di Natty Patanè
Scatoloni pieni di decorazioni natalizie vengono spinti affannosamente sulle soglie della Upim, l’odore di carta nuova degli articoli scolastici lascia pian piano spazio allo scintillio usuale di festoni e decorazioni varie. Per strada i raggi di un sole al tramonto rimbalzano sempre più stanchi, mentre si diffonde un vago odore di caldarroste che gioca a rimpiattino con un soffio più freddo.
Sebastiano stringe i pugni nelle tasche della sua tuta azzurra mentre i capelli svolazzano lenti e spettinati, si avvia a rapidi passi verso la piazza del mercato che, svuotata da bancarelle e ombrelloni, accoglie solo gli avventori dei panifici che espongono cipolle infornate e grissini rustici
In pochi istanti la strada si tuffa in una curva, alza lo sguardo e si rivede oltre le persiane dell’antico palazzo. Tra le mani una tazza di cioccolata, in attesa che inizi la TV dei ragazzi, anni prima, in fondo neanche tanti, ma da ragazzi il tempo dell’infanzia sembra perso in un’era lontanissima. Un Brionvega apriva il mondo e lo accompagnava tra i boschi svedesi nella sperduta isola dei gabbiani, tra bambini liberi di scorazzare ai bordi del lago e un enorme San Bernardo, o nella falegnameria in cui anche Sebastiano sognava di rifugiarsi ad intagliare statuine, non per sfuggire alle urla di rimprovero ma per sognare di essere altrove.
Alza gli occhi e le persiane sono invecchiate, alcuni pezzi rotti, l’incuria della casa disabitata attanaglia il cuore, come se in quel vuoto stessero per disintegrarsi anche i ricordi.
- Meglio così –
Pensa fra se e se riprendendo il cammino
- Prima o poi riuscirò ad andarci in Svezia –
Di tanto in tanto scorge mascheroni scolpiti nella lava che sorreggono i balconi e la storia di generazioni di bambini che, come era stato per lui, un brivido di paura lo avevano avvertito al solo guardarli.
D’un tratto una vespa ammorba il silenzio della strada con lo scroscio di una marmitta bucata, Sebastiano raggela, tante volte questo avrebbe potuto voler dire l’imminente arrivo del solito insulto e, anche se qualche tempo era passato, l’angoscia di poter sentirsi ferito era diventata inseparabile amica.
- Hanno proseguito per fortuna –
Si sorprende a pensare e sorride di se stesso beffardo. Poi immagina il giorno in cui si troverà da qualche parte dove nessuno avrà nulla da guardare, ne i suoi capelli lunghi, ne lo sguardo triste.
Uno sguardo al “signore delle mosche” che stringe tra le mani, solo le ultime pagine da leggere e poi la restituzione alla ex prof d’inglese, con la gioia di aver condiviso l’emozione delle parole, catene di suoni che materializzano brividi.
La città sembra affrettarsi verso la fine dell’autunno, sembra che da un momento all’altro debba svegliarsi addobbata di luci intermittenti. Torna ancora indietro il pensiero di Sebastiano, va ad antiche tombolate con un braciere sotto il tavolo che diffondeva l’odore di bucce d’agrumi bruciacchiate, alle “crispelle” calde ripiene di ricotta.
- Ma che stai pensando? –
Carmelo lo riporta sulla strada di “basolato” lavico
- No niente, pensavo al compito di domani –
- Io non ci penso, tanto mi passi la copia tu –
Scoppia a ridere Carmelo e poi gli fa cenno con la testa di salire sul motorino, poi le scale e duecento lire in una fessura per sparare ad improbabili mostri spaziali mentre intorno varia umanità dispiega bestemmie, scherzi ed ogni sorta di espressioni facciali.
- Ti accompagno a casa? –
- No, no voglio camminare –
- Mi raccomando domani passami la copia! Non è che perdi tempo con quello nuovo che ti si è seduto accanto? –
- Simone? No no stai tranquillo –
La libreria di via Cavour abbassa la saracinesca, piazza Duomo si svuota, Sebastiano scende in fretta verso casa, pensa alle facce della sala giochi, alle tombolate da bambino, al nuovo compagno di liceo e alla voglia di scappare.
- Chissà che temperatura ci sarà ora nello Smaland? _
Da alcuni giorni i ricordi dei telefilm che vedeva da bambino gli son tornati in mente, ha cercato ogni notizia sull’autrice dei libri da cui erano tratti e la voglia di andare a vedere quei posti è cresciuta rinforzando il desiderio di andar via
- Nessuno avrà da ridire su di me, nessuno si accorgerà di me, voglio capire che voglio, chi sono –
Si chiede Sebastiano mentre uno dei tanti campanili suona le nove. Un autobus passa semivuoto e qualcuno si prepara a scendere. Sebastiano gira l’angolo, quasi casa, ieri l’antico palazzo da esplorare. E si sorprende a pensare sorridendo
- Di tutto ciò la Lindegren non saprà mai nulla -
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