di Adriano Nuccilli
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A vederlo così qualche
millennio fa non sembrava il predestinato, non era il più forte né
il più veloce, non aveva zanne o artigli per attaccare né corazza
per difendersi, eppure ha dominato il pianeta.
A differenza della altre
specie che hanno seguito la linea evolutiva darwiniana, l’uomo non
si è mai adattato all’ambiente che lo circondava ma l’ha sempre
modificato adattandolo alle sue esigenze.
Per far questo ha sempre
affrontato nuove sfide: ha domato il fuoco imparando a gestirlo, ha
imparato ad allevare animali e coltivare campi, a costruire ogni tipo
di utensile, a costruire edifici sempre più grandi che sfidano la
forza di gravità e del vento, ha inventato veicoli per viaggiare
sopra e sotto terra, sopra e sotto i mari, è riuscito a volare e ha
colonizzato ogni angolo della Terra.
Ma noi cresciamo sempre
di più e diventiamo sempre più esigenti e tutte queste attivitÃ
hanno un costo in termini di risorse del pianeta, che sembra
diventare sempre più piccolo per ospitarci tutti e meno capace di
sostenere le nostre necessità .
La nuova sfida che
dovremo affrontare quindi è quella di rendere ogni nostra attivitÃ
il più possibile sostenibile, per la salvaguardia del pianeta e di
conseguenza della nostra collettività , presente e futura, partendo
dalla considerazione che tutte le risorse che abbiamo non sono
l’eredità ricevuta dai nostri avi bensì ciò che dovremo lasciare
alle generazioni future. Così, se organismi nazionali e
sovranazionali (UE e ONU in primis) si sono mobilitati ratificando
protocolli per la salvaguardia di vari aspetti del pianeta (ad
esempio il Protocollo di Montreal per la riduzione dei gas ozono
distruttivi o il Protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni
dei gas serra), anche molte imprese, piccole o grandi che siano,
spinte da esigenze di immagine, di risparmio energetico o per una
vera sensibilità ambientale e sociale, hanno avviato un processo di
sostenibilità .
La sostenibilitÃ
d’impresa è un tema ricorrente negli ultimi decenni e per ogni
epoca si è sviluppata con diversa sensibilità , partendo dalla
filantropia, che ne ha caratterizzato i primi approcci, fino arrivare
alla più recente sostenibilità ambientale. Ma è imprescindibile,
se si vuole parlare di sostenibilità e di sviluppo sostenibile in
tempi moderni, prendere in considerazione tutti i vari aspetti che la
compongono e che possiamo racchiudere in tre macrosistemi:
ambientale, sociale ed economico.
La letteratura è ricca
di riferimenti su questo tema e lo schema più noto è quello del
Triple Bottom Line che
rappresenta di fatto l’integrazione dei tre pilastri su
cui si dovrebbe fondare un modello di sviluppo strategico di lungo
periodo: sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale e
sostenibilità economica. È innegabile che la componente economica
sarà vitale per la sopravvivenza di qualsiasi attività e la nuova
sfida sarà l’integrazione dello sviluppo economico con le
tematiche ambientali e sociali, in maniera armonica e senza creare
stravolgimenti epocali, procedendo per piccoli passi verso grandi
obbiettivi.
Ora c’è da chiedersi
che senso ha per un’impresa affrontare questi sforzi in un mercato
globalizzato altamente concorrenziale, dove per offrire prodotti più
competitivi si tende a tagliar ogni tipo di spesa per ridurre il
costo finale del prodotto. Il primo aspetto che possiamo considerare
è che la sostenibilità ambientale focalizzata nella riduzione della
CO2 emessa può facilmente portare ad un risparmio di costi per
l’energia. Utilizzando infatti fonti di energia rinnovabile o
sistemi di risparmio energetico (tecnologie mature permettono tempi
di rientro degli investimenti per l’efficienza energetica veramente
brevi) si possono ridurre i costi di produzione aumentando la
competitività aziendale; si dimostra così che la Green Economy,
lungi dall’essere un costo, si rivela una vera e propria
opportunità di risparmio per l’impresa. Diverso è il discorso per
la sostenibilità sociale. Dopo l’apertura dei nuovi mercati, sotto
gli occhi di tutti gli Europei si assiste alla delocalizzazione di
tante aziende che si spostano in Paesi, sempre più lontani, dove il
minor costo del lavoro e la scarsità dei diritti dei lavoratori e
dei minori contribuiscono ad abbattere i costi di produzione. Di
sostenibile in questo caso non c’è proprio nulla! Ma se è vero
che nel marketing la sostenibilità rappresenta una fetta sempre più
ampia dell’immagine aziendale, la diffusione di politiche di CSR
non potranno che contribuire a mitigare quelle di riduzione dei costi
d’impresa a scapito della forza lavoro, favorendo la definizione di
piani di sviluppo che valorizzino le risorse umane come asset
primario delle aziende. È infatti dimostrato come lavoratori
incentivati lavorino meglio e quindi aumentino la loro efficienza,
qualità e produttività . Si rende quindi necessario contribuire alla
diffusione di una cultura che miri al binomio
produttività -sostenibilità , rendendo questi termini complementari e
non un trade off connesso alla mera riduzione dei costi. Le politiche
di sostenibilità aziendale quindi possono mettere in moto il
circuito virtuoso di una cultura diffusa necessaria per permettere
l'esistenza delle aziende anche quando le risorse attualmente giÃ
scarse saranno sempre meno disponibili!
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