Nessun uomo è un’isola

di Vincenzo Jacovino



Ma i componenti di questa comunità, gli internauti, incontrano mai il respiro largo della vita? Ci si chiedeva qualche tempo fa. Perché, al dire di Mcluhan, l’umanità con la comunicazione e i suoi strumenti è entrata nell’età dell’angoscia e, quindi, della solitudine dal momento che

ha acceso un mondo e ci cammina dentro;
e mentre il silenzio fiorisce tra i fiori
fantastica sulla gente che brancola
per ore trasparenti. (B. Patten)

E’ l’età dell’angoscia ma, soprattutto, della colpevole indifferenza, abito indispensabile per proteggere e difendere la propria smisurata inermità dal mondo esterno che c’è, sta lì ma è un’altra cosa.
Sembra che, finalmente, i social network, quali: Facebook, Twitter, Myspace, Msn e altri abbiano sentito l’urgenza d’incontrare il respiro largo della vita, ossia: la necessità di un rapporto più stretto ed epidermico tra persone che, di quanto in quanto, cessano di essere una realtà. Necessità, quindi, di implementare relazioni interpersonali non più virtuali per il vicendevole scambio di idee, propositi, progetti. Sono diventanti, pare, sempre più spesso strumenti per organizzare maxi raduni sotto il cielo per alimentare il piacere del colloquio attraverso cui ricercare la personale e l’altrui identità, E’ difficile trovare se stesso se ci si isola dal resto dell’umanità e la comunicazione in rete o tramite la rete isola e crea solo solitudine pur se si è, virtualmente, nel caos del “villaggio globale”.
La vita di ogni uomo è più solitudine che comunanza, ben nota a Thomas Merton che, tuttavia, asseriva sommessamente: “Nessun uomo è un’isola”. Non si può restare a lungo fuori dalla vita perché i problemi esistenziali, le esigenze sociali ed economiche battono con insistenza alla porta di ciascun impenitente esiliato pertanto come dice il poeta:

da un eterno esilio
eternamente ritorno (A. Zanzotto)

Certamente questo uscire dai social network per entrare nella vita, promuovendo azioni intelligenti per un’aggregazione sociale più stretta e propositiva, è, probabilmente, un inconscio riconoscimento dei limiti insiti in questi nuovi strumenti della comunicazione e quanto precario principia ad essere il non-luogo virtuale.

1 Commenti

  1. Che il maxi raduno possa essere il mezzo “per implementare relazioni interpersonali” e per il vicendevole scambio di idee, propositi, progetti”, mi lascia perplesso.
    Le stesse parole di Zanzotto sono state scritte seduto ad un tavolo in solitudine: a nessuno intellettuale serve partecipare ad un happening autoconvocato da una comunità virtuale.
    Il più povero di spirito degli internauti, d’altro canto, può implementare relazioni su un social network, senza che queste, virtuali che restino o reali che divengano, implichino alcun alcuna idea, propositi o progetti particolari.
    Il punto, caro Vincenzo Jacovino, credo sia che chi scrive debba rassegnarsi all’angoscia, senza sensi di colpa, ma con responsabilità. Insomma, temo che “il respiro largo della vita” vada lasciato precipuamente al povero di spirito, che presumibilmente è inconsapevole di provare al maxi raduno permanente in cui si trova immerso.
    Con viva cordialità,
    Luca

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