Acustica-elettronica: Skrjabin e il suo sintetizzatore acustico


Giuseppe Gavazza

Click per ascoltare un remix del Poème op.71 n.1 
per pianoforte di Alexander Skrjabin



Nel 1983 con l'amico compositore Giulio Castagnoli avevamo organizzato presso il Dipartimento Musica dell'Università di Torino un breve ciclo di incontri intitolato Il Suono del Novecento con l'intento di proporre all'ascolto un repertorio di autori e brani che raccontasse quello che era, a nostro avviso, l'elemento caratterizzante della musica del secolo scorso (allora era il secolo in corso, infatti l'anno prima, sullo stesso tema, avevamo proposto la rassegna Ascoltiamo il Nostro Secolo): il Suono, appunto.

Il primo autore proposto era Alexander Skrjabin cui seguivano autori via via più recenti come Edgar Varese, Giacinto Scelsi, Gyorgy Ligeti, Morton Feldman ed altri che ora mi sfuggono (sono lontano dalla mia cantina dove ho l'archivio di vecchie locandine e programmi di sala di manifestazioni organizzate in quegli anni in cui Internet e la condivisione globale ancora non si sapeva cosa fossero; ma avevo appena speso tutti soldi messi da parte per comprarmi un Apple II Europlus, 48Kb RAM con lettore floppy disk 5 pollici da 140 Kb !!! che ora giace nello stesso armadio in cantina con gli scatoloni delle locandine).
La traccia era quella ben nota oggi e largamente proposta e discussa alle voci Emancipazione del rumore, Composizione del suono (e non con i suoni), Ricerca timbrica, Klangfarbenmelodie, Composizione Spettrale, Armonia Timbrica, Objets Sonores, Costruzione del suono, Suono Organizzato, …...
In sintesi: la riproduzione (e poi la produzione) elettrica del suono hanno rivoluzionato la musica. La scrittura musicale ha segnato cinque secoli di musica europea e occidentale, permettendo a voci e strumenti di eseguire assieme cose estremamente complesse ed esattamente volute dal compositore e di conservarne memoria per il futuro. La fonte (il testo musicale di riferimento, l'originale) per una composizione di Andrea Gabrieli (Venezia, 1533 -1585) è il suo manoscritto: cos'è il testo musicale di riferimento (la fonte) oggi per un lavoro di Peter Gabriel?
Il suo album, probabilmente. Fino ai tempi degli lp in vinile (gli inizi degli anni '80, appunto) quantomeno un album era un oggetto fisico: e ancora ai tempi del cd. Oggi molto meno, tra cd che perdurano, vinili che ritornano, mp3 che si scaricano e scambiano, cloud sharing, ….. i suoni stanno ridiventando volatili.
Il Novecento ha fornito al compositore gli strumenti per comporre il suono, proprio come il pittore ha avuto da sempre quelli per comporre l'immagine. Il compositore acustico scrive musica per l'esecutore, il pittore dipinge per chi guarderà; il compositore che usa i mezzi elettroacustici compone per l'ascoltatore. Nella brevità qui non posso indugiare sulle considerazioni in merito al creare per se stessi o all'ascoltatore vero destinatario finale della composizione, alla sua importanza, influenza, …..

Nel primo incontro del ciclo Il Suono del Novecento avevo proposto l'analisi di un breve brano di Skrjabin: il Poème per pianoforte op. 71 n.1, composto 100 fa (1914): 60 misure da eseguirsi seguendo l'indicazione Fantastique nelle quali, frammenti melodici, accordi sempre più ribattuti e arpeggi via via più ampi e risonanti, non costruiscono una forma tematica nel senso classico (l'ascolto strutturale armonico resta spiazzato e sperduto in un linguaggio consonante armonico ma non dialetticamente tonale) ma acquistano un senso pieno e coerente se intesi come costruzione di un timbro, di un suono. Questa era stata allora la mia ipotesi, che confermo alla rilettura di oggi: Skrjabin, in questo Poème (come in tutte le sue ultime composizioni) costruisce un accordo-timbro - che risuona più volte nel brano e alla fine - aggiungendo suoni con lo strumento che aveva a disposizione e di cui era virtuoso esecutore: usa il pianoforte per fare sintesi additiva. Usa i tasti del pianoforte come, decenni dopo, i pionieri di musica elettronica useranno gli oscillatori: anticipa la scuola di Musique Spectrale degli anni '80 ma anche la musica elettronica.
Nella breve rassegna Il Suono del Novecento con Giulio Castagnoli avevamo classicamente scelto solo compositori di musica acustica: per necessità di sintesi (scusate il bisticcio) e per non averla ancora studiata a sufficienza, avevamo escluso la musica sintetica o elettroacustica.
Ma la linea tracciata era chiara ed oggi sono definitivamente convinto: Alexander Skrjabin ̬ stato il primo compositore di musica elettronica, se non negli strumenti Рche ancora non esistevano - nell'intenzione e nelle tecniche compositive. Come nelle sue visioni sinestetiche e di opera d'arte totale (l'incompiuto Mysterium) era in anticipo di decenni.

Un paradigma esemplare di come si possa comporre musica elettronica con strumenti acustici è Gyorgy Ligeti; la sua esperienza negli anni '50 presso il leggendario Studio di Musica Elettronica dell'emittente radiotelevisiva WDR (Westdeutscher Rundfunk) di Köln (ecco come si impegnavano i finanziamenti pubblici per la RadioTV) ha prodotto tre brani elettronici a mio avviso poco interessanti. Invece da quegli anni il linguaggio e la tecnica compositiva di Ligeti producono capolavori per orchestra, coro, ensembles strumentali, strumenti solisti che inventano una dimensione del suono totalmente nuova e chiaramente altra rispetto alla scrittura strumentale conosciuta fino ad allora e, in certa misura, vicina a quella di Skrjabin e sicuramente influenzata dall'esperienza elettronica.

Lo scorporamento del suono dall'oggetto sonoro - lo strumento musicale, la materia che vibra, il gesto che le fornisce l'energia per vibrare e di cui (si usa dire “il gesto non lascia traccia”) lo strumento musicale è la traccia solidificata, la ”scrittura” - in questo modo viene ridiscusso e apre un capitolo di estremo interessa della musica di oggi.

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