di Bianca Rita Cataldi
La tragedia risale allo scorso sabato sera, quando una barca a vela è divenuta protagonista di un naufragio sul litorale di Torre Santa Sabina, nel brindisino. A bordo della barca, vi era una settantina di migranti, di cui 33 sono attualmente in discrete condizioni di salute e si trovano in cura in diversi ospedali tra Brindisi e Ostuni. Per tutta la notte di sabato le ricerche sono andate avanti senza sosta: subito dopo l'incidente, due vittime sono state ritrovate sugli scogli del litorale; il cadavere della terza ed ultima vittima accertata è stato recuperato nella mattina di domenica dai sommezzatori dei vigili del fuoco.
FUGA DISPERATA: MIGRANTI IN BARCA A VELA
L'idea che una settantina di uomini in fuga dalla propria Terra si sia assunta il rischio di attraversare il mare a bordo di una semplice e fragile barca a vela ci dà la misura di quanto questi uomini possano essere disperati. L'imbarcazione in questione era lunga 14 metri, era stata battezzata Gloria e su di essa sventolava una bandiera americana. A bordo, vi erano per lo più Afghani (anche minorenni, tra i 16 e i 17 anni), cittadini del Bangladesh e Iracheni. Ognuno di loro ha pagato la traversata poco prima della partenza, avvenuta sei giorni fa sulle coste turche. Il viaggio stava ormai per giungere al termine quando, nei pressi della costa brindisina, l'imbarcazione si è incagliata contro gli scogli di Torre Santa Sabina ed è stata rovesciata. Il primo ad accorgersi del naufragio e a dare l'allarme è stato un passante, che ha immediatamente chiamato i carabinieri sul posto. Le ricerche continuano con l'aiuto di carabinieri e sommozzatori dei vigili del fuoco: la speranza è che i dispersi si siano allontanati dal litorale a piedi subito dopo il naufragio, ma è ancora alta la possibilità di ritrovare ulteriori vittime in mare.
AL POLSO, UN BRACCIALETTO DI CARTA
Resta ancora una curiosità : come mai tutti i passeggeri - comprese le vittime ritrovate sugli scogli - indossavano un braccialetto di carta numerati progressivamente? Le autorità non sono ancora riuscite a dare una risposta a questo interrogativo. L'idea del braccialetto, infatti, è piuttosto insolita nelle dinamiche che solitamente caratterizzano la migrazione dall'altra sponda dell'Adriatico al nostro Paese. Difficile anche l'interrogatorio ai migranti, che parlano un dialetto sconosciuto ai nostri interpreti. Nella confusione generale provocata dal naufragio, resta un'unica certezza: il problema dell'immigrazione, col suo bagaglio di rischi e pericoli, rimane una delle più profonde piaghe della società attuale, il riflesso più veritiero di una disperazione talmente accecante da spingere i migranti ad abbandonare la loro Terra per attraversare il mare in una barca a vela, alla ricerca di un futuro migliore.
Tragedia nel brindisino: barca a vela con settanta migranti a borgo naufraga sul litorale di Torre Santa Sabina. Il bilancio è di tre morti; si cercano i dispersi.
La tragedia risale allo scorso sabato sera, quando una barca a vela è divenuta protagonista di un naufragio sul litorale di Torre Santa Sabina, nel brindisino. A bordo della barca, vi era una settantina di migranti, di cui 33 sono attualmente in discrete condizioni di salute e si trovano in cura in diversi ospedali tra Brindisi e Ostuni. Per tutta la notte di sabato le ricerche sono andate avanti senza sosta: subito dopo l'incidente, due vittime sono state ritrovate sugli scogli del litorale; il cadavere della terza ed ultima vittima accertata è stato recuperato nella mattina di domenica dai sommezzatori dei vigili del fuoco.
FUGA DISPERATA: MIGRANTI IN BARCA A VELA
L'idea che una settantina di uomini in fuga dalla propria Terra si sia assunta il rischio di attraversare il mare a bordo di una semplice e fragile barca a vela ci dà la misura di quanto questi uomini possano essere disperati. L'imbarcazione in questione era lunga 14 metri, era stata battezzata Gloria e su di essa sventolava una bandiera americana. A bordo, vi erano per lo più Afghani (anche minorenni, tra i 16 e i 17 anni), cittadini del Bangladesh e Iracheni. Ognuno di loro ha pagato la traversata poco prima della partenza, avvenuta sei giorni fa sulle coste turche. Il viaggio stava ormai per giungere al termine quando, nei pressi della costa brindisina, l'imbarcazione si è incagliata contro gli scogli di Torre Santa Sabina ed è stata rovesciata. Il primo ad accorgersi del naufragio e a dare l'allarme è stato un passante, che ha immediatamente chiamato i carabinieri sul posto. Le ricerche continuano con l'aiuto di carabinieri e sommozzatori dei vigili del fuoco: la speranza è che i dispersi si siano allontanati dal litorale a piedi subito dopo il naufragio, ma è ancora alta la possibilità di ritrovare ulteriori vittime in mare.
AL POLSO, UN BRACCIALETTO DI CARTA
Resta ancora una curiosità : come mai tutti i passeggeri - comprese le vittime ritrovate sugli scogli - indossavano un braccialetto di carta numerati progressivamente? Le autorità non sono ancora riuscite a dare una risposta a questo interrogativo. L'idea del braccialetto, infatti, è piuttosto insolita nelle dinamiche che solitamente caratterizzano la migrazione dall'altra sponda dell'Adriatico al nostro Paese. Difficile anche l'interrogatorio ai migranti, che parlano un dialetto sconosciuto ai nostri interpreti. Nella confusione generale provocata dal naufragio, resta un'unica certezza: il problema dell'immigrazione, col suo bagaglio di rischi e pericoli, rimane una delle più profonde piaghe della società attuale, il riflesso più veritiero di una disperazione talmente accecante da spingere i migranti ad abbandonare la loro Terra per attraversare il mare in una barca a vela, alla ricerca di un futuro migliore.
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