Altri spazi per la musica

Giuseppe Gavazza

click on image to listen La voce della fontana del Cervo
foto e suoni di Giuseppe Gavazza. maggio 2010

Ambienti digitali negli straordinari spazi della Venaria Reale, a pochi chilometri da Torino potrebbero svelarsi un'occasione eccellente per inventare spazi nuovi alla musica.

Le notizie che ho trovato cercando online ed i materiali informativi trovati ripetono diligentemente quanto scritto nel sito ufficiale
:

Musica elettronica e luoghi aulici, carichi di storia e segni. Un'apparente eresia che consente, invece, di scoprire come l'essenza, le vibrazioni primarie dei luoghi storici possono tornare a comunicare attraverso le forme musicali che meglio di altre scavano nel rapporto fra suono e ambiente, fra risonanza “della pietra” e risonanza dell'animo. Una seconda edizione che vuole quindi confermare la formula di successo della prima, aggi(u)ngendo anche consistenti novità che si traducono in patrimonio permanente per la Reggia, come la commissione ai Matmos, collettivo di Baltimora, della scrittura di una partitura originale di 20 minuti per sonorizzare la Fontana del Cervo nella Corte d'onore.”

Perché
“apparente eresia”?

Da sempre la musica ha tenuto conto dei luoghi di ascolto per gli strumenti della propria epoca: non aveva bisogno di autodefinirsi
site specific, perché lo è sempre stata. Cori e organi negli spazi ampi, risonanti e mistici delle cattedrali, pochi strumenti e voci per i salotti della musica da camera, molti strumenti per le grandi sale sinfoniche, strumenti leggeri e portatili per le bande deambulanti e per i musici di strada, corni da caccia (un suono che arriva lontano) e fanfare squillanti per adunate in larghi spazi urbani e militari (svegliare i sonni giovani e profondi nel buio dell'aurora).
Le caratteristiche acustiche di uno strumento, i suoi limiti ne determinavano l'uso e la necessaria fusione con i luoghi d'ascolto. Solo con la musica riprodotta si è persa questa dimensione legata allo spazio acustico di ascolto come altra cassa di risonanza degli strumenti e si può credere che il suono di un liuto bilanci quello di una tromba solo perché alziamo il volume; e in effetti è così.
Ma così troviamo anche
Grandi Voci Liriche che scomparirebbero senza il microfono e il sacrilegio di concerti su antichi organi da chiesa con la videocamera che riprende e proietta su grande schermo l'organista che suona: la voce del dio invisibile smette di essere un mito per diventare un'altra trasmissione televisiva prima che teleuditiva.

I giochi d'acqua e suoni creati per la
Fontana del Cervo sono indubbiamente belli e suggestivi: per fortuna nulla a che fare con il kitsch dei Sons e lumieres turistici che avevo visto e sentito anni fa ad esempio nei Castelli della Loira. E' difficile non essere suggestivi in un contesto così, nella luce del crepuscolo che cala su uno degli spazi architettonici più belli che io conosca: un grande applauso agli organizzatori.

Mi lascia invece dubbioso l'intervento musicale:
Matmos sono un duo USA ben conosciuto a livello mondiale (alla loro celebrità ha certamente contribuito la collaborazione in due dei migliori album di Björk) che appartiene a quel settore di musica elettronica sperimentale vicina agli ascoltatori giovani e curiosi che sta facendo uscire le sperimentazione dell'Avanguardia musicale dalle strettoie della musica contemporanea sempre più in debito di pubblico disposto ad ascoltare, sopratutto in Italia.
Da un lato l'ascolto di Varèse, Stockhausen, Schaeffer, Berio, Maderna, Cage, Rzewsky, Curran, Henry, Risset, …... dall'altro l'accessibilità delle tecnologie digitali (un laptop di oggi può – in termini puramente quantitativi - fare molto, molto di più di quanto facessero i grandi e costosi studi di musica elettronica, in genere allestiti e progettati dalle radio nazionali e da istituti di ricerca, usati decenni fa dai compositori sopra riportati) e la diffusione capillare immediata del web permette a musicisti come i
Matmos rinnovare il linguaggio musicale e portare suoni nuovi alle orecchie di migliaia di persone.

Il dubbio sul loro intervento alla Fontana del Cervo nasce dall'anonimato dei suoni ascoltati: non ho colto alcuna sinergia tra gli spazi (visivi, architettonici, storici, prospettici, sonori, ambientali) ed i suoni ascoltati. Una soundtrack professionalmente ineccepibile ma nessuna scintilla inventiva.
Peccato.

Nella consueta copertina sonora gli ultimi secondi dei circa 20 minuti di performance, gli applausi (scarni perché il pubblico abbastanza numeroso era distribuito sulla superficie grandissima attorno alla fontana e gli appausi non erano, ovviamente, amplificati), i suoni d'ambiente dell'acqua e della gente che defluiva.

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