di Vincenzo Jacovino
Ci sono oggi i luoghi della comunanza? A seguire i percorsi delle ultime generazioni è possibile riscontrare la grande mutazione avvenuta negli ultimi decenni del secolo da poco trascorso. Si è, difatti, sottilmente e pervicacemente diffuso un processo comprovabile di erosione, se non proprio di eliminazione, dei luoghi della comunanza, sinonimo di accoglienza e di appartenenza. Sono scomparsi i cortili e gli ampi spazi all’interno degli edifici, luoghi ove, quasi sempre, le disuguaglianze di censo tra giovani e giovanissimi non influivano sul rapporto di amicizia come sul senso dell’accoglienza. Questi luoghi erano microcosmi di coesistenza di situazioni e condizioni più diverse, crocevia di giovani provenienti da ambienti molto disparati. Gli utilizzatori di questi luoghi, ciò nonostante, formavano ed erano gruppi solidali e sodali, tant’è che nel tempo si risveglia in loro “la percezione dei colori, degli odori ( … … …) delle cose, di dettagli anche insignificanti”. (C. Magris)
Da molto tempo, invece, si è verificata una grande mutazione. La scomparsa dei luoghi della comunanza ha annullato ogni percezione dell’aria di casa. E’ sempre più difficile percepire,
aria di casa, di centro, di quartiere
perché le ultime generazioni non hanno avuto l’opportunità di vivere, crescere e maturare
(.. …… ) nella gioia e nel pianto
in luoghi ove i
tanti (……) fatti, tanti (… ) eventi. (K. Kavafis)
erano, lì, pronti a sommergere e avviluppare i singoli come l’intera comunità diffondendo quell’empatico sentimento d’appartenenza. Ovverossia: il forte sentimento di vicinato.
Quali sono i luoghi della comunanza delle odierne generazioni? I cortili e gli ampi spazi all’interno degli edifici sono, oramai, autorimesse: pullulanti di auto e motorini. E’ proprio vero, non è sempre facile stabilire da che parte stia il progresso, perché proprio questo surrettizio progresso ha distrutto, lasciando che si volatilizzassero, i luoghi della comunanza.
Scomparsi questi luoghi è rimasta la scuola, quale ultimo baluardo dove è possibile ancora trasmettere il comune senso di appartenenza ma, soprattutto, quello dell’accoglienza e della solidarietà , indispensabili per la costruzione di un’identità . Anch’essa è, purtroppo, in fase di sgretolamento.
E ci si chiede: ci saranno mai domani i luoghi della comunanza? Ci saranno mai luoghi ove la coesistenza del microcosmo di situazioni e condizioni aiuti a vivere, crescere e maturare senza influire sulle scelte del futuro cittadino?
Ci sono oggi i luoghi della comunanza? A seguire i percorsi delle ultime generazioni è possibile riscontrare la grande mutazione avvenuta negli ultimi decenni del secolo da poco trascorso. Si è, difatti, sottilmente e pervicacemente diffuso un processo comprovabile di erosione, se non proprio di eliminazione, dei luoghi della comunanza, sinonimo di accoglienza e di appartenenza. Sono scomparsi i cortili e gli ampi spazi all’interno degli edifici, luoghi ove, quasi sempre, le disuguaglianze di censo tra giovani e giovanissimi non influivano sul rapporto di amicizia come sul senso dell’accoglienza. Questi luoghi erano microcosmi di coesistenza di situazioni e condizioni più diverse, crocevia di giovani provenienti da ambienti molto disparati. Gli utilizzatori di questi luoghi, ciò nonostante, formavano ed erano gruppi solidali e sodali, tant’è che nel tempo si risveglia in loro “la percezione dei colori, degli odori ( … … …) delle cose, di dettagli anche insignificanti”. (C. Magris)
Da molto tempo, invece, si è verificata una grande mutazione. La scomparsa dei luoghi della comunanza ha annullato ogni percezione dell’aria di casa. E’ sempre più difficile percepire,
aria di casa, di centro, di quartiere
perché le ultime generazioni non hanno avuto l’opportunità di vivere, crescere e maturare
(.. …… ) nella gioia e nel pianto
in luoghi ove i
tanti (……) fatti, tanti (… ) eventi. (K. Kavafis)
erano, lì, pronti a sommergere e avviluppare i singoli come l’intera comunità diffondendo quell’empatico sentimento d’appartenenza. Ovverossia: il forte sentimento di vicinato.
Quali sono i luoghi della comunanza delle odierne generazioni? I cortili e gli ampi spazi all’interno degli edifici sono, oramai, autorimesse: pullulanti di auto e motorini. E’ proprio vero, non è sempre facile stabilire da che parte stia il progresso, perché proprio questo surrettizio progresso ha distrutto, lasciando che si volatilizzassero, i luoghi della comunanza.
Scomparsi questi luoghi è rimasta la scuola, quale ultimo baluardo dove è possibile ancora trasmettere il comune senso di appartenenza ma, soprattutto, quello dell’accoglienza e della solidarietà , indispensabili per la costruzione di un’identità . Anch’essa è, purtroppo, in fase di sgretolamento.
E ci si chiede: ci saranno mai domani i luoghi della comunanza? Ci saranno mai luoghi ove la coesistenza del microcosmo di situazioni e condizioni aiuti a vivere, crescere e maturare senza influire sulle scelte del futuro cittadino?
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