Il riflesso di sè



di Enza Di Lallo


Quanto è importante,nelle nostre vite,il modo in cui ci consideriamo? Da sempre viene posta attenzione al modo in cui ci si definisce,e questo perché, naturalmente, abbiamo diverse immagini di noi, che differiscono fra loro, a seconda dell’associazione che ne facciamo a sentimenti positivi o negativi, in base alla maggiore o minore autostima.
Ma altrettanto evidente è che, lo schema di sé che un individuo ha, è intrecciato,in modo complesso,ai rapporti sociali che questo vive; gli individui si definiscono continuamente , non solo a se stessi, anche agli altri, proprio questo coinvolgimento nei rapporti sociali ci rende sempre vulnerabili al cambiamento,
ecco perché talvolta tali concezioni possono essere molto fragili. Come è possibile, allora , nel tempo riuscire a mantenere stabile la propria immagine di sé?
L’individuo comincia a formare i concetti di sé in un’età molto precoce,e si pensa che,questa immagine,avrà un’influenza per tutta la vita:è stato sostenuto che durante i primi sei anni si formano le inclinazioni all’amore o all’odio verso se stessi. Però… sembra davvero difficile pensare che,nel corso della vita,tali concetti non siano destinati a continui cambiamenti,proprio in quanto strettamente legati ai rapporti con gli altri. È un po’ come se la società ci fornisse uno “specchio” in cui scoprire poi quale sia la vera definizione di sé. Il concetto di un individuo è, nell’insieme, un riflesso delle opinioni comunicate dagli altri. Considerando come tutto questo può avere un’influenza sull’autostima,sta a noi scegliere in maniera selettiva lo specchio in cui riflettersi: impariamo su noi stessi dagli altri e questo modifica anche i nostri modi di fare.
Ogni giorno interpretiamo ruoli diversi, diventiamo cordiali, attenti anche quando non lo sentiamo, andando ad influenzare l’immagine di noi: la trasformiamo continuamente con il cambiamento delle nostre relazioni e delle nostre attività, a volte attingiamo dai ricordi…..e infatti,ci si considera più positivamente dopo aver ricordato esperienze positive, come se i ricordi avessero la capacità di plasmare l’immagine di sé. Un altro veicolo di sviluppo è il confronto con gli altri: per accrescere una caratteristica tendiamo ad osservare le differenze , cercando di individuare il modo in cui ci si distingue dagli altri,ci proiettiamo alla ricerca di una propria unicità.
Anche la scelta degli oggetti,danno particolare rilievo alla propria storia personale , conservando ciò che ricorda un evento importante , che rappresenta un rapporto particolare con una persona, che dà la sensazione di avere gusti speciali e capacità ben precise. In pratica, sembrerebbe,non acquisiamo consapevolezza di noi stessi con indagini introspettive, piuttosto ci evolviamo all’interno di relazioni attive e in continuo divenire : ma , l’immagine di sé, può essere separata dal mondo dei rapporti sociali?

1 Commenti

  1. Antonio da Francavilla5 marzo 2010 alle ore 10:37

    Gentilissima Enza, l’autostima. Sembra che lei abbia scritto il suo articolo su mia richiesta. È un argomento che mi ha sempre interessato. Le dico subito che se per autostima s’intende avere una fiducia più o meno grande per sé stessi, io non la possiedo. È una qualità che non mi appartiene. C’è un particolare, per fortuna, che forse mi dà le motivazioni per vivere serenamente nonostante ciò che le ho confessato. Ho la massima fiducia, senza confini, nelle persone che stimo e cui voglio bene e confrontarmi con loro mi incoraggia.
    “sta a noi scegliere in maniera selettiva lo specchio in cui riflettersi”, lei scrive, gentilissima Enza. Di primo acchito non si può fare a meno di essere d’accordo con lei. Riflettendo, però, ritengo che non sia facile. Ammesso che sia possibile fare ciò che lei scrive, vale a dire vedere nello specchio solo ciò che non ci ferisce, accade spesso che esso rifletta delle immagini che mai ci sogneremmo di meritare. Mi spiego meglio con un esempio, come sono solito fare. Ammettiamo che lei nei confronti di un presunto amico si comporti nei migliori dei modi, ammettiamo che questa persona sia gelosa della sua bravura e del dono dell’espressione che possiede. Non potendole togliere questi doni, la mette in cattiva luce.Ed ecco che nello specchio di cui ha parlato vedrà che quelle persone si formeranno di lei una cattiva opinione. La sofferenza uscirà fuori dallo specchio invadendo la sua casa, facendole del male. Mi creda, in questo caso, sarà davvero difficile evitare di vedersi immersa in quella realtà che non le appartiene. Posso anche assicurarla che la mia non è soltanto un’ipotesi. Una carissima amica si è trovata proprio nella situazione che le ho esposto.

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