di Beatrice Pozzi
Succede nel capoluogo lombardo. Per iniziativa di GayStatale gruppo di studenti LGBT dell’Università degli Studi, a partire da settimana prossima e fino a fine marzo nella sede della facoltà di Scienze Politiche dell’ateneo milanese si terrà un ciclo di undici incontri di approfondimento sul tema dell’omosessualità: affrontato non come uno dei diversi generi di minoranza, come già accade da anni, ma in quanto argomento a sè, che merita di ricevere un’attenzione specifica.
Non si tratterà di un corso vero e proprio, tenuto da un singolo professore, ma di una serie di presentazioni e momenti di dibattito coordinati da una docente di riferimento e affidati ad esperti della materia, in gran parte provenienti dal contesto accademico milanese (Università di Milano, Bocconi) ma anche dall’esterno (Università di Verona, Università di Padova, ArciLesbica): gli argomenti spaziano dalle pari opportunità alla giurisprudenza, dalla filosofia alla psicologia, dalla storia dei movimenti omosessuali al rapporto con il mondo del lavoro e la politica. E se non sarà un corso a tutti gli effetti, comunque, non sarà nemmeno un catalizzatore di riflessioni svincolato dalla concreta vita accademica: agli iscritti che frequenteranno l’80% delle lezioni e produrranno un breve elaborato finale, infatti, saranno riconosciuti 3 crediti formativi universitari.
Detto questo, spiace constatare la reazione di certa stampa di destra alla notizia dell’imminente partenza del progetto, accolto da un articolo pubblicato sul quotidiano Libero contenente affermazioni esplicitamente omofobe. Essendo il primo anno che il laboratorio viene organizzato, si tratta di un’iniziativa la cui effettiva validità è ancora tutta da verificare; appare, tuttavia, come un segnale di civiltà, e comunque perfettibile, che pone l’università milanese in linea con realtà del mondo nordeuropeo e anglosassone da tempo attive nell’organizzazione di lezioni focalizzate non solo sulle differenze di genere ma anche sui diversi tipi di sessualità. Ben venga, dunque. E speriamo che sia un successo.
Succede nel capoluogo lombardo. Per iniziativa di GayStatale gruppo di studenti LGBT dell’Università degli Studi, a partire da settimana prossima e fino a fine marzo nella sede della facoltà di Scienze Politiche dell’ateneo milanese si terrà un ciclo di undici incontri di approfondimento sul tema dell’omosessualità: affrontato non come uno dei diversi generi di minoranza, come già accade da anni, ma in quanto argomento a sè, che merita di ricevere un’attenzione specifica.
Non si tratterà di un corso vero e proprio, tenuto da un singolo professore, ma di una serie di presentazioni e momenti di dibattito coordinati da una docente di riferimento e affidati ad esperti della materia, in gran parte provenienti dal contesto accademico milanese (Università di Milano, Bocconi) ma anche dall’esterno (Università di Verona, Università di Padova, ArciLesbica): gli argomenti spaziano dalle pari opportunità alla giurisprudenza, dalla filosofia alla psicologia, dalla storia dei movimenti omosessuali al rapporto con il mondo del lavoro e la politica. E se non sarà un corso a tutti gli effetti, comunque, non sarà nemmeno un catalizzatore di riflessioni svincolato dalla concreta vita accademica: agli iscritti che frequenteranno l’80% delle lezioni e produrranno un breve elaborato finale, infatti, saranno riconosciuti 3 crediti formativi universitari.
Detto questo, spiace constatare la reazione di certa stampa di destra alla notizia dell’imminente partenza del progetto, accolto da un articolo pubblicato sul quotidiano Libero contenente affermazioni esplicitamente omofobe. Essendo il primo anno che il laboratorio viene organizzato, si tratta di un’iniziativa la cui effettiva validità è ancora tutta da verificare; appare, tuttavia, come un segnale di civiltà, e comunque perfettibile, che pone l’università milanese in linea con realtà del mondo nordeuropeo e anglosassone da tempo attive nell’organizzazione di lezioni focalizzate non solo sulle differenze di genere ma anche sui diversi tipi di sessualità. Ben venga, dunque. E speriamo che sia un successo.
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