Dilma Rousseff a Cuba

di Gordiano Lupi
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La presidentessa brasiliana Dilma Rousseff ha quasi ultimato la sua breve visita a Cuba, ma l'agenda vede in primo piano solo tematiche economiche e di cooperazione, senza scendere sul pericoloso campo dei diritti umani. La visita di Rousseff serve ad approfondire le relazioni bilaterali già strette dal predecessore Lula e prevede un incontro per oggi (martedì 31 gennaio) con Raúl Castro nel Palacio de la Revolución. Mercoledì Rousseff farà tappa ad Haiti, dove il Basile guida la missione dei Caschi Blu delle Nazioni Unite.
Probabile un incontro con Fidel Castro, anche se non in programma.
Il gruppo brasiliano Odebrecht sta per firmare un accordo della durata di 10 anni con Azcuba, organizzazione statale che controlla la produzione di zucchero, per ampliare la produzione nella provincia di Cienfuegos. La canna da zucchero torna ad assumere un ruolo di rilievo nell'economia cubana. Non è una notizia da poco.
Cuba potrebbe stringere con il Brasile anche un accordo di produzione nel campo dei medicinali generici. La presidentessa visiterà il porto commerciale di Mariel, 50 chilometri a ovest dell'Avana, per valutare lo stato dei lavori di un'opera importante, avviata grazie a un consistente investimento brasiliano.
Questa è la prima visita di un capo di Stato straniero dopo la morte del dissidente Wilman Villar dopo un prolungato sciopero della fame. Si esclude, comunque, che Rousseff dia udienza a membri della società civile e che fissi un appuntamento a Yoani Sánchez, nonostante il suo governo le abbia concesso il visto per recarsi in Brasile. Rousseff non parlerà neppure di diritti umani con i fratelli Castro, per non rischiare di mandare in fumo le proficue relazioni economiche. Una bella delusione, non c'è che dire. 

Maritza Pelegrino (foto) si è recata all'Avana per denunciare davanti alla stampa straniera le responsabilità del governo cubano nella morte del marito. 
"Avrebbero potuto evitare la sua morte, ma le cure mediche sono cominciate quando non c'era più niente da fare". 
La Dama de Blanco Maritza Pelegrino, vedova del prigioniero politico cubano Wilman Villar Mendoza, morto alcuni giorni fa dopo un prolungato sciopero della fame, ha chiesto al regime che sia fatta giustizia sulla morte del marito, durante una conferenza stampa che si è tenuta all'Avana. 
"Me l'hanno ucciso per non averlo curato in tempo e subito dopo ne hanno infangato il nome. Adesso il governo vorrebbe cancellare persino la sua immagine. Non posso tollerarlo", reclama. 
L'attivista vuole smentire pubblicamente le dichiarazioni comparse sul periodico Granma circa il vero motivo della prigionia del marito.
"La storia raccontata dalla stampa cubana è falsa", sostiene Pelegrino. “Non è vero che mi ha percossa, né che mi ha lasciato segni sul viso. Non è vero che non era in sciopero della fame. Sono tutte menzogne costruite ad arte", ha detto la vedova. 

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