L’aspro sapore antico

di Vincenzo Jacovino


Ormai s’è esteso per contrade e città del nostro Paese l’aspro sapore antico in barba al dire del

……… Sofista amaro: … il Passato è passato;
è come un’ombra, è come se non fosse mai stato.

Si, è vero che il passato è passato, ma sovente occorre poco

basta un accordo lieve e il Passato è presente. ( G. Gozzano)

L’accordo, purtroppo non è stato lieve, ha avuto la violenza dello tsunami tanto da sconvolgere i rapporti sociali, gli economici e quelli industriali. E’, ormai, evidente quanto sia diffusa la crisi morale e materiale. Sembra che la globalizzazione, secondo gli esperti, causa temperie e, quindi, violenti sommovimenti dei più disparati. Sarà pur vero, ma la classe dirigente e quella politica quale funzione hanno prima durante e dopo i sommovimenti di tale forza?

Ora di fronte ai numerosi accadimenti politici, sociali ed economici, avvenuti ed ancora in corso di questi ultimi mesi, possibile che nessuno veda quanto passato c’è in tutto questo? Naturalmente il passato che emerge è quello peggiore; è quello ove regna la vera palude dell’indecenza etica-sociale. Walter Benjamin quando parla dell’età moderna la definisce “l’età dell’inferno”; un inferno che è passato ma, oggi, è purtroppo presente nel sociale come nell’etica politica e morale.
Non è passato riconsiderare il lavoro: merce e non un diritto del cittadino?

E ci si chiede: ma il cittadino è ancora tale o è ritornato a essere suddito?

Non è un rapido ritorno al passato la corsa al potere di pochi e il precipitare di molti nel pozzo della povertà ? Forse, per qualche bontempone, la ribollente e diffusa palude delle disuguaglianze sociali ed economiche, sempre più in crescita, non è un ritorno all’ “età dell’inferno”, quale fu il tempo dei nostri avi. Poi

lo schifoso Denaro è stato:

e, inesorabilmente,

ha introdotto costumi strani
e sotto l’urto della Ricchezza
più sfrollata, sfarzosa e oscena (Giovenale)

il paesaggio del bel Paese si è arricchito di personaggi privi di qualsiasi moralità. Quanto squallore soffia tra le mura e le strade delle nostre città e quanta poca indignazione si respira. La geografia politica è costituita d’apprendisti stregoni che sanno solo promettere, quotidianamente, un nuovo e promettente futuro. Ma quale: l’immobilismo socio-economico permanente o il degrado sociale e morale persistente? Certamente qualcosa di nuovo e di promettente c’è stato: i mutati costumi e valori però è crollata, vertiginosamente, la moralità.

Si può definire: società civile e democratica, quella in cui la cosa pubblica è amministrata e rappresentata da personaggi amorali? E tutto questo non è un rapido ritorno ai tempi del Basso Impero?


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