Letterina di Natale


Tito Rossini, Natura morta con arance, olio su tela





di Roberto Tortora



Caro Babbo Natale,
da qualche tempo nella mia scuola avvengono fatti strani. La maestra non è più la stessa e vorremmo fare qualcosa per lei.
Da quando è incominciato l’anno scolastico va ripetendo che abbiamo perso il futuro. Sulle prime mi sono precipitato in biblioteca – reparto libri di grammatica – per vedere se un riquadro del modo indicativo fosse scivolato via dalla pagina dei Verbi. Invece era tutto in ordine. Ho preso il libro, con la pagina aperta, e l’ho mostrato alla maestra per rassicurarla. Ma non c’è stato niente da fare, ha continuato a sostenere che tutti, ma proprio tutti, parlano solo al presente e che a farne le spese saremo noi bambini.
“In che senso, signora Maestra?” ho chiesto io.
E lei, guardandomi con aria stanca, mi ha domandato:
“Dove li metterete i vostri sogni?”
Sempre più indecifrabile.
Ieri la situazione si è aggravata. E’ entrata in classe sventagliando il giornale, ha puntato il dito su un articolo e ha detto:
“Ecco, cosa vi dicevo? Il nostro tempo ignora il passato e nega il futuro (c’era scritto proprio così). Finirà che me ne andrò anche io sui tetti. Non ne posso più di vedere quelli lì (quando dice “quelli lì” la maestra si riferisce agli uomini politici che devono decidere come sarà la scuola) non ne posso più di vedere quelli lì che si azzuffano, dicono parolacce e mostrano il dito medio in tivù. E sono stanca di incontrare solo facce tristi, comprese quelle di voi bambini, che siete più grigi di quanto non lo fossimo noi, quando c’era poco da mangiare.”
Questo, per la verità, lo dice anche mia nonna.
Comunque siamo molto preoccupati, perché, con tutta la buona volontà, proprio non riusciamo a immaginare la maestra mentre si arrampica sui muri dei palazzi come l’Uomo ragno.
Poi però, una volta tornato a casa, la mamma mi ha detto che era stata al supermercato dove già da quindici giorni è tutto pieno di panettoni, stelle colorate e alberelli addobbati.
Allora ho avuto un sospetto: “Vuoi vedere che la Maestra aveva ragione? Questo grigio presente ha ingoiato il passato e il futuro (sono parole sue). Ma io – mi sono chiesto - a chi chiederò i regali, se il venticinque dicembre è sparito prima ancora di arrivare?”
Caro Babbo Natale,
volevo che tu facessi qualcosa per la Maestra. Invece ci ho ripensato. Lei ha le spalle forti (sono sempre parole sue) e sa cosa fare. Invece voglio chiederti qualcosa per me.
Vorrei una scala. Una bella scala telescopica. Altissima. Di quelle che usano i vigili del fuoco per salire sui grattacieli. Voglio salirla tutta e arrivare in cima all’abete che se ne sta tutto verde al centro del mio paese. Da lassù, ne sono sicuro, sarà più facile comprendere come stanno le cose. E se proprio non dovessi riuscirci, avrò sempre la possibilità di colorare di un bell’azzurro rarefatto quel brutto grigiore che ci circonda laggiù, e illuminarlo col chiarore della prima stella del mattino.

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