Raul Castro apre il Congresso del PCC

di Yoani Sanchez



Comincia il Sesto Congresso del PCC con un’immensa sfilata mentre le prime parole della giornata alludono a “chi sta cercando di distruggere la Rivoluzione”. Hanno proprio tanta paura! In compenso spendono un occhio della testa per organizzare la parata militare di apertura, cifre a sei zeri che pagheremo noi, stringendo la cinghia ancor piĆ¹ di quanto siamo abituati a fare. Organizzeranno una sfilata come questa anche per il primo maggio? Quando tutto termina la cittĆ  ĆØ stremata e noi  tiriamo un sospiro di sollievo, perchĆ© possiamo riposare le orecchie dopo tanto frastuono di mezzi corazzati e rombi di aerei. Non ci resta che ascoltare le parole degli oratori del Congresso, mentre continuo a pensare alla frase di Francis Sanchez: “La societĆ  cubana ĆØ sempre in stato di assedio, stremata da squilli di tromba che annunciano la guerra”.
Raul Castro inaugura i lavori del Congresso: “I provvedimenti che prenderemo in questa sede impiegheranno almeno 5 anni per diventare effettive”. Propone subito di creare una commissione permanente del Congresso per supervisionare l’attuazione delle linee guida. Proprio quel che ci voleva, un altro gruppo di potere! Aggiunge: “Tutto ĆØ stato detto in questa Rivoluzione”. Forse siamo noi a non capire, forse abbiamo esaurito l’abbecedario. Altra frase importante: “Mi vergogno perchĆ© sono state dimenticate e sono rimaste incompiute le riforme decise nel corso dei precedenti congressi”. Annuncia pure che la conferenza nazionale del PCC avrĆ  luogo alla fine del 2012. Bene, un modo come un altro per prendere tempo. Non comprende che dovremmo fare in fretta per dare impulso a un vero cambiamento. 
Nel discorso di oggi non scorgo alcuna critica nei confronti della gestione di Fidel Castro, pare che i problemi siano stati creati solo dai burocrati, unici colpevoli del fallimento. In ogni caso RaĆŗl parla molto del passato e poco del futuro. Non ĆØ confortante. Digito su Twitter come un’invasata. Voglio commentare in diretta il discorso del Presidente. “Non abbiamo un numero adeguato di sostituti preparati a gestire la Nazione”. Saturno confessa in pubblico che si ĆØ divorato i propri figli. RaĆŗl aggiunge che “non possono piĆ¹ esserci rielezioni a tempo indeterminato per le massime cariche della Nazione, ma d’ora in poi si potranno ottenere solo due mandati della durata di 5 anni”. Il Presidente ha preso ufficialmente il potere nel febbraio del 2008, quindi secondo la nuova normativa non potrĆ  piĆ¹ governare dopo il 2018. In futuro, quindi, non esisteranno piĆ¹ i leader storici? Ci avevano detto che il Congresso avrebbe affrontato solo temi economici, invece vedo che vengono toccati anche argomenti politici. RaĆŗl Castro aggiunge che “verrĆ  eliminata la tessera del razionamento alimentare, perchĆ© ĆØ ora di finirla con l’egualitarismo e lo Stato non puĆ² provvedere ai bisogni di tutti”. SarĆ  possibile vendere case e automobili, verranno incentivate le concessioni di terre in usufrutto ai contadini, saranno ampliate le sfere di competenza per i lavoratori privati. In ogni caso non si spende neppure una parola per dire che si sta progettando una Nazione pluralista capace di riunire tutte le idee possibili, senza fenomeni di intolleranza politica e atti di ripudio. In questo discorso non noto alcun segnale di cambiamento, perchĆ© si parla della dissidenza con il solito disprezzo, con un linguaggio ricco di insulti che punta a demonizzare. Inoltre il presidente afferma che il processo di liberazione dei prigionieri politici ĆØ terminato. Non mi sembrava. RaĆŗl Castro conclude: “Non possiamo negare al popolo il diritto di difendere la loro Rivoluzione”. Tradotto significa: via libera al ripudio pubblico dei non conformi. Il discorso di apertura del Sesto Congresso del PCC dura ben due ore e viene pronunciato da un RaĆŗl Castro in guayabera bianca, ma termina con una frase carica di intolleranza. Si dia inizio ai lavori e - viste le premesse - che tutto cambi perchĆ© niente cambi.  

Traduzione di Gordiano Lupi

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