La biblioteca di Ariane


di Eugenio

Ariane mi ha lasciato. E' andata via domenica sera senza lasciare messaggi. In realtà ne ha lasciato uno grande e importante: la sua biblioteca. Le biblioteche private sono mobili. Quelle pubbliche sono fisse, immutabili. E' passata una settimana e io non ho avuto il coraggio di prendere in mano nemmeno un libro di quelli che mi ha lasciato Ariane.
Perché Ariane mi ha lasciato i suoi libri? Matteo è un amico scrittore e lettore di professione. Per questo sa quali libri non leggere, come diceva Manganelli. Matteo ha osservato a lungo la biblioteca di Ariane e ha detto che sarebbe degna di una biblioteca pubblica. Ariane aveva e credo che avrà sempre la passione della lettura e della raccolta di libri. Ce ne sono di diversi tipi, nella sua biblioteca. Molti sono di antropologia perché lei se ne interessava.
Ma dove sarà andata Ariane? A Parigi forse. Diceva sempre di volerci andare per tornare a vivere una vita vera. Qui siamo in una piccola città e non c'è nessuno che capisca di cultura, a parte Matteo.
Ariane era una donna dai molti lati oscuri. Caleidoscopici misteri di una studiosa che era capitata qui dopo un lungo viaggio di iniziazione, come diceva lei. Aveva visitato tutto il Sudamerica e preso appunti. Tanti appunti con una scrittura indecifrabile. Gli appunti li ha portati via con sé.
E se Ariane fosse andata via per mettere insieme un'altra biblioteca e poi lasciarla al suo nuovo amore, una volta diventato un amore finito? Finito come quello che ha avuto con me. Forse è il suo modo di lasciare una traccia? Lasciare la biblioteca all'amante perché la ricordi sempre. I libri fanno ricordare e ricordano loro stessi, a volte, chi li ha posseduti. Oppure sono loro che possiedono il lettore e conservatore.
E il libro che lei vorrebbe scrivere? Forse non lo scriverà mai, come una volta mi ha detto di sfuggita. Io però ascoltavo. Ho sempre ascoltato tutto quello che diceva Ariane. Può darsi che la vita di Ariane non sia quella di una scrittrice ma di un'osservatrice che prende appunti per poi capire meglio. Queste erano state le parole di Ariane. Perché ci vuole spirito di osservazione oltre alla competenza per mettere insieme una biblioteca.
Credo proprio che Ariane sia in viaggio e stia comprando libri per una nuova biblioteca. Credo che i suoi appunti siano riapparsi sul taccuino che portava sempre con sé. Verde, bello. Ci scriveva con una bella penna d'oro. Ariane sta scrivendo qualcosa in questo momento, lo sento. Lo percepisco. E sta scegliendo un libro. Magari in una libreria antiquata, come piaceva a lei. E io sono qui solo e ancora non ho il coraggio di toccare i suoi libri.

Il racconto di Eugenio finisce qui... continuate voi...

5 Commenti

  1. Forse per una sorta di rispetto alla solennità di quella biblioteca, qualcosa di simile al disagio che si prova al cospetto di un anziano saggio, che ti osserva con sguardo severo.
    Leggere i suoi libri non mi aiuterà affatto a ritrovarla, sarebbe solo una perdita di tempo. O forse non oso leggere i libri di Ariane proprio perché la prospettiva di trovare un indizio, un suggerimento sulla sua destinazione mi spaventa molto di più del non averne affatto, perchè a quel punto dovrei seguire la mia intuizione e cercarla.
    Matteo continua a ripetermi che la biblioteca di Ariane è un tesoro troppo prezioso per lasciarlo lì inutilizzato. Mi chiede insistentemente in prestito alcuni libri, ma a me sembrerebbe di fare violenza alla biblioteca e alla mia Ariane, che è sempre stata gelosissima dei suoi libri. Ho sempre negato il permesso a Matteo, fino a stamattina. Stremato dalla sua petulanza, cedo e mi avvicino allo scaffale più in basso per prendere "Il Piccolo Principe", che mi ha chiesto per il nipotino.
    E' in quel momento che mi accorgo che non solo quel libro, ma anche tutti gli altri non sono più al loro solito posto. Ariane li ha da sempre riposti negli scaffali semplicemente nell'ordine cronologico in cui li ha letti. Diceva sempre di ricordarsi perfettamente tutti i libri che aveva letto e l'ordine in cui l'aveva fatto, per cui disponendoli in questo modo di volta in volta ritrovava infallibilmente il libro che stava cercando. Ora invece i libri appaiono in un ordine stravolto. Evidentemente non l'ho notato nei giorni precedenti, ma Ariane prima di andarsene ha cambiato le posizioni dei libri secondo un nuovo criterio. Questa cosa mi sorprende tanto che sbrigativamente congedo Matteo, senza il suo libro. Chissà cosa significa questa nuova disposizione...
    Ho deciso. Prendo il primo libro dal primo scaffale. Prima in quella posizione c'erano i libri di favole che Ariane aveva letto da bambina. Invece ora c'è proprio il libro che stava cercando Matteo, un'edizione un po' ingiallita de "Il Piccolo Principe", con tante colorate illustrazioni. Inizio automaticamente a leggere una pagina dopo l'altra e così lo termino in pochi giorni. Appena ho finito di leggere quello ho preso subito il secondo e poi il terzo e così via.
    Con il passare delle settimane capisco che Ariane ha pensato per me quella disposizione: come fino a poco tempo fa i libri erano disposti nell'ordine cronologico in cui lei li aveva letti, così li ha predisposti prima di partire nell'ordine cronologico in cui consigliava a me di leggerli.
    Capisco anche che probabilmente Ariane lasciandomi la sua biblioteca non abbia avuto intenzione di farmi leggere tutti i suoi libri, al contrario abbia voluto solo indicarmi una strada da seguire, incanalandomi nella giusta direzione. Quindi continuo a leggere uno dopo l'altro i libri della biblioteca di Ariane, ma saltandone qualcuno quando non mi interessa, o semplicemente quando il titolo non attira la mia attenzione. Quello a cui sto attento però è di non trasgredire l'ordine che Ariane ha prestabilito per me. Se anche decido di non leggere un libro non torno mai indietro nella sequenza. Mese dopo mese ho proseguito: viaggio sulla zattera insieme ad Huckleberry Finn, supplico Emma Bovary di non suicidarsi, analizzo insieme a Watson gli intricati ragionamenti di Sherlock Holmes,...
    Sono così curioso di scoprire quale sia il libro che Ariane ha messo per ultimo, la tentazione di andare a leggere direttamente quello si ripresenta fortissima ogni volta che termino di leggerne un altro. Ma resisto.
    Libro dopo libro sono passati alcuni anni da quando Ariane se n'è andata. Col tempo ho preso contatto con i miei gusti letterari: ho trovato Dickens un pò noioso, Wilde a dir poco esaltante, Dostoevskij palesemente tormentato, Asimov l'ho capito poco... ma mi è piaciuto lo stesso.
    Greta

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  2. Alla fine sono arrivato a leggere l'ultimo libro della biblioteca: l'ho preso in mano solennemente e ho letto il titolo: "L'amore ai tempi del colera" di Gabriel Garcia Marquez. Ho iniziato a leggerlo compulsivamente. Quel libro mi ha aperto le porte del cuore di Ariane e una volta concluso sentivo di sapere dove si trovasse il mio amore. E' tornata nella sua Sudamerica,luogo amatissimo da Ariane e ambientazione del libro che ho appena finito di leggere. Per questo ha portato con sé gli appunti. Mentre prenoto il biglietto aereo per la Colombia mi sento proprio come il vecchio ed eroico Florentino, che dopo cinquantuno anni, nove mesi e quattro giorni riesce ad ottenere l'amore della sua Fermina. Devo riconoscere però che nel mio caso sono passati molti meno anni. Con sicurezza salgo sull'aereo diretto a Cartagena. Una volta arrivato inizio a cercare. Dopo tre giorni di ricerche, proprio quando sto iniziando a pensare che tutto questo immenso e meraviglioso percorso che ho compiuto sia stato del tutto inutile, ecco che la vedo seduta in un bar, assorta nella lettura di un libro. La osservo e penso che ne sia valsa la pena. Lei tutto ad un tratto alza lo sguardo dal libro e mi vede. Sorride. Io le vado incontro, mi siedo al suo tavolino e le dico la prima cosa che mi salta in mente: -Ma perché quel libro non lo scriviamo insieme?-.
    Greta

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  3. Aveva giocherellato con il telecomando per più di un'ora, poi la tivù aveva smesso di ineteressarlo.
    Era arrivata l'alba e i suoi occhi si erano improvvisamente riempiti di lacrime vere. La stanza si era riempita di profumo di caffé ma non era il caffé di Ariane, non era il nostro caffé.
    Che fare oggi, domani, tutta la vita? Che fare? Non voglio più leggere e pensare, ora voglio vivere!
    Al diavolo i libri e la sua biblioteca!

    cuore selvaggio

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  4. Fu allora che Ariane cominciò insistentemente a popolare i suoi sogni.
    Ogni volta che si assopiva, lei era lì: una bambola di gomma morbida a grandezza umana, aveva la bocca aperta a "o" e lui doveva, per qualche inspiegabile motivo, estrarle dei tubi dalla pancia attraverso la bocca.
    Rigidità di pensieri, sosteneva il suo psichiatra con irritante sicumera, che lui non riusciva a decifrare nè ad accettare. Ma si possono davvero interpretare sogni come questi?
    Un'altra volta Ariane si incarnava in Aracoeli, il libro di Elsa Morante che gli aveva solennemente donato. Il linguaggio verbale di cui ella si avvaleva nei sogni era sempre criptico o assente: incompenso si esprimeva con citazioni tratte dai testi che lui non aveva ancora letto: come poteva essere possibile una cosa del genere? Puntualmente, con gli occhi ancora pieni di sogno, andava a controllare, e le citazioni erano esatte.
    Sto diventando pazzo: lei esige che mi cibi ancora di lei, ma attraverso la sua biblioteca.
    Ma chi diavolo è Ariane? E' esistita davvero? Aveva ancora vivo nelle narici il suo profumo di biscotto, e tra le dita la serica e ramata peluria della nuca. E quella voce appena un po' roca, non così femminile come avrebbe voluto. E il pallore delle gambe, e quel modo buffo di inclinare sempre la testa, come un cucciolo spaventato, ogni volta che si trovava in difficoltà.
    Allora capì che ella non se n'era mai andata.
    Accese il pc e trovò una semplice email:
    Ricordati di dar da bere alle piante, e non lasciar morire di fame il pesciolino.
    Prenditi cura di te, di me e dei miei libri.
    Per sempre tua
    Ariane

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  5. Non ricordo chi mi aprì, forse Eugenio, forse Ariane ma fu una tristissima serata. Qualcosa era successo, si capiva anche se Eugenio continuava a parlare ed Ariane invece riusciva ad evadere ogni mia domanda, in manier talmente naturale che venivo continuamente interrotta dalla sfilza di domande che lei mi faceva, su di me, sulla mia scrittura, sui miei libri.
    Prima di andarmene ho visto, per caso, alcuni dettagli, strani dettagli: maglioni ripiegati, libri incolonnati, vestiti sparpagliati e ho capito

    una collezionista di perdite

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