Una città senza città.



Una città senza città.


di Alessandro De Sanctis


L'urbanistica studia il modo migliore di far vivere le persone in ambienti armoniosi, dotati di tutti i servizi, con un rapporto equilibrato tra spazi destinati alle varie necessità psico-fisiche, dormire-giocare-lavorare-studiare, e poi spostarsi, assolvere a vari obblighi, perdere tempo fermandosi a guardare una prospettiva, seduto o in piedi, andare a lavorare senza dover passare due ore della propria giornata in macchina o su un mezzo pubblico. Predisporre quindi linee ferroviarie, metropolitane, piste ciclabili, pedonali, vie di grande scorrimento pubblico, e su questi assi, senza eccezioni, impostare lo sviluppo urbano. SENZA DEROGHE, SENZA ECCEZIONI.
Lo sviluppo urbano, c'è veramente bisogno di sviluppo urbano? Si è già detto tante volte credo, ma in realtà le case già ci sono, sfitte, abbandonate, ci sono interi quartieri con palazzi obsoleti, ad esempio molta edilizia popolare degli anni '70 realizzata in prefabbricato in cemento armato che potrebbero essere demoliti e ricostruiti con metodi biocompatibili, o almeno in parte "compatibili", orientamento, altezze adeguate, materiali con caratteristiche naturalmente traspiranti e isolanti.
Ci sono poi le caserme abbandonate, i manufatti industriali obsoleti che potrebbero lasciare spazi immensi sia per aree verdi o servizi pubblici, o anche per un utilizzo residenziale a basso costo, cercando, anzi imponendo un abbassamento dei prezzi delle case delle zone centrali, evitando quindi che le persone si dividano la città proporzionalmente al reddito, dal centro alle zone esterne.
Le istituzioni non combattono il fenomeno dell'espulsione dai centri urbani delle popolazioni a basso medio reddito, case popolari a Piazza Navona, perchè no?
Intorno a Roma si contano una trentina di ipermercati, centri commerciali giganteschi, di solito imperniati su aree mal collegate e già congestionate, e comunque senza alcuna previsione dell'impatto che hanno ormai, e avranno sempre di più sul piccolo commercio di quartiere, che viene spazzato via, disgregando ancora di più il tessuto sociale a piccola scala, facendo della città un grande parcheggio, macchina-spesa-casa-televisione.
I politici succubi dei costruttori? Complici? Istigatori?
Al tempo del fascismo si fecero in varie città d'Italia, e nella capitale in particolare, grandi sventramenti dei nuclei storici, per creare arterie scorrevoli e moderne, si diceva, creando assi magniloquenti e pomposi, si potrebbe anche dire, allontanando dai loro quartieri originari intere popolazioni verso le borgate più lontane, isolandole molte volte in situazioni di forte disagio ed esclusione.
In pratica si continua a fare la stessa cosa, con la mano più sottile dell'economia, basta non imporre un freno, non alzare un dito, una penna, una voce.

un film: A volte le cose cambiano - di Antonio Segre (sul quartiere intensivo di Ponte di Nona a Roma)
un programma: Report – I re di Roma di P. Mondani (sui costruttori "intensivi" a Roma)

1 Commenti

  1. Roma é nel pallone, il lazio é nel pallone, l'Italia é nel pallone!
    Speriamo che almeno vinca l'europeo. W l'Italia, W Roma

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