di Patrizia Lùperi
Le biblioteche, da più di un
decennio, vivono un profondo processo di trasformazione, dovuto sia all’impatto
delle tecnologie digitali nella raccolta, distribuzione e accesso ai fondi documentali digitalizzati che alla diffusione di strumenti sempre più
sofisticati di supporto alle reti telematiche, che hanno permesso di condividere illimitatamente i contenuti (ovunque, in qualunque momento) e
socializzarli/interiorizzarli come fonti di apprendimento e di conoscenza
L’ incremento generalizzato delle
informazioni disponibili in rete rende le biblioteche, non solo centri
destinati ad immagazzinare e facilitare l’accesso ai documenti cartacei e on
line ma genera parallelamente un ripensamento sul nuovo ruolo che si va
progressivamente affermando e che vede affiancare alla loro funzione
tradizionale conservativa una concezione più aperta di strumento della storia e
della conoscenza condivisa, a servizio del cittadino, arrivando a ricoprire un
ruolo di maggiore responsabilità nell’ambito dei processi di costruzione e
organizzazione del sapere
Si pone quindi un delicatissimo problema legato alla democratizzazione e fruizione delle fonti virtuali e spetta proprio alle biblioteche il compito di combattere il cosidetto fenomeno della "frattura digitale" che consiste praticamente nel divario tra coloro che possiedono l'accesso alle tecnologie digitali e coloro che non lo hanno
Scrive Giovanni Solimine : "La distinzione tra ricchi e poveri, fra chi è inserito e chi è emarginato, passa attraverso
la possibilità di accostarsi alla conoscenza. In questo quadro complessivo si inserisce la convinzione dell'assoluta necessità di un servizio pubblico che faccia da guida all'universo digitale.
Questo servizio può continuare ad essere la biblioteca..."
Come possiamo non essere d'accordo con lui?
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