Giuseppe Gavazza
E' incomprensibile che un giovane, fino ad allora normale, entri in un cinema e spari uccidendo decine di persone.
A me sembra anche incomprensibile che centinaia di persone paghino fino a 100 dollari, facciano una fila di molte ore per andare a vedere un film, mascherandosi come i personaggi del film, che è poi l'ennesimo film di un fumetto ben conosciuto che narra vicende avventurose, violente e irreali, uguali a se stesse come le fiabe che i bambini amano sentirsi ripetere sempre uguali per costruirsi una certezza della verità del mondo.
Purtroppo mi viene da pensare che così mi sembra un po meno incomprensibile che uno di loro si sia calato nella realtà dell'azione un po' troppo di più degli altri, varcando le soglia del lecito, del legale, dell'ammissibile. Cosa che accade spesso nei fumetti e nei film; ma nei fumetti, e anche nei film, sotto la maschera che maschera un attore, si può fare.
L'iperrealtà americana ben delineata da Baudrillard nel suo saggio America (tradotto in italiano con un titolo che, per una volta, preferisco all'originale: "L'America", Feltrinelli 1987) esce qui violenta, feroce, spietata, reale.
Confondere finzione e realtà è una delle patologie più gravi e pericolose del nostro tempo.
Lo aveva ben capito Pasolini, che in anticipo aveva capito meglio di chiunque l'impatto della televisione (e dello spettacolo mediatizzato in genere) sulla nostra società e su di noi. In uno dei suoi film più poetici (Che cosa sono le nuvole? 1967) gli spettatori di uno scrostatissimo e umanissimo e realissimo teatro di paese inviperiti alla fine della messinscena di un Otello fatto da burattini umani (interpretati da un cast straordinario di attori come Totò, Ninetto Davoli, Modugno, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Adriana Asti, Laura Betti) salgono in scena per punire Jago della sua perfidia e ristabilire la giustizia.
Un deus ex machina umano, vivo, giusto giustiziere. Un homus ex machina.
A Denver è successo il contrario ed è stato un deus ex macchina diabolico, mortale, allucinato e senza anima come le macchine umanoidi e terminatrici raccontate del cinema americano in anticipo sulla realtà .
Grazie Giuseppe, rileggerti è sempre un piacere.
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