Dopo di lui. Il post-berlusconismo.


di Francesco Simone


Una intervista in quattro domande per capire con Leo Palmisano i sĆØ e i come del post-berlusconismo


Le dimissioni di Silvio Berlusconi propongono uno scenario nuovo ad una Italia che appare oggi compromessa non solo dal punto di vista economico. Chiediamo a al sociologo Leo Palmisano autore della rubrica Voci Migranti in Terpress, come vede il nuovo scenario politico odierno. Ritieni che possano aprirsi nuove prospettive di autonomia e rinnovamento per modo sano di fare politica oppure i partiti aspettano solo la fine del governo tecnico per ristabilire antichi equilibri?


Io ti rispondo con quello che mi hanno confidato i cento italiani che ho intervistato per questo mio nuovo libro, che s’intitola appunto Dopo di lui. Cosa sarĆ  dell’Italia dopo Silvio Berlusconi, edito da CaratteriMobili. Be’, gli italiani hanno le scatole piene non della politica ma dei politici, e temono che anche un governo tecnico non possa arrestare la crisi in cui viviamo. Dunque, abbiamo dei concittadini molto piĆ¹ coscienti e consapevoli dell’ex Presidente del Consiglio e dei suoi ministri. Il centro-destra ha negato la crisi, Monti l’ha confermata, gli italiani non la tollerano piĆ¹. Questo produce uno iato tra eletti ed elettori che porta al non voto oppure, come accaduto in Spagna, a risultati importanti delle sinistre piĆ¹ radicali. I partiti italiani presenti in parlamento non hanno ancora ben chiaro cosa fare, e questo ĆØ evidente a tutti.


La manipolazione mediatica e il binomio Mediaset-Berlusconi hanno inciso molto sulla nostra societĆ . La scelleratezza dei costumi, forme di assoluto diniego, una mancanza di rispetto e quel senso netto e percepibile di fare i propri interessi a tutti i costi; il sovrapporsi dei modelli "velina" e di quello "presenzialista rissoso" nei media ha assunto forme tali tanto da essere consumati come riferimenti estetici e addirittura culturali; ĆØ questo un modo che utilizza la notorietĆ  e l'apparire con ogni mezzo e stratagemma per riconoscersi "attori sociali" e in fin dei conti per "sentirsi vivi"....


La notorietĆ , la societĆ  dell’apparenza, crollano con il crollo di Silvio Berlusconi. Le veline, le Belen, i Corona, tutti gli strapagati senza qualitĆ  sono destinati a sparire perchĆ© ogni crisi porta con sĆ© un precipitato etico che allude al cambiamento, alla sterzata o al raddrizzamento. L’Italia si sta raddrizzando, grazie a chi non appare e non vuole apparire in tv. Io trovo che l’Italia abbia prodotto una tv, un cinema, una narrativa di zombie grazie al potere accumulato da una generazione di zombie, i 50-65enni. Adesso si cambia.


Se penso a Berlusconi mi viene da pensare alle Escort. Un termine come tanti inglesismi entrati in questi anni a corrompere la lingua italiana. La sottocultura imposta dai media, ammette la escort in un principio di ammirazione, tanto che quelle frequentate dall'ex Presidente del Consiglio, peraltro in palazzi a valenza istituzionale sono state ospitate al pari di qualunque altro personaggio televisivo in discoteche e luoghi di spettacolo, giocando sull'ambiguitĆ  e su molta ignoranza del termine. Anche a favore di molte ragazzine che potrebbero ambire a diventare Escort, puoi spiegarci per bene cosa significa questo termine?


Escort ĆØ semplicemente una sotto-categoria della prostituzione, niente altro. Sono donne vendute e comprate per gratificare e lusingare sessualmente un maschio potente. Sono dunque delle persone assoggettate allo squilibrio permanente, ma non irreversibile, tra maschi e femmine. Che una escort possa diventare modello, lo trovo poco probabile perchĆ© quando vanno in tivĆ¹ si coprono di ridicolo. Trovo invece molto piĆ¹ pericolosa la figura della velina alla Belen, perchĆ© allude sempre alla prostituzione ma non lo fa in modo diretto. La velina ĆØ un’invenzione subdola e perniciosa, ĆØ una via di mezzo tra la donna sempre desiderabile – la prostituta – e la donna serva.


Consapevolezza, una parola virtuosa oggi. E domani?


Domani dignitĆ . Dopo l’indignazione, la dignitĆ  di dire in faccia a chi ha sbagliato: va’ via e non tornare piĆ¹.

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