Il sapore del ferro




di Natty Patanè

 
- Una stella cadente! Ma ho dimenticato di esprimere il desiderio!
Disse intristita dal sedile posteriore
- Non preoccuparti, la stella conosce il tuo desiderio
Rispose, per rassicurarla, mentre Sinead O’Connor univa le due generazioni con il suo canto. La tenerezza, forse, o chissà quale meccanismo inceppato della mente lo scaraventò indietro di anni e chilometri. Non c’era la radio in macchina a quei tempi.
Non c’era musica nella vecchia 500.
Non c’era musica nella vita, ma se ci fosse stata sarebbe stato l’incastro struggente di una “you are my sister”. L’odore del mare si mescolava al sapore ferroso della vecchia ringhiera a cui aveva a lungo poggiato le labbra Angelo guardava oltre il vetro le case fuggire, la linea dei marciapiedi di basalto correre veloce e cancellare ogni segno. Malgrado i suoi pochissimi anni aveva già imparato a conoscere quella sensazione scevra di parole che assale i principi delle fini nel terminare nostalgico delle domeniche e, per questo, taceva quasi a non dover disturbare il vento che si sarebbe da un momento avvicinato a rubare l’ultimo istante del giorno di festa. Il paese lasciò spazio all’inquadratura curva della campagna rossastra di un tramonto che riverberava sulle rocce laviche e la voce di una zia che gli chiedeva se stesse dormendo proprio mentre gli occhi si chiudevano. Lo squillo del telefonino portò via il ricordo, come coincidenza Norma rispose al telefono e la sua voce si illuminò di note d’affetto. Angelo continuò a guidare sorridendo di tenerezza senza farsi vedere dalla sua bimba che inesorabilmente cresceva. E il mare si avvicinò con il suo odore e le carezze che il tempo aveva rapito. L’estate, inesorabilmente, sfuggiva tra tamerici e torri cadenti in un taglio di oscurità riversa ad est.

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