di Roberto Tortora
E’ curioso come certe parole, apparentemente innocue, si
rincorrano, facciano girotondo e finiscano per aprire ferite.
In questo caso la parola è “sguardo”. Ma più che la parola,
conta l’atto in sé.
In Gran Bretagna, dove le autorità governative tengono alla
scuola più di quanto non accada da noi, pubblicano un rapporto sull’educazione
che si chiama “Education at a glance”. Guarda caso, anche il sottotitolo del libro scritto dal
nostro premier insieme a Sylvie Goulard, è “Uno sguardo sul futuro dei nostri
figli”. Eppure, rivedendo lo sguardo di
Mario Monti, l’altra sera in TV, da Fazio, quando ha fatto a pezzi tutti gli
insegnanti di Italia (con una di quelle generalizzazioni che davvero non ci si
aspetterebbe da un economista bocconiano!) verrebbe da chiedersi, parafrasando
un celebre titolo di Carver, “Che cosa guarda, Monti, quando guarda la scuola?”
Sguardi, sempre sguardi, di quelli che fanno male. Sguardi
che feriscono le persone, in questo caso gli insegnanti, perché certe occhiate sono
associate a parole altrettanto dure. Proprio lui, il premier, il salvatore
della Patria, che cominciavamo a vedere come un papà buono, la testa
imbiancata, gli occhi sorridenti, l’espressione mite, quando ha dovuto
attaccare gli insegnanti conservatori e corporativi che adoperano gli studenti
per non fare due – ha detto proprio così, “DUE” – ore di lezione in più, ebbene
lui, il capo del governo che scrive libri sul futuro dei nostri figli, aveva
un’espressione torva. A ferirci è stata quell’aria severa, minacciosa, tanto
disinformata quanto punitiva. Non c’è stato contraddittorio. Il bravo
presentatore non ha replicato e il capo del governo ha avuto agio di fustigare
pubblicamente l’intero corpo insegnante. Lo ha fatto con quello sguardo torvo
che mai gli era sfuggito davanti alle telecamere, nemmeno nei drammatici
momenti del dicembre 2011.
“Insegnanti conservatori e corporativi!” E giù una frustata con gli occhi, Swishh…
Ma noi insegnanti impariamo presto ad avere pazienza, ce ne
vuole tanta con gli alunni. Impariamo ad essere comprensivi e così abbiamo
pensato che il Premier avrà commesso quella gaffe perché preso dall’urgenza di
una crisi drammatica. Insomma, eravamo già disposti a perdonarlo. Solo che,
leggendo il giornale (ai docenti – oltre le diciotto ore di cattedra - tocca perdere delle ore anche per
aggiornarsi…) scopriamo che il decreto sulla liberalizzazione delle spiagge è
stato battuto dalle solite lobby corporative che hanno avuto il potere di
andare contro le direttive europee in materia di concorrenza. Allora ci siamo
chiesti se il premier avrà fulminato con quel suo sguardo torvo anche loro, i
proprietari di Stabilimenti balneari che godono di privilegi unici in Europa. E
siccome la memoria è come le ciliegie, un evento ne tira un altro, ecco tornare
alla mente altri casi di lobby corporative che il premier intendeva combattere
e che invece riescono sempre a farla franca. Chissà se il Professore
Universitario Monti avrà adoperato
quello sguardo torvo per sferzare anche loro, i banchieri, i petrolieri, i
notai, i poltronisti della politica…
Caro Premier, questo è un triste Natale per la scuola, perché
è stata abbandonata perfino da quelli che scrivono libri sul futuro dei nostri
figli.
Immagine: Tito Rossini, Via del mare, olio su tela
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