Parole, parodie e vanvere...





L'idea è quella di dare spazio a ogni parola, a suoni di ogni tipo, dalle traduzioni a orecchio di lingue inventate alle poesie balbuzienti, dalle fanfaluche rabelaisiane alle poesie prive di senso...


C' è spazio per tutti i generi nel libro di Monica Longobardi "VANVERE", Carocci editore, 2011, presentato nel corso di numerose iniziative estive, dedicate proprio alla parola.






Nell'introduzione, curata dall'autrice, si legge che le sue idee, anzi meglio le sue divagazioni, presero forma venti anni fa, dopo aver letto un libro leggero ma intelligente (Esercizi di stile di Queneau), composto da novantanove racconti insulsi nella sostanza ma gustosi perché scimmiottavano i diversi stili letterari.


Anche Calvino però con le sue Città invisibili ha contribuito all'allestimento di una sorta di atlante linguistico, regolato dalle regole della fantasia e dell'intreccio che nel corso degli anni si è arricchito con giochi letterari, enigmi e invenzioni provenienti da diverse lingue, anche sconosciute, che popolano e arricchiscono la presente opera.


Riportiamo questa ricetta:


Una parola, anzi due prendere


Come fossero uova le cuocete


Di senso una presina, quasi senza


Una bella manciata d'innocenza


Fate il tutto scaldare alla fiammella


Dell'eloquenza (e il fuoco non s'alza)


Di un po' d'enigmi versate una salsa


Cospargete di polvere di stelle


Del pepe, vele e... salpate con quelle


Per arrivare dove? Sii sincero


A scrivere dvvero? Per davvero??



Con questa ipotesi culinaria di Bartezzaghi vi invitiamo a immergervi nella lettura di alcune pagine molto divertenti e a volte sorprendenti che sarebbe opportuno far conoscere e diffondere nella nostra scuola, da sempre sorda al divertissement intellettuale e alla cultura dell'immaginario e del fantastico ma, in questo clima di smantellamento culturale, la concentrazione sulle finzioni, sulle traduzioni arbitrarie, sui collage di parole può permetterci di respiarare aria fresca... almeno per qualche ora...forse



Patrizia Lùperi





2 Commenti

  1. L'importanza di scrivere e l'importanza di leggere, leggere bei libri che possano pure divertire.
    Hans, il protagonista de “L'amico ritrovato” di Fred Ulhman , afferma, al termine del libro, di non aver mai fatto quello che maggiormente avrebbe desiderato fare: “scrivere un bel libro e un'unica bella poesia” , di non aver avuto il coraggio di mettersi all'opera: “il coraggio mi manca (…) perché non ho sufficiente fiducia in me”.
    Penso che per scrivere questo ci voglia: una grande autostima, addirittura superiore alla voglia di condividere con altri esperienze ed emozioni, alla pari della capacità di sapersi mettere in gioco.
    Scrivere e leggere per conoscersi, per migliorare noi stessi e per regalarci un momento sempre “magico”.
    Bella la descrizione di un padre - uno dei personaggi della raccolta di racconti “In alto a sinistra” di Erri De Luca – che racconta al figlio - che lo sta accudendo negli ultimi momenti della sua vita, il suo rapporto profondo coi libri, di questi dice: “conoscevano le mie pene, i bisogni, gli scontenti. In ognuno di loro c'era una frase, una lettera che era stata scritta solo per me. Sono stati la vita seconda, che insegna a correggere il passato, a dargli una presenza di spirito che allora non ebbe, a dargli un'altra possibilità. I libri insegnano ai ricordi, li fanno camminare”, “è stato bello per me girare la pagina letta e portare lo sguardo in alto a sinistra, dove la storia continuava” e conclude: “Questo mi mancherà del mondo”...

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  2. “Con la logica si va da un punto A ad un punto B ma con la fantasia si va ovunque” e questo succede ogni volta che si apre un libro , si legge una pagina , attraverso e attraverso le parole è possibile superare i confini della nostra realtà. Come scriveva Emily Dickinson “ Nessun vascello c’è che come u libro , possa portarci in contrade lontane. Attraverso le molteplici letture con cui possiamo entrare a contatto abbiamo modo di esplorare infiniti mondi fuori di noi, fino ad entrare nel profondo del nostro animo. Proust nel romanzo “Il tempo ritrovato” , afferma che “ogni lettore , quando legge , legge se stesso. Ogni libro è uno strumento che permette di discernere quello che senza tali lettura non saremmo mai stati capaci di vedere dentro noi stessi”. Leggiamo per evadere dalle nostre routine , ma leggiamo anche per calarsi dentro di noi per lasciare vibrare corde che ci dimentichiamo di avere. “se vogliamo conoscere il senso della nostra esistenza , dobbiamo aprire un libro: là in fondo , nell’ angolo più oscuro di un capitolo, c’è una frase scritta apposta per noi” che può aprire strade ai nostri pensieri come sosteneva Kafka “ un libro deve essere un’ ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi”. Come sosteneva Tiziano Terzani , i migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo senza chiedere nulla . Leggere non importa cosa, dove e perché leggiamo per imparare ad ascoltare , a percepire le nostre emozioni e imparare a penetrare negli angoli più eclissati del nostro IO. irene B.

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