Le Caserme: Riutilizzo? Valorizzazione? Speculazione?


 di Alessandro De Sanctis

All’Acquario Romano, sede dell’Ordine degli Architetti di Roma si è svolto il mese scorso (gennaio 2013) un incontro sulla futura (e attuale) vita delle caserme a Roma, in via di dismissione a seguito del Piano Nazionale di dismissione e valorizzazione (per chi?) Caserme del passato governo Berlusconi e ripreso pari pari dal Comune di Roma e dal suo Sindaco Alemanno.

L’idea del piano è quella di sfruttare al massimo la possibilità edificatoria (spesso scardinando ogni regola urbanistica di standard e indici) e di valorizzazione monetaria dei siti e dei manufatti senza dare in cambio alla città granché.

Il Social Housing (una sottospecie dell’Edilizia Residenziale Pubblica, per ceti a metà strada tra l’indigente e il medio) di cui spesso si parla, e che dovrebbe essere una delle caratteristiche dell’edilizia residenziale di alcuni di questi interventi di trasformazione come di quelli del Piano Casa, è spesso uno specchietto per allodole, visto che di solito la quota riservata a questo tipo di tipologia insediativa non è “a tempo indeterminato”, ma di solito è subordinato a una convenzione per cui il promotore finanziario dell’opera (di solito un privato, o un ente con parecchia disponibilità) si impegna a cedere una (piccola) quota di unità abitative a locazione mediamente economica, ma per un breve numero di anni (per il Piano Casa è di 7 anni, inutile praticamente), dopo il quale le locazioni ridiventano a quota di mercato o si possono vendere (al maggior costo possibile), forse, dopo aver dato un diritto di prelazione (scontato?) ai Social Abitanti ( che se sono social difficilmente riescono a comprarli), e quindi l’operazione speck-ulazione è fatta!

Gli interventi.

Il primo oratore parla dell’importanza della presenza del minor numero di architetti ai convegni sull’architettura e sulla città in genere, essendo questo un buon segno di civiltà, abbastanza giusto.

Il secondo pone l’interrogativo corretto sulla costituzionalità della vendita di beni demaniali, chiede inoltre che queste operazioni rispondano a criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economicamente sociale, cioè non si deve svendere (vedi il tentativo di svendere la rimessa Atac vicino Viale Trastevere ad un prezzo ridicolo per gonfiare un po’ il bilancio).
Fort Boyard
                                           
Un comitato presenta un interessante progetto di recupero della Caserma Ruffo sulla Tiburtina, con studentati, co-working e studi e laboratori d’arte e artigianato.

Il comitato per Forte Boccea di CittadinanzAttiva mette il segno sull’inutilità di tante opere pubbliche realizzate nel quartiere e mai utilizzate, come l’auditorium a Pineta Sacchetti.

Territorio Roma fa la storia delle delibere in atto sull’urbanistica a Roma, 64 delibere sull’urbanistica a Roma e per la dismissione delle Caserme (delibera n.8/2010), che prevede indici di cubatura molto alti per le residenze, (finto) Social Housing nell’Agro Romano, e quindi milioni di metri cubi in aggiunta a quelli del Piano regolatore, mancheranno quindi le infrastrutture e verranno a essere sballati tutti gli standard dei servizi, la morte dell’urbanistica.

Campo Trincerato, associazione che studia e intende valorizzare i Forti e le Caserme di Roma a fini sociali ci spiega che alcuni di questi sono già inutilizzati, con progetti approvati come quello per Forte Antenne; ostello della Gioventù, mai realizzato (siamo Roma Capitale e centro mondiale dell’arte e della storia e non abbiamo più nemmeno UN ostello).
I concorsi d’architettura (il minimo che si deve fare) non bastano se alla base non c’è un Programma funzionale partecipato, cioè discusso con gli abitanti, i quali rischiano di essere bocciati dalla popolazione residente, come nel caso della vecchia autorimessa Atac (autobus pubblici di Roma) di piazza Bainsizza.
Sempre per Campo Trincerato l’utilizzazione di questi manufatti, benché storici, non può essere rigidamente schematica, le Sovrintendenze devono poter prevedere usi socialmente creativi, legati per esempio all’arte e all’artigianato, in grande difficoltà a Roma e nelle grandi città soggette a Gentrification.
Campo Trincerato pubblica un bel libro sul tema: Operare i Forti.

Un inserto; siamo agli ultimi posti in Europa per l’Edilizia Residenziale Pubblica! Eppure abbiamo una buona tradizione progettuale, vedi Garbatella, altro discorso va fatto per i discussi Corviale, Laurentino 38, Torbellamonaca e altri, in cui la gestione è stata uno dei motivi preponderanti del loro, quasi, insuccesso.

L’architetto Bruschi presenta una bellissima carrellata su quello che succede in Europa; l’U-Boot di Bordeaux, tutte le casematte della Linea Maginot, il bellissimo Fort Boyard (ex-prigione militare in mezzo al mare, ora sede di una fortunatissima trasmissione televisiva francese tipo Giochi Senza Frontiere), potente sfondo di un celebre film Noir.

V° Stato propone Roma Capitale del lavoro e della cultura, il co-working e la fine del lavoro precario.

Si parla anche di un tipo di museo sulla guerra sensoriale, in cui far sentire gli orrori della guerra, far passare per esempio i visitatori sotto le linee di un filo spinato.

Il Movimento Lotta per la Casa ci mostra il bellissimo esempio di Recupero interrazziale della caserma dell’Aeronautica al Porto Fluviale e della legge sull’Autorecupero della Regione Lazio (gestione ante Polverini-Storace).

L’urbanista ingegnere Berdini, probabile candidato Sindaco al Comune con la sua proposta di Consumo di Suolo Zero ci spiega come Alemanno svenda la città ai privati; Benetton compra l’enorme azienda agricola comunale Maccarese (vicino Fiumicino) con il vincolo agricolo, il vincolo cade e lo stesso B. si vende a se stesso, in quanto azionista di Aeroporti di Roma, una parte della tenuta per fare la 3a e 4a pista dell’aeroporto della Capitale.
Ci spiega ancora che queste vendite sono valutate in 100 milioni di euro ma il dissesto del Comune (anche per colpa dei derivati) ammonta a 11 miliardi, quindi l'utilità vera qual’è? Forse ci sono altri interessi, come vediamo dalle ultime inchieste sulla Cosa Pubblica Capitolina.

A Roma (dati CRESME) ci sono 120mila NUOVI alloggi VUOTI e 50mila famiglie in Disagio Abitativo: BASTA CONSUMO DI SUOLO.

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