Gordiano Lupi
Marco Ballestracci lo conosco bene perché ha debuttato con Il Foglio Letterario (www.ilfoglioletterario.it) e i suoi primi libri di racconti (Il compagno di viaggio e Bluespadano) sono ancora in catalogo. Spiace che la fascetta di copertina non lo ricordi, mentre si limita a citare l’ottimo romanzo sulla vicenda di Eddy Merckx intitolato L’ombra del cannibale (Instar, 2009) e il divertente A pedate, uscito per Mattioli 1885 e selezionato al Bancarella Sport 2009. Ma tant’è. In ogni caso lo faccio io usando lo spazio concesso da questa recensione. Marco Ballestracci proviene dalla scuderia del Foglio Letterario, insieme ad altri ottimi autori come Lorenza Ghinelli (Newton & Compton), Gianfranco Franchi (Arcana e Castelvecchi), Wilson Saba (Bompiani) e Sacha Naspini (Elliott). Se lo scopritore fosse stato Giulio Mozzi tutti si sarebbero affrettati a dirlo e a scriverlo. Gordiano Lupi deve fare da solo, come sempre. Così va il mondo. Ormai lo conosco a sufficienza.
Passiamo al romanzo, che poi è una raccolta di racconti legati tra loro dalla tematica sportiva, dalle vicende agonistiche più eclatanti che hanno caratterizzato l’Europa dal 1938 al 1978, ma non andrebbe scritto, ché i racconti non vendono (non si sa perché) e gli editori si affannano a coprire ogni cosa con la verste del romanzo. Ballestracci è molto bravo a mescolare eventi piccoli e grandi, ricostruisce il clima antecedente alla Seconda Guerra Mondiale con dialoghi spigliati e brevi descrizioni, racconta l’annessione dell’Austria alla Germania tramite una partita di calcio, narra le gesta di Bartali che primeggia al Tour de France, si appassiona alle evoluzioni funamboliche del centravanti brasiliano Leonidas da Silva, ci introduce nel mistero di un torneo di scacchi. Il mondo, intanto, sta cambiando, non servirà più lo sport come sostitutivo della guerra, perché il futuro ormai scritto vedrà un evento bellico devastante. I nazisti bombardano e invadono. Gran Bretagna e Germania sono ai feri corti. La Polonia cade. Leopoldo Stablinski scappa dalla sua terra per trovare riparo in Francia e infine in Argentina.
Ballestracci ci conduce ai tempi nostri, raccontando un mondiale calcistico come quello argentino, giocato sotto l’ombra pesante e ingombrante della dittatura del generale Videla. Osvaldo Soriano è uno scrittore in fuga da una terra che nega la libertà ai cittadini, mentre conosciamo Casimiro Stablinski, figlio di Leopoldo, che - nonostante tutto - decide di restare in Argentina. L’autore racconta con passaggi ispirati la repressione dei generali, le vittime inconsapevoli tra la povera gente e l’indifferenza europea di fronte a una nuova dittatura militare sudamericana.
Il libro è avvincente, scritto con lo stile tipico di Ballestraci, che prende la realtà, la modifica in maniera romanzesca e costruisce la storia che vuol raccontare. I personaggi sono molti e le loro piccole vicende si intrecciano ai grandi eventi che modificano il corso della storia. L’autore fa rivivere il personaggio di Edmundo creato da Massimo Carlotto nel romanzo Le irregolari e il calciatore argentino inventato da Osvaldo Soriano che disputa una partita di calcio nella Parigi non ancora occupata. La famiglia polacca degli Stablinski, esule in argentina e perseguitata dalla storia, è il filo conduttore di un romanzo che vede protagonista anche lo scrittore Soriano dipinto in un triste esilio e il coraggioso calciatore austriaco che rifiuta di giocare al servizio del nazismo. Uomini in fuga, sportivi in preda a dubbi e delusioni, persone comuni travolte dalla storia. Una storia balorda, proprio come la vita. Da leggere.
Marco Balestracci
La storia balorda
Instar Libri – Euro 14 – Pag. 180
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