di Vincenzo Jacovino
L’interrogativo è legittimo: “Chi è il povero di spirito?”. Costituisce, per caso, una categoria ben definita, un ceto sociale preciso? La societĂ globale è sommersa da poveri di spirito che attraversano, indifferentemente, tutti i ceti o classi sociali in atto. Quanti poveri di spirito allignano tra gli intellettuali o i praticanti della scrittura!!
Poi, cosa s’intende per “povero di spirito?”. “I modi di dire piĂą sbagliati, dice Canetti, hanno il massimo potere di attrazione finchĂ© continua a esserci qualche persona che li usa seriamente” e, questo, è un caso emblematico.
Ancora, la scrittura ha si la necessitĂ della solitudine ma ha, anche, l’urgenza di mantenere il contatto con la realtĂ ovverosia con “il respiro largo della vita” dato che la scrittura “come professione è distruttiva, sempre Canetti e prosegue, si deve avere piĂą paura delle parole”.
Ora i social network, fitte maglie di reti palesemente tessute al di fuori della realtà , sono i non-luoghi della scrittura ma proprio per questo sono ancor più distruttivi perché spesso i componenti di queste comunità virtuali eludono o, peggio ancora, tentano di ignorare cosa è avvenuto o avviene nel mondo nel frattempo.
Ed ecco, come prosegue il poeta, a riguardo dell’
eternamente ritorno
e coi giorni mi volgo e mi confondo,
vado, da me sempre piĂą lontano (A. Zanzotto)
Si è proprio certi, che a nessun intellettuale possa essere utile partecipare ad un happening autoconvocato da comunitĂ virtuali? Sicuri che qualcuno non se ne serva? Il dubbio è d’obbligo. Ancora chi sono gli intellettuali? Anche in questo caso, è una categoria precisa? Con confini e mansioni predeterminate? Intanto c’è la corsa a registrarsi presso questi social network da parte di tutti, siano di serie A, B, C e così via.
Chi scrive o chi pratica con ingegno la scrittura sente, comunque, l’urgenza di trasferire, per effetto transfert, l’intima angoscia scrittoria e il suo grado di efficacia sta nel ridare ad altri la propria angoscia lasciando che essa fluttui qui quietamente lĂ con affanno ma per tutti c’è sempre, comunque,
… una luce che fonde sotto un sole
dove accadono sempre cose nuove. (M. Socrate)
Spero di non risultare presuntuoso se mi pare lampante che il suo testo sia una replica precisa alle mie osservazioni a quello precedente "Nessun uomo è un isola".
RispondiElimina"Il dubbio è d'obbligo", sempre, aggiungo e sottoscrivo: si tratta del giusto fondamento della cultura laica per cui non possiamo non dirci ...greci!
Il motivo, spero serio, per il quale ho utilizzato il termine, o meglio la categoria sociale, dei "poveri di spirito" ha un evidente nesso con la nota parabola biblica che sottende un modo di affrontare il modo che è proprio l'opposto di chi esprime il dubbio, come metodo.
Quindi, per la proprietà transitiva, l'intellettuale è colui che diffonde dubbi e il chierico è colui che li placa.
Nessuno scandalo se tutti corrono a registrarsi ai social network: per quanto non luogo, sono pur sempre un'agorĂ virtuale dove questa dialettica tra intellettuali e chierici si contende la pubblica opinione: i primi provando ad avere cittadini responsabili, i secondi, fedeli poveri di spirito.
Ma ogni ulteriore dubbio, da parte sua, Vincenzo Jacovino, è sempre benvenuto.
Cordialmente,
Luca
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