Scuola: ciò che non uccide, fortifica.

di Bianca Rita Cataldi


Photobucket

HOMEWORKS BEFORE PLAY. Fonte: deviantart.com

Riaprono le scuole per gli studenti di tutta Italia, nonostante la crisi che ha colpito l’istituzione: la quantità dei fondi destinati ai progetti formativi precipita del 61%, ed è ingente il numero dei docenti perdenti posto. Si scatena la protesta.



12 settembre. Bambini in grembiulino blu e ragazzi con la zaino in spalla, cortili affollati e cartolibrerie sommerse dalle richieste. L’estate è terminata, e pian piano si torna alla routine quotidiana. I portoni delle scuole d’Italia si riaprono sì, ma su una situazione tutt’altro che rosea: la crisi economica nella quale versa il Paese, infatti, non può che ripercuotersi sulle sue istituzioni e, in particolar modo, sulla scuola pubblica.

RIDUZIONE DEI PROGETTI FORMATIVI

Nel 1997, la legge 440 consentiva alle scuole di approvare iniziative atte ad arricchire la formazione degli studenti. Da allora, qualunque progetto caratterizzato da questo scopo passa sotto la denominazione di “offerta formativa”. Ogni istituto scolastico, quindi, sceglie progetti che spaziano dal campo della legalità a quello della tecnologia e della cultura artistica e letteraria; progetti che da anni coinvolgono gli studenti di tutta Italia nel tentativo di far toccare con mano ciò che è sempre stato soltanto nelle pagine dei libri. Tuttavia, affinché questi progetti possano essere avviati e portati avanti, sono necessari fondi che, attualmente, lo Stato non può offrire. Le scuole, per questo anno scolastico 2011-12, hanno ricevuto il 61% in meno dei fondi inizialmente destinati ai progetti formativi. Immediata la reazione di alunni e insegnanti, che vedono la ricchezza dovuta alle scuole passare dai 31 milioni del 2010 ai circa 12 del corrente anno. Gli unici immuni al calo, come è giusto che sia, sono i progetti destinati all’integrazione degli studenti diversamente abili.


LA PREOCCUPAZIONE DEI DOCENTI

Ancora più difficile è la situazione degli insegnanti perdenti posto e di quei docenti considerati inidonei per motivi di salute: questa mattina, diversi professori di greco e latino di ginnasi e licei si sono recati al Ministero per protestare a causa delle cattedre perse per via dei tagli. Gli studenti, dal canto loro, non restano in silenzio: l’UdS (Unione degli Studenti) è già attiva in 30 città italiane con flash mob e manifestazioni. Per non parlare dei sondaggi: due studenti su tre definiscono i programmi scolastici poco interessanti e i metodi d’insegnamento troppo “all’antica”. Insomma, la scuola è totalmente da rifare. Sembra essere questo, infatti, l’obiettivo del Ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini, la quale ha annunciato una serie di novità che, si spera, possano risolvere gli attuali problemi dell’istituzione.

LE PROPOSTE DEL MINISTRO GELMINI

Il primo cambiamento nell’ambito dell’istruzione pubblica riguarderà sicuramente l’Esame di Stato. A giugno, un campione di classi (una per provincia) dovrà sostenere, oltre alle prove scritte normalmente previste per l’esame di Maturità, anche il test scritto dell’Invalsi. Se l’esperimento giungerà a buon fine, la prova standardizzata sarà definitivamente inserita nell’iter dell’Esame di Stato a partire dall’anno 2013. Arrivano, intanto, le borse di studio per gli studenti più meritevoli; inoltre, sarà possibile, per chi lo vorrà, sostenere test aggiuntivi per ottenere il diritto ai sussidi. Si tratta, economicamente parlando, di borse di studio fino a 10mila euro, più 30 milioni per andare all’università.

Altre novità riguardano la lotta alle insufficienze: i licei di tutta Italia stanno studiando diverse modalità di supporto per venire in soccorso degli allievi che, durante l’anno scolastico, mostrano di avere difficoltà nell’ambito dell’apprendimento. La soluzione più innovativa? Quella del liceo Pasteur di Roma: gli studenti non saranno più divisi per classi, ma per “livello”. Una scelta, questa, che fa discutere ma che, come tutti gli esperimenti, potrebbe portare a risultati sorprendenti.

Insomma, si vedrà. Si dice che ciò che non uccide fortifica: speriamo che questo antico adagio possa valere anche per la scuola italiana e, soprattutto, per chi ha il coraggio di lavorarci, studiarci e costruirci un futuro che possa definirsi tale.

Post a Comment

Nuova Vecchia