Film, disegno, incisione, scultura, scenografia, performance, opera: William Kentridge a Jeu de Paume

fate click qui per ascoltare "I suoni dei cinque temi di Kentridge"
foto e audio di Giuseppe Gavazza

Bellissima la mostra William Kentridge, cinq thèmes al museo Jeu de Paume, a Parigi, che si chiude in questi giorni. Il testo introduttivo scrive:

Connu essentiellement pour ses films d'animation composés de dessins au fusain, cet artiste travaille aussi la gravure, le collage, la sculpture, la performance et l'opéra. Associant le politique et le poétique”
e, in effetti, mi è capitato di rado di vedere in una sola mostra ed un solo artista una simile completezza di tecniche, personalità e coerenza stilistica.

Ormai è tecnicamente semplice ed economico fare video, installazioni visive e sonore, performances e documentazioni di performances; infatti lo fanno in tanti (in troppi) e mi capita sempre più di rado di vedere e ascoltare qualcosa che valga davvero i mezzi usati, che dia sostanza allo stupore tecnologico che ormai non stupisce più ripetendo gesti, concetti, idee, suoni e immagini e parole già viste ed ascoltate troppe volte.

William Kentridge è nato e ha lavorato in Sudafrica - lontano da Europa, America e nuovi mercati dell'arte orientali – come disegnatore e scenografo; si è dunque formato e imposto in campi di arti applicate, pratiche e concrete lontane dal concettualismo di tanta arte di oggi puntellata dalle astrattezze teoriche di alleanze di curatori e critici e nutrita dall'aggiotaggio di collezionisti più interessati alla speculazione che all'arte.

Nato nel 1955 ha conosciuto notorietà internazionale solo negli anni '90 con una serie di piccoli “disegni per proiezione” che intelligentemente riprendevano i suoi temi in una forma fruibile negli spazi di musei e gallerie d'arte.

I tre teatrini posti in una stanza buia con proiezioni continue in sequenza, nati dalla sua regia del Flauto Magico del 2005 a Bruxelles, sono un capolavoro di intelligenza, tecnica, musicalità, cultura. Un misto di disegno, proiezioni, piccoli meccanismi scenografici sincronizzati con il video, le luci, la musica.

Il Flauto Magico
è un opera geniale e difficile da mettere in scena. Ricordo un vecchio spartito per voce e pianoforte di inizio XX secolo (mi pare edizione Ricordi) che nell'introduzione diceva qualcosa del tipo : “L'opera risulta all'ascolto un po' stucchevole in causa della puerilità dell'argomento trattato” ….... (chiedo scusa per l'inesattezza della citazione ma purtroppo il vecchio spartito è andato perduto in qualche trasloco e non posso verificare).

…. e già, la puerilità dell'argomento, così come la leggerezza di Così fan tutte che insegna a vivere più di tanti trattati di psicologia.

Qui, della complessa simbologia dell'opera, Kentridge riesce a trasmetterci “tutto” con pochi tratti essenziali, immediati, che fanno onore alla “dotta immediatezza” dell'originale mozartiano.

Altrettanto ricco, complesso e godibile - anche se con toni, colori, climi, emozioni radicalmente diversi - è l'installazione (diverse proiezioni video sincronizzate in un unico spazio) nata dalla sua regia de Il Naso di Shostakovich, messo in scena pochi mesi fa (aprile 2010) alla Metropolitan Opera di New York. Personalmente l'impatto è stato meno emozionante, ma non posso non mettere in conto la diversa conoscenza e il diverso affetto che porto nei confronti dei due capolavori; ho studiato, ascoltato innumerevoli volte, visto in teatro e al cinema (il grande Bergman ovviamente) l'opera di Mozart che posso dire di “conoscere a memoria”; ho ascoltato una sola volta dal vivo (Teatro Carignano, Torino, 1979: una rivelazione indimenticata) il capolavoro di Shostachovich che ho poi riascoltato in disco senza aver mai letto ne - tanto meno - studiato in partitura.

Non (de)scrivo di più, le informazioni essenziali le trovate al sito del Museo Jeu da Paume, esiste un bel catalogo con annesso DVD edito per l'occasione e save the name: William Kenridge. Non perdetevi una sua mostra o, forse, più ancora una sua regia o scenografia di opera o teatro.

L'audio che si può ascoltare cliccando sull'immagine d'intestazione è un collage dei suoni registrati durante tutta la visita: un bignamino di 8 minuti di una visita di quasi due ore.

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