Un nuovo pezzo di Rosa Mauro
Ma medico e paziente comunicano davvero?
Sono ormai una paziente da diversi anni.
Ho cominciato ad esserlo a sedici anni, quando sintomi misteriosi mi hanno portata da più di uno specialista senza successo, fino ai 22 anni di età circa.
Da lì, e fino ad arrivare a 48 anni e mezzo, la mia età attuale, ho visto diversi medici e posso affermare con certezza solo una cosa, al di là della diversità di caratteri e temperamenti dei diversi specialisti: a volte si ha l’impressione che medici e pazienti NON parlino la stessa lingua.
Eppure, ci sono spazi comuni in cui è necessario comunichino perchè, nonostante questo oggi si tenda a dimenticarlo, sopratutto da parte degli specialisti e dei medici ospedalieri, il processo di guarigione è bidimensionale e senza la collaborazione del paziente, senza uno scambio proficuo tra lui e il medico, la guarigione spesso non avviene o avviene in maniera solo parziale.
Ci sono situazioni che dovrebbero avere una stessa interpretazione, e invece hanno, nella mia esperienza non solo personale ma anche di dialogo con altri pazienti, un valore profondamente diverso tra medico e paziente.
Di chi la colpa?
Spero mi seguiate in un interessante esperimento per fasi successive.
Cominceremo con disegnare delle figure tipo di medici e poi di pazienti, per mostrare il limite di una comunicazione a senso unico.
In questo primo articolo, sono quattro, speculari, figure negative.
Di medici e di pazienti, perchè queste figure sono, e sono sempre state, un binomio, non esiste medicina senza paziente e viceversa.
Tempi e modalità possono cambiare, questo no, non solo non cambia ma non dovrebbe farlo, con buona pace delle ipotesi fantascientifiche.
La mano che opera un paziente può anche essere artificiale ma a guidarla c’è sempre la mente di un uomo, di un medico e sul tavolo, c’è un altro uomo, il paziente.
Considerate che queste figure, in tanti anni, le ho viste davvero, più o meno esasperate.
Per par condicio, ecco i primi due tipi di medici, ed i primi due tipi di pazienti, alla fine dei giochi, proveremo ad incrociarli.. e ne vedremo delle belle!
Il professore
Di solito entra che il paziente ha già parlato, probabilmente con una specializzanda.
Non ha dunque quasi bisogno di saperne il nome, e prende il foglio della anamnesi senza guardarlo in faccia.
Il professore è così: lui guarda l’anamnesi, guarda le analisi, e trasforma il paziente in una ipotesi di malattia.
Solo allora lo guarda: ma è già diventato quella possibile malattia, non è già più una persona, non ha un viso che lo renderà riconoscibile al medico, non ha una storia al di fuori di quella medica.
Il medico guarda quell’insieme di sintomi, e non nota, o nota appena, se è giovane , vecchio, se lo guarda con aria ansiosa, se invece è “uno di quelli”: i paziente costretti dai sintomi, orgogliosi, che si recano dal medico solo se il dolore, se il sintomo, è troppo forte per essere sopportato.
Il medico guarda l’età anagrafica solo per sapere se si trova davanti a uno di quei casi in cui può invocare la vecchiaia come causa dei mali, e sottrarsi anche al disturbo di dovere fornire una cura.
Se, per sua sfortuna, non lo è, il professore si premurerà di domandare svariati esami, spesso complicati e a pagamento, tanto per giustificare la sua fama, e poi liquiderà il malato con bonaria indifferenza, non ha tempo da perdere con lui.
Probabilmente non lo vedrà mai più ma se dovesse succedere, spesso non se ne ricorderà il nome.. per fortuna esistono le cartelle via internet, il professore è diventato bravissimo a consultarle dopo che l’ennesimo galoppino gliele ha aperte: il professore può curarvi per vent’anni senza ricordarsi nemmeno il colore dei vostri occhi.
In compenso, spesso durante la visita ci sarà un vero plotone di specializzandi, oltre quella o quello che vi hanno fatto l’anamnesi: il professore,bonario, non è infastidito dalla presenza dei giovani plaudenti e non pensa lo siate voi, che siete in mutande davanti a lui.
Dopotutto, il malato non esiste veramente, è la mera astrazione di carne della malattia, una specie di appendice di essa..
Invece i giovani virgulti, un domani saranno sommi sacerdoti come lui, vuoi mettere?
Il primario
E’ la variante ospedaliera del professore.
Di solito arriva intorno alle dieci, anche più tardi, mentre i malati sono in piedi dalle 6 del mattino.
Vi hanno misurato la febbre, anche se non serviva, dato la colazione, se siete staqti fortunati vi hanno solo preso la pressione, nei casi peggiori prima di colazione vi hanno preso mezzo litro di sangue e vi sentite come minimo prosciugati.
Il primario arriva preceduto dagli infermieri che con aria di sussiego spiegano che: oggi c’è la visita del primario, guardandosi intorno con aria severa.
Avete l’aria in ordine?
Il pigiama stirato?
Siete insomma voi degni di ricevere cotanta visita?
naturalmente, il primario, di questo non sa proprio nulla.
Il suo arrivo è annunciato dal vociare degli altri medici giovani, e una volta dentro la vostra stanza, vi getta appena una occhiata, come ad un soprammobile in un angolo.
Poi si concentrerà sul cartaceo, molto più interessante, perchè lì ci siete voi , smembrato e fatto in tanti pezzettini: quanta urina producete, quanto grasso avete nel sangue, quanto è alto il vostro colesterolo...
Il tutto letto ad alta voce a beneficio dei giovani ascoltatori in camice altrettanto bianco, che a loro volta azzardano ipotesi diagnostiche, prognosi e quant’altro mentre un oggetto in pigiama si domanda se la sua malattia lo renda anche invisibile come il mantello di Harry Potter.
Che l’insieme sia superiore alla somma delle analisi, test e lastre che sono nella cartella, non sfiora l’ineffabile primario: dopotutto, secondo lui, voi CREDETE di essere un uomo o una donna o un bambino.
Ma dal momento in cui siete in ospedale, al momento in cui ne uscite, siete solo un pezzo di carne in pigiama, e se non vi mettono un numero sul petto, è perchè ce lo avete già in fondo al letto!
Il paziente medico
Entra dal medico, qualunque medico, con aria spavalda.
Nemmeno si siede e comincia ad elencare i suoi esami, sintomi e azzarda le prime diagnosi.
Cerca l’approvazione del dottore attraverso un gioco di sguardi, azzarda inchieste fatte su internet, e casi personali di amici, parenti e amici di amici che hanno avuto sintomi simili.
Non è ipocondriaco, non sempre almeno, ma prova gusto a mettere in dubbio la competenza del medico o a ipotizzare di averne una equivalente.
A volte dietro il paziente medico si nasconde un insicuro che vuole soltanto rimettere in parità un rapporto che sente sbilanciato: vuole avere il controllo della situazione e non cederlo al medico.
Il paziente medico rischia di uscire dalla visita senza avere ascoltato lo specialista e , di conseguenza, di rimanere deluso da qualunque terapia.
la sua frase preferita, che si tratti di un dentista o di un cardiochirurgo è che la visita è stata una perdita di tempo perchè lui ne sapeva di più del sedicente specialista.
Inutile cercare di parlare con il paziente medico mentre vi spiega cosa è la pressione sanguigna o come è formato il cuore: crede di essere l’enciclopedia medica ambulante.
Il paziente che ha tutto
Entra dal medico in questione, quasi sempre di base, strascinandosi stancamente.
Alla domanda del medico su come si sente , sospira e assume un’aria affranta prima di mormorare . male!
Attacca poi con la sequenza di mali di tutti i tipi, con dovizia di sintomi.
Mostra le aree che secondo lui dimostrano che i mali sono reali, addita l’ennesimo neo che crede un melanoma, poi tira fuori un borsone mostruoso pieno di integratori di ogni tipo e li mostra al medico dicendo che se li è procurati da amici e se puòà prescriverglieli.
se è uomo riesce a citare anche il tumore al collo dell’utero, in compenso se è una donna, parlerà quello alla prostata.
Il paziente che ha tutto non è ipocondriaco, di più: ha portato l’ipocondria allo stato dell’arte.
E’ anche difficile per il medico districare la matassa, visto che i sintomi veri sono nascosti dietro quelli simulati, seppure ci sono.
Anche per il paziente che ha tutto, a meno di non avere un medico santo, il verdetto finale è negativo: il medico non è abbastanza bravo per curarmi!
Questi quattro tipi non si generano da soli e non sono tutto frutto di un carattere individuale.
Ognuno di loro esaspera caratteristiche realmente presenti nel rapporto medico paziente, esasperate o travisate fino a boicottare quello stesso rapporto.
Approfondirò quali nel prossimo articolo, dove cominceremo anche a vedere praticamente quale interazione o meglio non interazione queste tipologie possono avere tra di loro.
Rosa Mauro
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