SECONDO ME

Il commento di un caro amico alla situazione politica che oggi siamo chiamati ad affrontare.

di Raffaele Licinio*

Noi - specialmente la sinistra della mia generazione, ma non essa soltanto - dobbiamo cercare di comprendere a fondo, molto più di quanto si sia stati capaci di fare sinora, quello che sta accadendo e che continuerà ad accadere, con strumenti di analisi che non si fermino agli aspetti contingenti e alle caratterizzazioni individuali, di "maschera" o "folklore", della realtà, o alle ipotesi da storia ucronica e pseudo consolatoria del tipo "ah, se il candidato premier fosse stato Renzi o Pinco Pallino, allora sì...". 
Sforziamoci di cogliere i processi in atto, le tendenze, i fenomeni almeno di medio respiro: se non lo facessimo, se ci fermassimo alle considerazioni occasionali, marginali, i nostri strumenti interpretativi - e dunque noi - non riuscirebbero a cogliere i dati di sistema e i suoi elementi di trasformazione.
Una prima considerazione (non certo l'unica, ma qui non sto scrivendo un libro) s'impone su tutte: la forma-partito che abbiamo conosciuto in Europa nell'ultimo secolo, il partito di massa organizzato in modo piramidale, il partito per intenderci di stampo leninista che in Italia ha caratterizzato non solo il Pci, ma la Dc, il Psi, e oggi persino la Lega, l'organizzazione politica identitaria e funzionale in cui ogni gradino era in grado di interpretare e trasmettere quanto nella società stava accadendo, fornendo al vertice, alla direzione, il compito della sintesi e della proposta, quella forma-partito, è del tutto finita, incapace com'è di cogliere il nuovo, specialmente dall'89 in poi, e in modo ormai sotto gli occhi di tutti, oggi.
Partiamo da qui: oggi le forme della politica si presentano - non linearmente, ma in modo abbastanza riconoscibile - sempre più in termini orizzontali, disposti a maglie di rete, e questo libera energie compresse, anche allo stato grezzo e in-educato istituzionalmente, propone linguaggi ed atteggiamenti anche terribilmente elementari e al limite della comprensibilità tradizionale, ma efficaci e immediati: può generare risorse e aprire possibilità positive e liberatorie, ma può anche comportare scenari confusi e rischi assai negativi. Da chi dipendono, le prospettive?
Mentre tentiamo di rispondere, dev'esser chiaro a tutti che la storia non si ferma, a dispetto di quanti hanno previsto vent'anni fa la "fine della storia" almeno nel mondo e nella cultura occidentali: ma naturalmente se non comprendiamo in quale quadro ci troviamo e su quale percorso ci vogliamo incamminare, allora sì, l'ignoto tenderà a farsi negativamente reale e realmente negativo, ad afferrarci tutti per trascinarci nel baratro. Tutti. Compresi e in primo luogo quanti hanno optato per il nuovo.


* Professore ordinario Università degli Studi di Bari "Aldo Moro"

Post a Comment

Nuova Vecchia