Ho la convinzione che il geniaccio Frank Zappa non volesse essere propositivo dichiarando : “Parlare di musica è come danzare di architettura”; il sarcasmo sulfureo del musicista grande, riconosciuto e famoso quanto basta da non aver bisogno di puntelli teorici o concettuali al suo mestiere musicale, deve aver prevalso in una dichiarazione polemica che apre inaspettatamente ad una immagine che a me piace molto: danzare di architettura.
Comunque Zappa con la dichiarazione ha parlato di musica quindi ha danzato di architettura: Zappa è morto, viva Zappa!
Ho ripensato alla frase nei due giorni spesi a camminare attraverso la 12.Biennale Internazionale di Architettura di Venezia nelle splendide architetture di Arsenale e in quelle polistilisticamente desuete di Giardini (se fossi un regista e ignorassi il film di Visconti girerei qui un Morte a Venezia reloaded).
Ho camminato ascoltando, caricando passo a passo una mappa acustica degli spazi e di ciò che gli spazi contenevano che adesso resiste autonoma e precisa più della memoria visiva; il rapporto tra suono e spazio è più organico di quello tra oggetti visivi e spazio: il suono satura lo spazio, non ne è contenuto come gli oggetti che sono delimitati nella percezione visiva.
L'occhio disegna margini, l'orecchio assorbe energia vibrante.
La Biennale Architettura mi ha sempre convinto di più della Biennale Arte: la trovo più stimolante, viva, interessante, ricca di idee, vicina al presente, fertile.
La presenza sonora dell'edizione 2010 mi ha rafforzato questa convinzione: il suono è co-protagonista, (quasi sempre) riempie gli spazi organicamente e naturalmente, senza forzature ideologiche o concettuali come a mio avviso invece accadeva nelle ultime edizioni della Biennale Arte che ho vis(ita)to; e ho sentito il fantasma soniferino di Zappa danzare nel buio.
La rassegna chiude il 21 novembre: avete almeno sei settimane per andare ad ascoltare.
Nel file audio ho registrato, in tempo reale e senza montaggi, circa 7 minuti di promenade in unica casa a Giardini dove si mescolano suoni urbani registrati diffusi in una stanza, suoni naturali registrati diffusi nella stanza accanto, i suoni naturali della laguna e la colonna sonora di un video proiettato nella prima stanza della casa.
Se andate a visitare la mostra cercate di riconoscere gli spazi acustici.
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