. aggiungo:
    Gli uccelli nati in gabbia pensano che volare sia una malattia
    Alejandro Jodorowsky

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