L’informazione e il sistema sociale complesso

di Giuseppe Siano

In copertina: Gossip! di Dario Panzeri


CAPITOLO I


Le crisi civili ed economiche che angustiano in questo periodo la maggioranza degli uomini sono spesso attribuite alla trasformazione della società e all’inadeguatezza degli strumenti d’indagine e di governo. Lo svilupparsi della “Information Society” tra i popoli altamente tecnologizzati ha indotto, oggi, molti studiosi a rivedere il rapporto tra cultura e informazione. Un prolungato stato di crisi economica, che annuncia un probabile conflitto ideologico, sta coincidendo anche con quella che è stata definita la decadenza di molti modelli tradizionali della trasmissione del sapere attraverso il sistema comunicativo tradizionale. È stato attribuito agli insuccessi, cui sono andate incontro le “scienze umane”, gran parte della mancata acquisizione di una nuova sensibilità e struttura socio-politica. In effetti, non si è cercata un’adeguata soluzione raccordando la politica delle nazioni ai complessi e articolati problemi sociali, perché spesso si sono trascurati gli aspetti etici su cui si fondava lo stato di diritto, creando una più profonda discrasia tra le regole che governano i sistemi fisici e naturali, quelle che governano i sistemi dell’organizzazione socio-politica umani e quelle che sono utilizzate dai sistemi economico-finanziari. Questo diverso sviluppo proposto dai vari ambiti settoriali ha prodotto un corto circuito nell’organizzazione sociale, minandone i fondamenti; e facendo percepire che si stava costituendo una complessa socialità cui corrispondeva un superato patto sociale.

Non si dispone oggi, infatti, né di una teoria, né di una scienza unificata, né di una prassi fatta di regole certe per conoscere e fare esperienza nel mondo moderno. Si diffondono, di solito, differenti analisi settoriali e contrastanti soluzioni, spesso conflittuali, trovando di fronte un apparato statale che è carente nelle risposte alle esigenze del mondo moderno; sia per la lentezza delle analisi proposta da una cultura inadeguata e sia per le risposte date da quei governanti che non hanno acquisito strumenti più veloci per valutare e decidere le soluzione agli accidenti per il bene comune, permettendo finanche a individui con cariche pubbliche di optare per un palese loro tornaconto.

L’uomo in questo momento di crisi, solo nella sua singolarità, può adeguare la propria cultura alle esigenze dell’ambiente in cui vive, in modo da poter riprendere la posizione “illuminata” che ha contraddistinto i periodi di grande sviluppo intellettuali e sociali dell’umanità.

In questi momenti la singolarità umana dovrebbe trovare in sé stessa non solo delle rispondenze a valori comuni, ma anche un coinvolgimento attivo per l’evoluzione del proprio marco-sistema mondiale; altrimenti la sua specie per la reiterazione passiva di un identico modello senza mai adeguarlo alle trasformazioni continue, decadrà e si estinguerà.

Nello studio delle scienze sociali attuali vige ancora il voler contraddistinguere tre gruppi di opinioni, quelle dei leader, del pubblico e degli intellettuali. In una democrazia compiuta nel segno della complessità, però, le opinioni non vanno contrapposte, ma devono partecipare attivamente allo sviluppo di un unico sistema sociale in cui ogni classe assolve il ruolo che le è pertinente, tenendo conto della funzione e della organizzazione del sistema, in modo “aperto”, non classista e non preclusivo. Questo è il contributo al pensiero moderno che si è sviluppato con la cibernetica. Il concetto di organizzazione, infatti, per i pensatori più illuminati, da tempo, ha perso qualsiasi aspetto di “casta”, di “classe” e di “struttura rigida”, per acquisire quegli aspetti che insieme formano il nuovo modello sociale fondato sulla “cooperazione”, sulla “flessibilità” e sull’“adattamento”. Sono questi ultimi tre elementi che caratterizzano gli organismi biologici e cibernetici evoluti. (È chiaro che questi elementi vanno contestualizzati e configurati in una nuova organizzazione della vita e del lavoro, integrato in un adeguato e complesso progetto di un nuovo automatismo sociale). Secondo questa configurazione sistemica si afferma che qualsiasi individuo del “corpo sociale”, quale elemento attivo del sistema, partecipa al processo decisionale ed attuativo del progetto vitale.

Una concezione del genere si scontra con ostacoli non facili da superare, primo fra tutti i limiti del procedimento decisionale del singolo e del suo sistema di reperimento dati di valore da elaborare. Per questo motivo si richiede di acquisire l’informazione — mi riferisco qui a quella trattata specie dai sistemi e dai dispositivi tecnologico-informatici — quale acceleratore dei processi di formazione e di sviluppo culturale che determina le decisioni.

Nelle più moderne concezioni atte a definire un sistema, si crede sempre che ogni singolo individuo sia l’unico centro decisionale utile a determinare la sopravvivenza in un ambiente. Il sistema, perciò, va monitorato nella sua costante interrelazione con la collettività di altri sistemi dello stesso genere; perché questa interrelazione andrebbe intesa proprio come un insieme di individui che possono condividere un medesimo sistema di regole, — anche se ogni singolo ha un diverso ordine logico, ma non di funzione. L’importante è adeguare la struttura al bene condiviso dalla collettività e non solo rispettare il bene del singolo. Va, comunque, stabilito un tetto oltre il quale il sistema sovranazionale interviene, perché nessun singolo può spingersi nelle decisioni oltre un limite posto dalle regole e dalle funzioni.



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